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Strage di Bologna: l’ex giudice Priore rilancia la pista palestinese
Di Emanuel Baroz, in Attentati, Terrorismo
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Strage di Bologna, ex giudice Priore rilancia la pista palestinese
“Possibile matrice internazionale anche per l’attentato di san Benedetto Val di Sambro”
ROMA, 26 lug – La strage di Bologna come reazione del terrorismo palestinese all’arresto di un responsabile di alto livello del Fronte popolare, che aveva la sua base operativa proprio nel capoluogo emiliano. A evocare un simile scenario è Rosario Priore, giudice istruttore di alcuni dei più importanti processi della storia giudiziaria italiana, dall’eversione nera e rossa al caso Moro fino alla strage di Ustica e l’attentato a Giovanni Paolo II.
Presentando alla sala del Cenalcolo della Camera il libro-intervista scritto con Giovanni Fasanella (“Intrigo internazionale: perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire”), il magistrato ripercorre le possibili tappe che potrebbero aver portato alla strage del 2 agosto. “Nel novembre del ’79 avevamo arrestato a Ortona tre autonomi romani (Daniele Pifano, Giuseppe Nieri e Giorgio Baumgartner, ndr) che stavano trasportando due missili terra-aria bulgari, destinate ai terroristi palestinesi – afferma Priore -. Quell’operazione portò anche all’arresto di Abu Anzeh Saleh, un dirigente del Fronte popolare che era il responsabile dell’organizzazione in Italia.
L’organizzazione pretendeva assolutamente la liberazione di questa persona, perché la ritenevano una violazione del ‘lodo Moro‘ (basi logistiche in Italia in cambio della non belligeranza, ndr)”. Nonostante un comunicato ufficiale del Comitato centrale del Fplp, Saleh invece condannato dal Tribunale di Chieti e la sentenza venne poi confermata dalla Corte di Appello dell’Aquila.
“I messaggi che si scambiavano le nostre polizie sono inequivocabili e fanno un riferimento diretto all’ipotesi di una grande strage nel nostro Paese – prosegue Priore -. Ricordo una comunicazione del direttore del Sisde, Grassini, che poco prima del 2 agosto diceva ‘siamo agli ultimi giorni, si sente parlare di una rappresaglia pesantissima’”. Per il magistrato, insomma, nessuna trama nera ma una matrice internazionale, la stessa che potrebbe essere dietro la strage di Natale a san Benedetto Val di Sambro. Una convinzione maturata leggendo “le relazioni dei servizi orientali”.
“Probabilmente anche quella strage – spiega Priore – fu dovuta all’arresto di un terrorista, fermato a Fiumicino con le valigie piene di esplosivo”. Il risultato della mancata liberazione fu un nuovo sanguinoso attentato, dovuto al peso di organizzazioni internazionali, come il Fronte popolare palestinese o il gruppo di Carlos, che avevano “una forza tale da imporre rappresaglie enormi”. Priore ha ricordato come anche la Francia abbia subito pressioni dal gruppo di Carlos a causa dell’arresto di due membri dell’organizzazione. “Per due anni ci fu una seria impressionante di attentati su treni veloci nelle stesse modalità con cui avvennero in Italia, che finirono solo quando i due vennero espulsi dal Paese”.
(Fonte: Il Velino, 26 luglio 2010)
4 Commenti Scritto da Emanuel Baroz
Termini legati all’articolo: Abu Anzeh Saleh, attentati , attentato di san Benedetto Val di Sambro, Daniele Pifano, FPLP, Giorgio Baumgartner, Giuseppe Nieri, lodo Moro (basi logistiche in Italia in cambio della non belligeranza), Rosario Priore, Stra di Bologna 2 Agosto 1980, strage di Bologna, Terrorismo, terrorismo palestinese.
