sabato 30 gennaio 2010

I delinquenti norvegesi e il falso di Granzotto

I delinquenti norvegesi e il falso di Granzotto: "

granzotto


Stamattina a Radio24, nell’apertura di Alessandro Milan, ci si è a lungo esercitati nella decriptazione della frase di Berlusconi sugli extracomunitari, peraltro correttamente fornita nella sua versione originale dalla stessa emittente e facilmente reperibile su YouTube.


Voleva proprio dire solo «extracomunitari» o voleva dire «clandestini», visto che a questi ultimi si era riferito nella frase immediatamente precedente?


Quel che voleva dire ovviamente lo sa lo solo lui e ci importa pochissimo: perché, comunque sia, in quello che ha detto non c’è niente di strano né di così nuovo: siamo in campagna elettorale, lui è alleato-concorrente del partito i cui leader urlano «Padania bianca e cristiana» e «pulizia etnica contro i bambini dei zingari», quindi quel che ha detto ha scopi chiari a tutti, e cioè gli immigrati ci stanno sulle balle, non vogliamo un’Italia multietnica etc.


Dopodiché, semmai, potremmo divertirci a considerare le conseguenze paradossali dell’outing berlusconiano valutandone entrambe le interpretazioni.


Se voleva dire solo «extracomunitari», si tratta di un razzista molto eccentrico e anomalo, perché attribuendo la tendenza alla criminalità a tutti coloro che hanno un passaporto non Ue porta a dedurre, ad esempio, che un norvegese tenda a delinquere più di un romeno, tesi che forse farebbe rizzare i capelli a più d’uno tra i suoi elettori.


Se invece intendeva dire che a delinquere di più sono gli irregolari – o clandestini che dir si voglia – il cavaliere ha ammesso quel che tutti sappiamo da anni: e cioè che – se non viene loro data la possibilità di regolarizzarsi – molti immigrati finiscono nei giri della criminalità. Ovvio: chi (in quanto clandestino) non può essere assunto regolarmente da nessuna parte neanche se ha due lauree, ha la scelta se finire schiavo a Rosarno o spacciare hashish in piazza Vetra, e mi chiedo quante persone, di qualsiasi etnia, preferirebbero la prima ipotesi. Il sillogismo berlusconiano quindi si chiude – se appunto intendeva riferirsi solo ai clandestini e non agli extracomunitari nella loro totalità – con un’esigenza pressante di regolarizzazione: il che non mi pare esattamente nei suoi programmi.


In tutto ciò, tuttavia, vorrei far notare che sul tema anche la destra italiana – o meglio, quel gruppo d’interessi che da quindici anni ha rubato il nome alla destra – si è divisa verticalmente.


Così “Libero” oggi titola a pagina 16: «Il Cav ha i numeri:”Meno stranieri meno reati”»: insomma, non si tenta di imbellettare la frase del Cavaliere, anzi la si peggiora perché il premier ha detto “extracomunitari” e non “stranieri”, ma chissenefrega.


Assai più divertente è il fatto che invece il Giornale si affidi alla penna di Paolo Granzotto per rifare i connotati alla frase berlusconiana, sostenendo la veridicità un virgolettato interpolato (ha aggiunto proprio la parola “clandestini” dove non c’era) e quindi accusando quei biechi della sinistra di aver usato il bianchetto. Eppure basta confrontare il testo di Granzotto con l’audio su YouTube e, ahimè, non c’è più nulla da discutere: o Granzotto è un falsario oppure è un pazzo, perché ha lanciato la stampella contro il nemico senza aver né visto il video né sentito l’audio del Cavaliere.


Ci si chiede quindi che cosa farà adesso, quando forse qualche pietoso collega di via Gaetano Negri gli farà vedere il video su YouTube. Si suiciderà per la vergogna come un ufficiale giapponese? Si scuserà pubblicamente con i suoi lettori? O se ne fotterà tranquillamente e farà finta di niente, senza degnarsi nemmeno di pubblicare uno straccio di rettifica?

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