Massimo Ciancimino non merita riguardi. E’ un personaggio da prendere con le pinze. Le sue dichiarazioni ai magistrati inquirenti vanno riscontrate con rigore, come - fino a prova contraria -è stato fatto. Ha sbagliato chi sui media ha contributo a farne un’icona dell’antimafia. Detto questo, è evidente che il suo arresto (peraltro richiesto dallo stesso magistrato che si vorrebbe inchiodare come un eversore) è stato sfruttato per colpire ulteriormente la credibilità di alcuni magistrati in prima linea, Antonio Ingroia in testa. Per due motivi: sabotare alcune inchieste scomode e creare un clima favorevole alla controriforma della giustizia che di fatto sottoporrebbe l’azione penale al controllo del potere esecutivo. Antonio Ingroia non va lasciato solo. Né lui né gli altri magistrati che, per il sol fatto di esercitare la propria funzione senza timori reverenziali, sono entrati nel mirino della macchina della diffamazione. Ripropongo qui la lettera che Gian Carlo Caselli ha recentemente scritto proprio su questi temi al Corriere della sera."
sabato 14 maggio 2011
Antonio Ingroia
Antonio Ingroia: "
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