E’ ufficiale, l’emergenza per la febbre “suina”, il Virus A, H1N1, che ha sconvolto il mondo lo scorso inverno, è finita. Lo ha proclamato l’Organizzazione mondiale della sanità con una dichiarazione formale della sua direttrice Margaret Chan, lo scorso 10 agosto. Non ci sono stati sfracelli, i morti sono stati molto meno di una banale influenza ma le società farmaceutiche globali hanno guadagnato un sacco di soldi dalla realizzazione di un vaccino che si è rivelato poi inutile. Forse perché quelle società hanno dentro la stessa Oms più di qualche sponda. Non siamo noi sospettosi a denunciarlo ma lo ammette la stessa Oms che l’11 agosto ha pubblicato la lista completa dei componenti il suo Comitato d’urgenza; lista dalla quale emergono, comprovate, i legami fortissimi con l’industria farmaceutica.
Il Comitato di Urgenza è composto da 16 nomi che possono essere consultati sul sito ufficiale dell’Oms. Di questi, solo sei hanno pubblicato, sullo stesso sito, la “dichiarazione di interesse”, cioè una scheda in cui vengono riportati curriculum e eventuali conflitti di interesse. Benché, in calce alla dichiarazione, la stessa Oms precisi che non si riscontrano “conflitti particolari” e che comunque questi legami erano stati resi noti agli altri membri del Comitato, quello che si legge desta più di un’inquietudine.
La dottoressa Nancy Cox riceve regolarmente «supporto finanziario» per la sua attività di ricerca direttamente dalla Ifpma, cioè l’associazione internazionale delle industrie farmaceutiche. Il professor Arnold Monto ha svolto consulenze proprio nel campo delle influenze pandemiche e/o stagionali per Gsk, Novartis, Roche, Baxter and Sanofi. cioè le principali società produttrici di vaccino. Il dottor John Wood ha avuto contratti per le sue ricerche in Inghilterra con Sanofi, Csl, Ifpma e Novartis. Ancora in Gran Bretagna, la professoressa Maria Zambon riceve fondi dalle industrie produttrici di vaccino come Sanofi, Novartis, CSL, Baxter and GSK. Consulenze sempre per Roche e Gsk, infine, da parte del professor Neil Morris Ferguson. Solo uno dei sei ha dichiarato di aver collaborato solo con le associazioni del trasporto aereo, mentre gli altri dieci “saggi” – tra cui non figurano italiani – non hanno rilasciato dichiarazioni di “interesse”.
L’influenza A ha provocato nel mondo 18500 decessi contro i 250-500 mila attribuibili ogni anno all’influenza stagionale. Un rapporto incredibile che non giustifica in nessun modo l’allarme lanciato lo scorso anno e che spinse i governi a stanziare circa 10 miliardi di euro, finiti nelle casse delle grandi case farmaceutiche, per la produzione di vaccini che oggi, spiega ancora l’Oms, «non servono più a niente». L’Italia stanziò circa 400 milioni di euro assicurandosi 48 milioni di dosi. Lo scorso luglio il governo ha ammesso che circa 8 milioni di dosi, su 12, sarebbero state gettate. Non solo, altre 12 milioni acquistate ma non ritirate saranno a carico dello Stato per via di un contratto capestro firmato dal ministero della Sanità con la Novartis. Da ricordare che lo scorso anno il ministro della Salute era Maurizio Sacconi la cui moglie è direttrice di Farmindustria. Un conflitto di interessi che allora non colpì a sufficienza e che forse andrebbe meglio indagato.
Negli Usa sono stati già gettati via 40 milioni di dosi per una perdita di 260 milioni di euro. Come spesso capita, un disastro per le finanze pubbliche un affari per poche multinazionali.
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