Girano strane voci a proposito di Belpietro. Non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno. Se mi limito a riferirle è perché alcune persone di cui ho accertato identità e professione si sono rivolte a me assicurandomi la veridicità di quanto raccontato e, in alcuni casi, dicendosi addirittura pronte a testimoniare di fronte alle autorità competenti. Toccherà quindi ad altri accertare i fatti.
La prima storia è ambientata a Milano, anzi, per la precisione nella zona di porta Venezia. Qui qualcuno avrebbe progettato un brutto scherzo contro il direttore di Libero.
Non so se sia giusto parlare di attentato, sta di fatto che c’è chi vorrebbe colpirlo e per questo si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200 mila euro. Secondo la persona che mi ha fatto la soffiata, nel prezzo sarebbe compreso il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno di attribuire l’organizzazione dell’agguato ad ambienti vicini ai centri sociali, così da far ricadere la colpa sulla sinistra.
Per quel che ne ho capito, l’operazione punterebbe al ferimento di Belpietro e dovrebbe scattare in primavera, in prossimità delle elezioni, così da condizionarne l’esito. Vero, falso? Non lo so. Chi mi ha spifferato il piano non pareva matto. Anzi, apparentemente sembrava un tizio con tutti i venerdì a posto: buona famiglia, discreta situazione economica, sufficiente proprietà di linguaggio. In cambio dell’informazione non mi ha chiesto nulla, se non di liberarsi la coscienza e poi tornare da dov’era venuto.
Perché si è rivolto a me e non è andato dai carabinieri? Gliel’ho chiesto e mi ha risposto che era in imbarazzo a giustificare come fosse venuto in possesso della notizia e temeva che la spiegazione potesse arrivare alle orecchie dei suoi familiari. Per cui ha voluto vuotare il sacco con me facendosi assicurare che non avrei svelato il suo nome, ma mi sarei limitato a riferire le sue parole. È quel che faccio, pronto ad aggiungere qualche altro particolare, se qualcuno me lo chiederà.
La seconda storia invece è ambientata a Bangkok.
Qui lo scorso anno, un tizio uguale in tutto e per tutto a Maurizio Belpietro si sarebbe presentato a un ragazzino che esercita il mestiere più vecchio del mondo. Il suo nome, il numero di telefono al quale contattarlo e le sue fotografie compaiono su un sito in cui decine di gigolò di tutto il Sudest asiatico offrono i loro servigi. Il ragazzo, che giura di essere nipote di un vecchio abbonato a Libero, in cambio delle prestazioni avrebbe ricevuto mille euro in contanti. Tutto ciò lo ha raccontato a me condendo la storia con una serie di altri particolari piccanti e acconsentendo alla videoregistrazione della sua testimonianza. Mitomane? Ricattatore? Altro? Boh!
Perché mi sono deciso a scrivere delle due vicende? Perché se sono vere c’è di che preoccuparsi: non solo qualcuno minaccerebbe l’incolumità del direttore di Libero al fine di alimentare un clima di tensione nel Paese, ma il noto giornalista dopo aver fatto tanto il macho sarebbe inciampato in una vicenda a sfondo erotico peggiore di quelle rimproverate a Marrazzo.
Che un femminiello giri le redazioni distribuendo aneddoti a luci rosse sull’ex caporedattore bresciano di Capital non è bello. Se invece è tutto falso, attentato e gigolò, c’è da domandarsi perché le due storie spuntino pochi giorni dopo il nuovo assetto proprietario della testata di Belpietro. C’è qualcuno che ha interesse a intorbidire le acque, diffamando il direttore di Libero? Oppure si tratta di polpette avvelenate che hanno come obiettivo quello di intaccare la credibilità di Facebook? La risposta non ce l’ho.
Quel che sapevo ve l’ho raccontato e, se richiesto, lo riferirò al magistrato, poi chi avrà titolo giudicherà.
Legato al bellissimo post sempre di Gilioli:
RispondiEliminahttp://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/12/28/il-modello-feltri-belpietro/