domenica 23 gennaio 2011

Ma chi è questa Donazzan che vuole il #rogodilibri? Andiamo a vedere?

Ma chi è questa Donazzan che vuole il #rogodilibri? Andiamo a vedere?: "

Chi è la tizia che dichiara i nostri libri “diseducativi”, pontifica sul “bisogno di buoni esempi, non di cattivi maestri” e chiede ai dirigenti delle scuole del Veneto di mettere al bando centinaia di titoli e – soprattutto – i loro autori? Chi è costei? Fuori dal Veneto, si sa solo che è l’assessore regionale all’istruzione e alla formazione, e che è del PdL. Ma a parte questo, che è l’involucro, chi è Elena Donazzan?

Beh, per fare un esempio, è quella dentro il cerchio:





BUONI ESEMPI



Valdobbiadene (TV). Commemorazione dei “marò” del Battaglione N.P. della X Mas. Foto senza data né didascalia, tratta da “Littorio”, periodico della Federazione R.S.I. di Treviso, n.7, luglio-settembre 2010. Anche nel trevigiano la X Mas fu responsabile di rastrellamenti, torture ed esecuzioni di partigiani, persino dopo la Liberazione. L’episodio più noto è l’eccidio di Crocetta del Montello, 28 aprile 1945. Prima di essere uccisi, i partigiani catturati, «nudi fino alla cintola, uno alla volta, venivano posti con la schiena su di un piccolo sgabello e il loro corpo gettato all’indietro, finché il capo non sfiorasse il terreno e fino ad assumere la posizione a bilancia. Poi costoro, sempre a torso nudo. venivano frustati con un nerbo e poi venivano portate delle latte di benzina per sottoporli alla tortura del fuoco. Gli interrogatori cominciavano alle ore venti e continuavano ininterrottamente fino alle tre del mattino ed io sentivo le grida di coloro che venivano interrogati, unite a colpi di pistola.» (deposizione di Adriano Calabretto al processo contro Junio Valerio Borghese e altri, febbraio 1948).





Eh, già. L’assessore Donazzan viene da un certo ambientino, e se lo porta dietro. La rete è piena di interessanti immagini, bizzarri resoconti, roboanti dichiarazioni, curiosi aneddoti. Molti la conoscono per l’intenzione di regalare copie della Bibbia a tutti gli scolari del Veneto (e paga Pantalone!), ma non è che uno degli episodi. Qui possiamo comporre solo un breve florilegio (grazie a Lello Voce per gli input). Invitiamo altri a cercare / raccontare.

Non veniteci a dire che “sono solo provocazioni, non bisogna caderci”, “sono boutades, non dobbiamo darci peso”, “le state solo facendo pubblicità” etc. etc. Costei non ha affatto bisogno della nostra “pubblicità”: non è chi ci legge a interessarle. Lei ha il suo mondo, la sua base, i suoi referenti, e tutto il resto è Nemico Assoluto. Grazie a chi, in questi anni, ha continuato a sottovalutare e fare il “superiore”, ci ritroviamo tutti nel letame a testa in giù. E se ora non ci diamo una svegliata, se permettiamo al nemico di stabilire tutti i precedenti che vuole, non avremo più metafore per descrivere l’incubo. Come ha scritto qualcuno su Tumblr, “il Veneto è avanti di sei mesi” (ovvio: corre in discesa!), e se vi sembrava già troppo la camerata Santanché, aspettate che alla ribalta nazionale giunga costei.


“Non è leader di un partito ben specifico”


Pochi click, ed ecco una sviolinante apologia della tizia scritta da suoi, ehm, fans. E dànno l’impressione di farlo gratis! Il melenso elzeviro sta sul blog di Alternativa Sociale di Schio, sobriamente intitolato: “Elena Donazzan, patrimonio d’Italia”:


«Elena Donazzan, sempre più raggiante, bella, felice, una volta di più in questo evento dove incontrava la gente che le vuol davvero bene e che l’ha sostenuta nella durissima, recente campagna elettorale [...] Lei, la protagonista, la festeggiata, colei che “amando il Veneto” è diventata la figlia di un intero territorio, la predestinata, siamo pronti a scommetterci, al ruolo di Presidente della Regione. Quello che viene prodotto è un discorso pieno d’affetto e di gratitudine, per tutti gli elettori, gli amici, i suoi sostenitori, tra tutti Sergio Berlato, i cacciatori, per i quali  si è sempre battuta e che la riconoscono come riferimento politico incontrastato [...] La conclusione, degna cornice  a parole capolavoro dette con il sostegno del cuore e dell’anima, è stato l’Inno Nazionale, che lei ha voluto regalare agli astanti e si è voluta regalare inneggiando all’amor patrio, che rende italiani ed orgogliosi di esserlo, cantato con sollenità [sic], con la mano sul cuore da alcuni, a squarciagola, sopra ogni dubbio sulla voglia di unità di un popolo che non vuole perdere l’identità nel nome di ragioni irragionevoli.

