Inviato da Nunzio Visciano tramite Google Reader:
Obama ha deciso che è il momento di una ritirata strategica sulla riforma sanitaria.
Verrà ridotta a un provvedimento molto meno ambizioso e decisamente non sarà l'inizio di quella "assistenza universale" che era il proposito iniziale.
Obama presenterà questa correzione di rotta nel modo più elegante possibile, "salviamo quegli aspetti essenziali della riforma su cui c'è un vasto consenso, possibilmente anche bipartisan".
E' un gesto di fair-play politico, che dice agli elettori del Massachusetts (e a tutti gli altri americani che la pensano come loro): ho capito la lezione, non mi intestardisco su una strada che la maggioranza dell'opinione pubblica non condivide.
Però è anche la rinuncia alla riforma più importante del suo anno di presidenza, il tema sociale su cui Obama aveva puntato più di ogni altro per lasciare un'impronta nel paese.
Le vere ragioni di questa drammatica retromarcia sulla sanità? Il ruolo delle lobby è evidente, ma non spiega tutto. Se ha avuto successo la demonizzazione della riforma nelle campagne pubblicitarie delle assicurazioni private, è perché i loro argomenti facevano presa su paure reali.
La verità è che il piano di Obama non era esattamente un'operazione alla Robin Hood per togliere ai ricchi profittatori della sanità privata e dare a tutti gli altri. C'erano aspetti redistributivi che avrebbero penalizzato alcuni pezzi del ceto medio, a favore di altri strati della popolazione.
Sul piano politico Obama ha la conferma di un'analisi che è sempre stata la sua: l'America è un paese che va governato al centro. Un paese dominato dalla middle class, che è impoverita dalla crisi economica ma non per questo diventa più ricettiva verso idee socialdemocratiche all'europea.
Lui del resto aveva fatto su questi temi sociali una campagna presidenziale più moderata di Hillary. Alla fine si era lasciato convincere a sponsorizzare una riforma sanitaria molto più alla Hillary.
L'elettorato indipendente che lo ha abbandonato nel Massachusetts vuole che Obama torni a essere se stesso: un leader carismatico nella retorica ma molto pragmatico e bipartisan nei programmi.
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