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Commenti:
Sono stati scritti 4 commenti su “Strage di Bologna: l’ex giudice Priore rilancia la pista palestinese”
- Aron Sperber Carlos aveva avuto strette relazioni con la PFLP negli anni 70, ma dopo la morte di Wadi Haddad le relazioni si erano raffredate e Carlos dal 79 aveva iniziato a lavorare „per conto suo“ – e fu Gheddafi che in quel periodo (79-83) dava lavoro all´impreditore privato dell terrorismo. Anche se c´era un accordo segreto chiamato “Lodo Moro“ che permetteva ai palestinesi di usare il territorio italiano, un arresto per il trasporto di un missile non significava una violazione dell accordo da parte degli italiani (è chiaro che un accordo segreto non poteva garantire impunità dopo atti criminali come il trasporto di un missile). È quasi impensabile che quell arresto poteva essere stato il motivo per commettere una strage (che non aiutava per niente il loro uomo arrestato). E se Moro era veramente stato il „uomo dei palestinesi“ come Cossiga dice, perchè i Brigadisti legati strettamente alla PFLP (Abu Anzeh Saleh era proprio stato arrestato insieme a 3 brigadisti) avevano sequestrato e ucciso proprio Moro? Il smascheramento del “Lodo Moro“ non averebbe significato un grande scandalo per la politica italiana. Attivisti palestinesi potevano muoversi liberamente in quasi tutti paesi occidentali. Che il SISMI di Andreotti abbia commesso depistaggi per coprire una strage commessa dai palestinesi solo per proteggere un accordo come sicuramente esisteva anche in altri paesi mi sembra assurdo. Che cosa poteva invece essere stato un motivo per ordinare a Santovito di organizzare i depistaggi? Dopo il fallimento della Supertangente Eni-Petromin magari c´era la possibilita di costruire un altra Supertangente – che poteva finanziere il sistema Cossiga-Andreotti per altri 10 anni – con il petrolio del piu grande terrorista prima di Osama bin Laden. 27 luglio 2010 alle 11:13
- Gabriele Paradisi Volevo segnalare il libro appena uscito: Dossier Strage di Bologna – La pista segreta (Giraldi, Bologna 2010) Alle 10.25 del 2 agosto 1980 un ordigno esplosivo collocato nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione centrale di Bologna provoca il crollo dell’ala ovest causando 85 morti e oltre 200 feriti. È la strage più grave dell’Italia repubblicana. Nonostante ventisette anni di indagini e processi, di quella strage non sono mai stati individuati né il movente né i mandanti. Tra il 1999 e il 2005, durante i lavori istruttori della Commissione parlamentare sul terrorismo e le stragi (XIII legislatura) poi con la Commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin (XIV legislatura) sono emersi elementi di straordinario interesse e del tutto inediti sui collegamenti internazionali del terrorismo italiano e sulle reti operative dei servizi segreti dell’Est nonché dei mukabarat dei principali Paesi arabi durante la Guerra fredda, come Siria, Libano, Libia, Yemen del Sud e Iraq. Grazie a queste informazioni è stato possibile riannodare i fili di una trama tenuta segreta per 25 anni e scoprire le ragioni alla base dell’accordo segreto con la resistenza palestinese, le minacce al governo italiano per la vicenda dei missili di Ortona, i retroscena del traffico di armi messo in piedi dall’Fplp (Fronte popolare per la liberazione della Palestina) attraverso il territorio italiano e disarticolato nel novembre del 1979 così come le manovre segrete avviate dalla nostra intelligence per evitare una grave azione ritorsiva contro il nostro Paese. Il lavoro di ricerca ha permesso di recuperare dagli archivi non solo l’allarme lanciato l’11 luglio 1980 (appena tre settimane prima della strage) dal direttore dell’allora Ucigos sul pericolo di un’azione ritorsiva dell’Fplp per la mancata liberazione del loro dirigente Abu Anzeh Saleh, arrestato e condannato per il traffico dei lanciamissili Sam-7 Strela di Ortona, ma