Grandi applausi alla fine, tutti che corrono ad abbracciarla, con una sola certezza: Elena Donazzan non è un leader di un partito ben specifico, perchè [sic] una tessera o una bandiera, che non sia quella tricolore, non possono circoscrivere i perchè [sic] di cotanta persona, di così profonda umanità ed umiltà. Elena Donazzan è patrimonio d’Italia: auguri principessa di Pove, il futuro è nelle tue mani!»


Praticamente Fascisti su Marte.

Però non è Marte.


Biagi e D’Antona uccisi per colpa dell’antifascismo


Il 24 novembre 2010, il consiglio regionale del Veneto si accingeva a votare le Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza. A un certo punto, la principessa di Pove si è lanciata in una confusionale filippica, cercando in tutti i modi di “buttarla in vacca”. Ne è nata una gazzarra. Ecco come descrive la scena l’inviato del “Corriere del Veneto”:



«…in un crescendo che l’ha vista partire dai ricordi di uno zio fascista in Russia per arrivare fino alle contestazioni durante la presentazione dei libri di Pansa, la Donazzan ha attaccato: “Sotto la bandiera dell’antifascismo militante sono caduti Marco Biagi e Sergio D’Antona…”. In aula è scoppiata la bagarre, ma la Donazzan ha continuato imperterrita: “Arrivo anche alla costituzione… “. Urla e strepiti dai banchi dell’opposizione. “In nome dell’antifascismo militante…”. Non si sentiva più nulla: “Questa è la tolleranza che è dovuta… “. Il presidente del consiglio regionale, sempre più forte: “Scusate, scusate, scusate…” Donazzan: “Questa è censura… censura profonda”»



La principessa di Pove sfoggia il sempiterno vittimismo dei neofascisti: strilla alla censura cercando di far tacere gli altri, e si atteggia da perseguitata dall’alto della propria costosa (per i contribuenti) cadrega.

Pochi mesi dopo, eccola chiedere la messa al bando di scrittori che non la pensano come lei (forse perché hanno avuto l’eleganza di nascere e crescere in tutt’altri ambienti).

Curiosità: i nostri amici di Militant si saranno certamente riconosciuti nella frase sulle “contestazioni durante le presentazioni ai libri di Pansa”. Questa menzione è una vera e propria medaglia al valore. Animo, compagni: se va a finir male, vi rivaluteranno tra settant’anni, com’è successo agli Arditi del Popolo.

Degna di rilievo anche la descrizione, da parte di Donazzan, di un ipotetico “nuovo 25 Aprile”:



«Sogno e ritengo di lavorare per un 25 aprile in cui tutti i combattenti che si affrontarono lealmente, chi in nome della Libertà, chi in nome dell’Onore d’Italia, ma sempre sotto il tricolore, si riappropino [sic] di questa giornata e marcino insieme, come già avviene da anni nelle adunate degli alpini, dei bersaglieri, dei granatieri, dei paracadutisti: un 25 aprile che sia di vera riconciliazione e che sia davvero di tutti.»



Sentendo prospettare una siffatta “marcia”, ci è venuta in mente Waiting For The Worms dei Pink Floyd, da The Wall. Prendetevi un paio di minuti, godiamocela insieme.




L’ora di religione e la Bibbia


Già un paio di anni fa la principessa aveva proposto che l’ora di religione tornasse obbligatoria. Obbligatoria per tutti, anche per i figli di genitori non cattolici. Portentosa l’argomentazione:



«Perché in Italia non si ruba e non si uccide, perché abbiamo questo senso della famiglia, perché il rapporto deve essere imperniato sul rispetto e sul perdono? Questi sono i principi comportamentali di chi vive in Italia, derivano da un approccio culturale alla religione cattolica, non derivano da altre religioni, in Italia da sempre anche se non lo vogliamo riconoscere questi principi non derivano dal giusnaturalismo, ma dalla religione cristiana.»



In Italia non si ruba e non si uccide. In Italia il rapporto è “imperniato sul perdono”. Niente furti né omicidi né sentimenti di vendetta. Ed è merito dei preti. E’ proprio il caso di dirlo: In Italia si sta da Dio. Invece nei paesi non cristiani si ruba e si uccide e non si perdona mai nessuno. Perché sono giusnaturalisti. No, aspettate… Ci siamo persi.

E l’intervista conteneva altre chicche.

