mercoledì 27 aprile 2011

Emorragia digitale

Emorragia digitale: "


È l’hackeraggio più imponente e grave della storia: un ignoto hacker è riuscito ad aggirare i protocolli di sicurezza della Sony e a impossessarsi dei dati personali degli utenti registrati alla Playstation Network, la piattaforma online per giocare, chattare e guardare film in streaming. Bottino dell'hacker: l’incredibile cifra di 77 milioni di persone.

CAPORETTO DIGITALE. Nomi, indirizzi, codici di avviamento postale, password, e-mail, degli acquisti digitali e date di nascita. Questa la natura dei dati personali intercettati. Non bastasse, la Sony non ha potuto escludere che l’hacker sia entrato in possesso anche dei numeri di carta di credito degli utenti, seppur sprovvisti del codice di sicurezza.

Insomma, una Caporetto digitale senza precedenti, che segna un prima e dopo, come qualunque catastrofe. Dei criminali potrebbero utilizzare i dati rubati per ottenere informazioni ancora più importanti, come i codici di accesso ai conti bancari. Non bastasse, le informazioni sottratte hanno un valore notevole sul mercato nero dei beni virtuali, specie nel caso dei giocatori esperti che hanno accesso a livelli superiori dei videogiochi o che sono in possesso di oggetti virtuali.

La Sony si è rivolta a una società di sicurezza informatica per puntellare le sue difese digitali, umiliate dall’attacco dell’hacker, e per provare a far luce sull’epocale furto di dati.

COLPA DI ANONYMOUS?. In molti hanno puntato il dito contro Anonymous, la confederazione di hacker che a dicembre aveva preso di mira i siti di Visa, Mastercard e PayPal, colpevoli di aver negato i propri servizi a Wikileaks. Le accuse sono circostanziali, ma motivate: i vigilantes digitali avevano minacciato la Sony per via della causa intentata dal colosso giapponese nei confronti del popolarissimo hacker George Hotz, che aveva rilasciato sul web un codice che permette a qualunque programmatore di far girare sulla console Playstation i propri giochi fatti in casa.

In un comunicato su AnonNews.org, Anonymous ha negato: «Per una volta, non siamo stati noi». Tuttavia, nelle stesse righe non si esclude la possibilità che alcuni singoli membri del gruppo abbiano agito «per conto loro».

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