lunedì 13 dicembre 2010

GooglePlex...

http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/12/13/news/regno_google-10123853/

Nel regno di Google con i geni della rete


Immaginate quattro hangar di vetro e cemento alti due piani, collegati da quattro corridoi sospesi in altezza: questo è il cuore del campus che nei sette anni di vita si è allargato sempre più fino a estendersi anche al di là del vialone per ospitare i novemila "googlers" che sciamano come api. Non è una metafora. Ci sono anche quattro alveari qui dentro, ciascuno colorato di blu, rosso, giallo e verde, i colori ufficiali che vedi dappertutto: sui tre modelli delle cinquecento biciclette che gli impiegati prendono e lasciano per spostarsi da un ufficio all'altro, sulle insegne dei 17-caffè-17 ("Troppi? No, si lavora anche qui"), perfino nei bagni attrezzati con i water closet alla giapponese di Toto dai sedili riscaldabili. "Qui tutto è brainstorming. Vedete queste poltroncine in esposizione? Gli impiegati provano le migliori e offrono i loro suggerimenti. Così il viaggio dal lavoro all'ufficio sui Google Shuttle diventa più comodo. Sul pullmino naturalmente abbiamo messo il wi-fi: però, ecco, il sedile che slitta verso l'esterno è l'invenzione di un googler, così c'è più spazio per muovere il gomito quando scrivi col portatile sulle ginocchia". E come fanno gli impiegati a lanciare i suggerimenti? "Abbiamo una mail per tutto: un ufficio raccoglie le indicazioni e poi le gira ai settori".

Sembra una beffa della storia che il vecchio falansterio dei socialisti utopisti trovi realizzazione proprio qui: nel regno del capitalismo. Poi pensi che il nome intero del fondatore Brin è Sergey Mikaylovich, fuggito all'età di sei anni con i genitori, entrambi scienziati, dall'Unione Sovietica - e il paradosso si colora di vendetta. Qui a Casa Google ci sono due orti comuni, 200 capre da latte, quattro lavanderie automatiche, quattro palestre e perfino due minivasche all'aperto: dove anche adesso che il sole della California si è arreso alla pioggia due impiegati nuotano controcorrente. Un impero del caos solo apparente. Una parco giochi della scienza che si tiene in piedi grazie all'autodisciplina che soltanto una categoria sociale al mondo poteva rispettare: quella degli ingegneri.
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Ma i grandi capi? Larry e Sergey? Racconta Jason Freidenfelds, uno dei manager della comunicazione, che l'ultima volta che Page & Brin si sono affacciati da "Charlie's" erano circondati dallo staff di Google Mail: quale posto migliore della più famosa cafeteria del campus per gli ultimi ritocchi al Priority Box che sta rivoluzionando la posta elettronica? I grandi capi insomma intervengono all'inizio e alla fine di un progetto. Anche se sono quasi sempre informati di tutto quello che il cantiere produce: magari fuori dall'orario di lavoro.

Perché la fortuna di Mountain View l'ha fatta anche quella legge del 20 per cento: il "tempo libero sul lavoro" che ogni impiegato può dedicare al suo progetto. Google News, Street View e Google Instant sono nati così. E l'uomo che sovrintende a questi progetti indovinate chi è? Il solito Ben. L'ingegnere che appena arrivato in America non sapeva neppure che cosa fosse l'infernale "Gogol".

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