addirittura il nome del terrorista tedesco presente a Bologna il giorno della strage, il tedesco Thomas Kram, del quale mai nulla – dal giorno dell’attentato – era trapelato all’esterno. Dal novembre 2005, proprio sulla base di questi elementi, la Procura di Bologna ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine su una ipotesi investigativa mai approfondita prima di allora. Le investigazioni sono ancora in corso. La prima parte di questo libro delinea questa pista segreta, rimasta insabbiata per 25 anni: una feroce rappresaglia per la rottura dell’accordo tra le autorità di governo italiane e la resistenza palestinese, oggi noto come patto o «lodo Moro», che vedrebbe il coinvolgimento del gruppo terroristico di Carlos, braccio operativo e militare del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Scenario drammaticamente compendiato da un documento, ritrovato dagli autori, rimasto sepolto per quasi un quarto di secolo negli archivi del Tribunale di Venezia. Nella seconda parte del libro si racconta l’inchiesta che, preso l’avvio da un’intervista al manifesto di Thomas Kram dell’agosto 2007, portò a scoprire una manipolazione testuale nel Documento conclusivo di centrosinistra della Mitrokhin di un documento di polizia, utilizzata poi dal terrorista tedesco per spiegare la sua inquietante presenza a Bologna il giorno della strage. Un saggio di chiusura di Gian Paolo Pelizzaro riepiloga proprio i tanti misteri che avvolgono la figura del terrorista tedesco. La terza parte del volume raccoglie le voci degli stessi protagonisti. Si passa così dai legami occulti del Kgb con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina di Wadi Haddad e George Habbash, alle lettere di Francesco Cossiga sul «lodo Moro», agli avvertimenti di Bassam Abu Sharif al governo italiano, ai depistaggi di Abu Ayad, alle numerose interviste di Carlos, di Abu Anzeh Saleh, di Thomas Kram. Per chiudere, e così conoscere, attraverso le interpellanze e le interrogazioni parlamentari, le vivaci, ma poco note, discussioni avvenute nelle aule del Parlamento italiano su una delle pagine più tragiche, misteriose e controverse della storia italiana. 27 luglio 2010 alle 16:40
- bolognese vergognatevi a pubblicare questa robaccia che tutti sanno già falsa, ci sono già state indagini in merito e non è che l’ennesimo tentativo di depistaggio. E’ vergognoso che il titolare di questo sito echeggi questa roba per buttare fango sui palestinesi che considera nemici, spero che questo Emanuel Baroz si vergongi di tale bassezza e dei suoi insulti alle vittime della strage e ai loro parenti, ma non mi stupirei se se ne fregasse bellamente, mi pare un po’ troppo impegnato a non vedere altro che Israele,anche acosto d’insultare gli italiani vittime di una strage che ancora fa sanguinare il cuore dei loro parenti. Vergogna! 27 luglio 2010 alle 21:59
- Emanuel Baroz @ bolognese: non capisco di cosa dovremmo vergognarci, visto che sono parole del magistrato Rosario Priore..noi ci siamo limitati a riportarle. Non abbiamo titoli per affermare che quanto detto da Priore sia falso, ma sul fatto che sia esistito un accordo tra il Governo italiano gestito dall’allora DC e il terrorismo palestinese internazionale credo sia ormai un dato acclarato. Che poi si sia chiamato “lodo Moro”, “Accordo Cossiga” (O Kossiga…), “patto Andreotti” o “Regola Craxi” sinceramente non ci interessa…resta il fatto che il 9 Ottobre del 1982 la Sinagoga di roma fu teatro di un sanguinoso e vile attentato effettuato da terroristi palestinesi. Infine: personalmente non considero i palestinesi dei nemici, a meno che non siano terroristi. Se poi molte volte le due cose coincidono…beh, questa non è certo colpa mia! 28 luglio 2010 alle 00:15
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Da leggere assolutamente anche quando ha dichiarato cossiga sul cosiddetto Lodo Modo
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