Più di recente, poco prima di avere l’idea di proibire molti libri, Donazzan si è messa in testa di imporne uno solo. La Regione Veneto, coi soldi delle tasse di tutti i contribuenti (anche atei, agnostici e di altre confessioni), dovrebbe regalare una copia della Bibbia a ogni alunno delle elementari. Non è questione se la Bibbia si debba leggere o meno: non ci piove che sia una pietra angolare della nostra storia. Ma il gesto annunciato da Donazzan puzza di fondamentalismo e oltraggia la laicità dell’istituzione pubblica, oltre a prefigurare un monumentale sperpero di denari e risorse. A occhio e croce, parliamo di una tiratura ad hoc che nemmeno Dan Brown e Stephen King messi insieme. Interi boschi abbattuti in chissà quale parte del mondo, fondi sottratti alle emergenze sociali, tutto per la hybris di una Pulzella che, se non erriamo, milita nello stesso partito del bunga-bunga, della Minetti e dell’ingurgito di Cialis. Nel nome di Papi, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Citiamo dalla Tribuna, quotidiano di Treviso:



«”Mi piacerebbe sapere se Donazzan, che dice di essere attenta ai valori cristiani, ha mandato una copia della Bibbia anche al presidente Berlusconi, perché se non l’ha ancora fatto sarebbe bene lo facesse al più presto”. Commenta sarcasticamente l’onorevole Simonetta Rubinato (Pd) la decisione della Regione Veneto di regalare una bibbia ai bambini delle scuole.

”Credo che la Regione – ha aggiunto Rubinato – farebbe bene ad occuparsi dei problemi dei cittadini, lasciando alla Chiesa il compito di educare i giovani alla fede cristiana”. ”Vorrei capire quanto costa questa iniziativa – conclude – e se essa verrà replicata anche in futuro. Penso che i cittadini abbiano diritto di sapere, perche’ non ci sono risorse per le scuole materne o per i centri di ascolto per adolescenti per la prevenzione delle dipendenze. Invece ci sono per fare propaganda attraverso l’uso strumentale della Bibbia”.»



Ma a parte quel libro, quali altri libri vanno bene per le scuole?


Per esempio, 1989/2009. 20 anni dalla caduta del muro, volume che Donazzan ha fatto scrivere e pubblicare a spese della Regione. Peccato che tale libro si sia rivelato copiato di sana pianta da Wikipedia e altri siti, oltreché pieno zeppo di propaganda cripto-fascista presa da fonti partitiche e riversata sulle pagine senza alcun filtro. In questo video il politico vicentino Matteo Quero (ex-PLI, oggi PD), figura nota alle cronache venete, illustra alcuni copia-e-incolla e riferimenti subdoli. Quero o non Quero, la dimostrazione è incontrovertibile.



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Appendice forse OT: Il dente che duole


Alle importanti riflessioni terminologiche fatte da Lello Voce sul suo blog e su Carmilla, ne andrebbe aggiunta una sulla parola più inquinata: “libertà”, che nel discorso politico italiano ha ormai assunto un significato opposto a quello registrato nei dizionari. La “libertà” che sta nei nomi di diversi partiti politici (tutti quanti “partiti personali”, poco più che aloni intorno a un leader-personaggio, aureole intorno alla sua testa) è una parola svuotata, dunque non ha nulla a che vedere con le libertà concrete che in questo paese è necessario difendere. E come accade per molte cose, più si evoca la libertà, più significa che non ce n’è. “Libertà. Più la esibiscono sugli scudi e meno la vogliono” (Tuone Jurman detto “il Tuota”, Dubrovnik, 1569). La lingua batte dove il dente duole. In Italia, di solito, chi si definisce “liberale” intende dire che non gli dispiace il fascismo. E il sedicente “liberismo”, lo sappiamo, è la dottrina economica che più ha prodotto schiavitù sul pianeta.

Nella lingua italiana tutte le parole che iniziano con “liber-” sono diventate mostruose o, quando va bene, innocue. Ce n’è una sola che ha conservato una quota di senso, e infatti è la meno ricorrente, la più tenuta ai margini del discorso pubblico, la più temuta e odiata da sproloquiatori e donazzànidi: “liberazione”. Spesso con l’iniziale maiuscola: “Liberazione”. Parola che descrive un processo e il suo esito, un agire e il suo fine. Al contrario di “libertà”, che può essere un concetto astratto e disincarnato, “liberazione” implica gli esseri umani. Senza di essi non esiste. Si libera sempre qualcuno, e ci si libera da qualcuno.

“Popolo della Libertà” è un’espressione orrorifica. “Futuro e libertà” è pura distopia. “Sinistra, ecologia e libertà” è una borsa della spesa che si rovescia.

Liberarsi della “libertà”
sarebbe già l’avvio di una liberazione.


AGGIORNAMENTO DELLE 11:23


Beccatevi questi video dove il solito Quero ci parla di un CD “europeista”, finanziato dalla regione Veneto e curato dall’associazione Strade d’Europa, la stessa che ha realizzato il libretto sul Muro (libro che doveva essere, come al solito, distribuito nelle scuole…).

Nel CD, testi neofascisti, con inni alla Guardia di Ferro e a Codreanu.



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