martedì 20 aprile 2010

Li chiamavano incentivi

Regalare soldi pubblici a qualcuno che vuole comprarsi una lavastoviglie o un motorino o altre migliaia di prodotti dettagliatamente classificati vuol dire sussidiare l'acquisto di questi particolari beni, non fornire incentivi a comportamenti socialmente desiderabili. Questo dettaglio semantico, pur rivelatore del modo in cui si fa politica economica in Italia, è solo l'aspetto meno demenziale del "decreto incentivi", diventato in questi giorni operativo.

Visto che il PIL italiano ristagna da un decennio a causa del trend orizzontale della produttività, considerato che la faccenda si è aggravata negli ultimi due anni a causa della recessione e preso atto che il prudente custode delle casse pubbliche ha emesso una fatwa contro il modello di sviluppo basato sui consumi, il governo italiano ha ben pensato di sussidiare proprio i consumi allo scopo di stimolare la domanda e far ripartire la crescita del PIL. Questa l'intenzione ufficiale, almeno.

Tranquilli, questi sono regali che facevano anche i governi di centrosinistra. Nulla di diverso dalla rottamazione di auto e motorini che l'opposizione di allora deprecava e che l'opposizione di oggi allora sosteneva e oggi depreca. Tutt'altro che sorprendente.

Veniamo ai fatti. Si tratta, come tutti ormai sanno, di trecento milioni di euro liquidi-liquidi, disponibili per ottenere sconti di 750 euro per l'acquisto di motorini (ma non biciclette), 1000 euro per cucine componibili (ma non tavoli da cucina), 130 euro per lavastoviglie (ma non lavatrici), 1000 euro per motori nautici fuoribordo (ma non entrobordo), 50 euro per l'attivazione di una connessione internet a banda larga (ma non se hai più di 30 anni) e così via in una lunghissima lista dove non si capisce in base a quale criterio alcuni prodotti sono inclusi e altri esclusi.

A che scopo? Così dice il ministro Scajola:

L'obiettivo del decreto incentivi, ha spiegato il ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, è quello di «sostenere» la ripresa economica per raggiungere nel 2010 una «crescita dell'1-1,2 per cento»


Tornare a crescere sussidiando è quindi parte della strategia del governo. Infatti a novembre 2009, Giulio Tremonti (secondo il quale, è bene ricordarlo, le previsioni congiunturali non si possono fare) aveva fatto una previsione congiunturale di crescita all'1% per il 2010. Questa previsione era stata ribadita a gennaio 2010. La previsione include quindi gli effetti del "decreto incentivi." Ah Scajò! Ah Tremò! Ma quanto lo volete fa' grande 'sto moltiplicatore fiscale? Il PIL italiano è circa mille miliardi di euro. Farlo aumentare solo dello 0,1% sussidiando consumi per trecento milioni di euro vuol dire confidare in un moltiplicatore di 3,3. Un po' grandino, no? Figuriamoci volerlo far aumentare dello 0,3% o 0,5% in questo modo. Questa motivazione, quindi, sa tanto di propaganda. Quantitativamente l'effetto sulla domanda sarà pressoché nullo, soprattutto per la ragione di cui dirò tra un momento.

Gli industriali hanno naturalmente esultato, ne volevano anzi di più, e hanno rilasciato dichiarazioni come questa:

«Una giornata storica». Così Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, la Confindustria nautica, accoglie la notizia dell'approvazione del decreto incentivi [...]. Il risultato, afferma Albertoni, «è rilevante, in primo luogo, politicamente, perché è il riconoscimento dell'importanza industriale di un comparto che non aveva mai avuto alcun sostegno, benché nel 2008 avesse un fatturato di 6,2 miliardi.


Insomma, i sostegni pubblici all'industria sono un riconoscimento politico dell'importanza industriale di particolari comparti: se fatturi tanto hai diritto a un sostegno. Non fa una grinza, vero?

Quello che è successo è cronaca di questi giorni. Gli "incentivi" sono elargiti su base primo arrivato primo servito, quindi c'è stata una fantozziana corsa a prendere la linea del call center delle Poste Italiane per "prenotare l'incentivo". Pare che i soldi disponibili siano già pressoché esauriti.

Questa corsa a me suggerisce che l'effetto più probabile dei bonus sia quello di anticipare acquisti già decisi, acquisti che sarebbero stati fatti comunque. Davvero quello che fa la differenza per qualcuno che ha perso il lavoro durante la recessione e che perciò non può comprarsi una cucina nuova da 10000 euro sono 1000 euro? E se non potevi permetterti uno scooter ecologico da 8000 euro ora puoi permettertelo perché costa solo 7250? E un imprenditore edile in crisi per il ridimensionamento dell'edilizia dopo 10 anni di boom ricomincerà a costruire perché gli fanno uno sconto di 30000 euro (il 10% di quello che un anno fa incassava vendendo un singolo appartamento) per l'acquisto di una gru a torre?

Ecco dunque i plausibili risultati dell'operazione:

Risultato 1. Intensa attività di lobbying nella fase in cui il governo decide discrezionalmente quali prodotti possono beneficiare del sussidio pubblico e quali no, soprattutto se la linea viene tracciata tra prodotti con un elevato grado di sostituibilità (come i motori fuoribordo e quelli entrobordo, appunto). Il settore nautico è ben rappresentato tra i prodotti sussidiati. Quante telefonate avrà ricevuto Scajola, che proviene dalla regione dove ha sede il più importante salone nautico del paese?

Risultato 2. Un aumento della domanda oggi, di cui il governo si prenderà il merito, e una corrispondente riduzione nei prossimi 12-24 mesi, della quale si accuseranno i cinesi, gli indiani e il mercatismo.

Io non vedo benefici da questo dispendio di risorse pubbliche. Invito i lettori a suggerirmene, se loro li vedono, nell'attesa che il governo faccia (prima della fine della legislatura) una seria valutazione degli effetti di lungo periodo del decreto dando così conto ai cittadini del modo in cui sono state impiegate le loro tasse.

noiseFromAmeriKa : Li chiamavano incentivi

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