Se potessimo, gli stringeremmo la mano. Con la sua analisi, lucida, scevra di condizionamenti e stantii ideologismi ormai non più attuali, Pietro Ichino, per usare una sua stessa espressione, ci ha “reso un servizio prezioso”.
Al di là della retorica partigiana di chi ormai, non consapevole di aver completamente smarrito il contatto con la realtà che lo circonda, le parole del giuslavorista aprono a una nuova visione e a una nuova speranza per il nostro Paese e per i nostri lavoratori.
Non comprendere che il mondo del lavoro, nel suo complesso, sia dal punto di vista “datoriale” che dal punto di vista “subordinato e dipendente”, abbia bisogno di un profondo e radicale cambiamento, equivale a condannare l’Italia a uno scenario di serie B, a quello di comprimario di altri Stati, da terzo mondo del Mediterraneo. Pensare che tutto resti immobile, compresi diritti e doveri di lavoratori e datori di lavoro, mentre nel mondo tutto vive un’irrefrenabile accelerazione verso la globalizzazione generale di ogni settore economico (tessile, automobilistico, metallurgico, chimico, tecnologico…finanziario!) è ciò che di più colpevole il centro-sinistra possa fare!
Ma se Pomigliano avesse davvero chiuso, come altre decine di stabilimenti storici in Italia, quella gente…che fine avrebbe fatto? Quelle famiglie, chi le avrebbe sostenute?
Anche a questo Pietro Ichino ha dato una risposta, forse macabra, ma sensata.
Quali soluzioni prospettano quegli inguaribili critici burloni che, per non aver mai fatto un’ora di lavoro in vita propria, non riescono a vedere che al di là del confine italiano, a pochi chilometri da Udine, è possibile assumere un lavoratore pagandolo circa 50 volte meno, di quanto lo stesso verrebbe pagato se fosse assunto in casa nostra? Per non parlare di ciò accade nell’Est asiatico ed in Sud America…
Il nodo è questo. Punto. Praticità e pragmatismo, ma soprattutto onestà verso i lavoratori, impongono di affrontarlo e scioglierlo.
Di certo la strada non è impedire il cambiamento e barricarsi contro i problemi che realmente ci sono, bensì quella di addolcirli il più possibile, fare in modo che, se costi da pagare ci sono, questi vengano equamente distribuiti sulle spalle di tutti e non solo, appunto, quelle dei lavoratori.
La via giusta ed equilibrata, in altre parole, va trovata con i Marchionne (o Melchiorre, come direbbe il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro) e non contro. Né i Marchionne devono essere messi in condizione di poter far da soli…il che sarebbe ancor più grave!
Ben venga la strategia suggerita da Ichino di metter mano in maniera più decisa ad una seria “redistribuzione delle risorse economiche” detassando i redditi più bassi (che gioco forza saranno sempre più numerosi e sempre più bassi, appunto).
La stessa, però non è sufficiente. Alle metodologie classiche, affinché il mondo del lavoro si rimetta in moto, riteniamo che sia imprescindibile porre al centro dell’attenzione:
1) il concetto di “merito”, specie nell’accesso al settore pubblico;
2) la specializzazione della produzione, al fine di “costringere” quelle famose multinazionali a scegliere l’Italia, affinché solo qui e non altrove, trovino le condizioni indispensabili per la produzione di determinati prodotti;
3) la risoluzione dei problemi strutturali ed infrastrutturali, burocratici e normativi, sociali, culturali ed ambientali che scoraggiano gli investimenti nel nostro Paese, affinché chi si trovi a dover scegliere dove dirottare le proprie risorse, prenda in considerazione l’Italia, laddove, a un costo del lavoro magari più alto che altrove, corrispondano condizioni di investimento generali più favorevoli ed appetibili!
E a noi giovani democratici? A noi spetta distinguerci per qualità della discussione ed efficacia della proposta.
Su di noi grava l’onere di abbandonare steccati e pregiudizi e affrontare a viso aperto questo tema, evitando spot elettorali, soluzioni di facciata, ma favorendo, nella maniera più determinata possibile, l’approfondimento e lo studio di soluzioni, possibilmente aprendo il dibattito al nostro interno e verso l’esterno.
Il prima possibile…quanto meno, prima che tutto qui al Sud…si trasformi in Gomorra!
http://www.pietroichino.it/?p=10643
venerdì 15 ottobre 2010
Un gruppo di giovani democratici di Napoli: Ichino non sbaglia
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