sabato 17 aprile 2010

Non baciamo le mani

Non baciamo le mani: "

L’attacco di Silvio Berlusconi a scrittori, sceneggiatori e registi che producono libri e fiction sulle mafie italiane, non va sottovalutato. Guai a giudicare le parole pronunciate dal premier come la solita uscita, a cavallo tra barzelletta e caduta di stile. Quando Silvio Berlusconi, magnificando l’azione del suo governo attacca gli autori de "La Piovra" e Roberto Saviano, lancia un segnale chiaro. Le mafie, è il pensiero del Cavaliere, sono battute, messe alle corde dall’azione di contrasto del governo. E giu’ con i numeri e le statistiche. "La mafia italiana è la sesta al mondo". Ma il presidente del Consiglio ha mai letto le relazioni annuali della Direzione nazionale antimafia, dei servizi di sicurezza, di polizia e carabinieri che individuano nella ‘ndrangheta l’organizzazione egemone a livello mondiale nel traffico di cocaina? Non le ha lette. I numeri e le conferenze stampa servono per dire che l’attacco al livello militare, il più basso nella gerarchia mafiosa, è a buon punto e che proseguirà.



Si astiene, Berlusconi, dal dire una parola sola su quell’insieme di protezioni economiche e politiche che fanno da sfondo al potere delle organizzazioni mafiose, al Sud come al Nord. Il primo e il secondo livello, come si diceva una volta, la borghesia mafiosa, come la chiamano oggi gli studiosi. La faccia pulita di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Come poteva farlo Berlusconi proprio oggi, quando al processo d’Appello per Marcello Dell’Utri, sono state pronunciate parole chiarissime, proprio su quel mondo? "L’imputato – ha detto il sostituto procuratore generale Nino Gatto – è stato al servizio dell’organizzazione mafiosa per un trentennio. Il processo d’Appello ha provato soprattutto che il senatore Dell’Utri avrebbe avuto un ruolo determinante per l’approvazione di alcuni provvedimenti legislativi che hanno favorito l’organizzazione mafiosa".



Chiaro? Marcello Dell’Utri è da sempre il braccio destro di Berlusconi, con lui fondò Publitalia, e poi Forza Italia, Dell’Utri fu l’artefice principe di quel 61 a zero che trasformò la Sicilia nell’Isola azzurra. Dell’Utri è l’uomo che portò nelle ville di Berlusconi lo stalliere Mangano. Mafioso per la giustizia italiana. "Eroe" per il Cavaliere e il senatore. La fantasia dello scrittore Ennio De Concini nella prima edizione della "Piovra" partorì il personaggio di Tano Cariddi, finanziere dalle umili origini al servizio di Cosa Nostra. A dare voce, volto ed espressione al personaggio fu un grande attore, Remo Girone. Nessuno dei due avrebbe immaginato che la realtà avrebbe di gran lunga superato la loro fantasia e le loro capacità artistiche.Marcello Dell’Utri è anche il personaggio venuto recentemente alla ribalta (ne hanno scritto, nell’ordine: il Fatto Quotidiano, la Stampa, Calabria Ora, L’Espresso) per la vicenda delle schede elettorali bruciate in Venezuela dal faccendiere Aldo Micciché. Un signore inseguito da condanne per almeno 25 anni, amico e socio di Marcello Dell’Utri, referente di una delle cosche più pericolose della ‘ndrangheta, quella dei Piromalli, della Piana di Gioia Tauro.



Micciché fa addirittura da tramite con Dell’Utri e gli fa incontrare due rampolli della "famiglia". Parlano di voti, di elezioni, "digli che noi controlliamo tutta la Calabria, la Sicilia", dice Micciché. Il quale era in contatto con un funzionario di Forza Italia, Filippo Fani, e con Barbara Contini, oggi senatrice del Pdl. Su questi rapporti – sul sito de L’Espresso è possibile ascoltare le intercettazioni dei protagonisti – nessuno, meno che mai Dell’Utri e Berlusconi – ha detto una parola. Omertà totale.


 


Attacca Roberto Saviano, Berlusconi, perché quel terzo livello, quella camera di compensazione degli interessi politico mafiosi, tocca anche un suo uomo in Campania. Nicola Cosentino, potente sottosegretario all’Economia, accusato di essere un referente del clan dei Casalesi, libero solo perché la Camera ha respinto la richiesta d’arresto avanzata dalla magistratura napoletana e passata al vaglio della Corte di Cassazione.



Cosentino nell’ultima tornata elettorale regionale, in Campania ha contribuito a formare le liste, ha fatto eleggere uomini suoi, avrà voce in capitolo nella formazione della giunta regionale. E’ un uomo che ha in mano le sorti di una delle regioni piu’ importanti d’Italia. Ecco perché Berlusconi se la prende con gli scrittori. La sua parola d’ordine è: non parlate di mafia, ci sono qua io, ci penso io.Infine una curiosità. La Mondadori, della famiglia Berlusconi, è la casa editrice di “Gomorra”, un best-seller che ha decretato non solo il successo di Saviano, meritatissimo, ma anche quello del suo editore. Mediaset ha prodotto e trasmesso una serie di fiction che parlano di mafia. Tutte di successo, tutte hanno arricchito il forziere del Cavaliere. Che fare? Continuare a scrivere e parlare di mafie. Perché noi, caro Cavaliere, NON BACIAMO LE MANI.



Da Malitalia



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www.nonbaciolemani.it

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