Ecco prima di tutto il link:
http://www2.telelombardia.it/altri.notizia.php?UID=36h8fmduivhtqrvoc9qr4gikj6&idg=1&idnotizia=6147
Potete guardare la trasmissione a brani, ma sono due ore di orrore che valgono la fatica.
Guardate l’on. Straquadanio e la signor Santanché, provate a mettervi nei panni degli altri partecipanti costretti alla fuga e ascoltate quello che dice un giovane riercatore universitario, Massimiliano Panarari, il quale ha scritto un breve ma succoso saggio su “il Mulino” su quella che lui ha chiamato “egemonia clturale gramsciana di Berlusconi”. E che potremmo chiamare l’immondezzaio Italia, culturalmente e civilmente parlando.
Rinfresco le idee per i più giovani: secondo Antonio Gramsci, fondatore del Partito comunista entrato in rotta di collisione con Lenin e Stalin e i comunisti italiani che preferirono lasciarlo marcire e morire nelle galere fasciste pur potendolo liberare – ma questa è un’altra storia – il partito che comanda deve esercitare una EGEMONIA sulla cultura, anziché inglobare gli esponenti della cultura nel partito di comando.
Mussolini colse al volo la lezione gramsciana e fece del Pnf un partito culturalmente egemone, nel senso che tutta la cultura (architetti, letterati, pittori, filosofi, matematici e fisici almeno fino al 1938 quando Enrico Fermi se ne andò a fare la bomba atomica per gli americani, essendo sua moglie ebrea ed essendo Mussolini diventato un feroce antisemita per seguire il suo compare Hitler) aveva il partito fascista come referente (magari detestato, ma referente), senza farne necessariamente parte.
Sono stati trovati i libri paga con cui Mussolini faceva segretamente retribuire gli intellettuali frondisti in Italia, alcuni dei quali come Silone diventarono addirittura informatori della polizia. Mussolini non per questo era “buono”: è che sapeva come la potenza della cultura nel suo complesso costituisca uno strumento indispensabile nell’esercizio del potere.
Ma il punto è che il Pnf seguì la lezione gramsciana dell’egemonia (cosa diversa dall’arruolamento diretto, tesserato) della cultura e quando due terzi dell’intellighenzia fascista si trasferì armi e bagagli nel PCI – vedere per tutti il bellissimo libro “Il lungo viaggio attraverso il fascismo” di Ruggero Zangrandi, o la biografia di Pietro Ingrao vincitore delle olimpiadi culturali dei Gruppi Universitari Fascisti – il PCI togliattiano e lomghiano, ma poi anche berlingueriano – proseguì nell’attuazione della lezione gramsciana in senso letterale: quelli che con disprezzo Mario Scelba (ministro degli interni col manganello anticomunista) chiamava “gli utili idioti” e cioè cineasti – quasi tutti – romanzieri che avevano attraversato il fascismo e che si adeguavano al nuovo ordine come Moravia o Malaparte, pittori come Guttuso, poeti come Pasolini (il cui fratello morì con l’uniforme di Salò) e in genere tutti i grandi e piccoli intellettuali concorsero all’egemonia culturale comunista, formalmente sempre dall’esterno, perché l’egemonia si esercita determinando le carriere universitarie, i posti nei giornali, i seggi di lusso alla Camera e al Senato riservati agli “indipendenti di sinistra”, la vittoria nei concorsi, le attribuzioni di incarichi di alto prestigio.
Quando io ero vicino a Berlusconi lo invitai più volte ad usare le sue televisioni e la sua potenza editoriale nella direzione di un risorgimento liberale che strappasse l’egemonia sulla cultura al Pci e suoi successori e la restituisse agli italiani non inquadrati come pecore votanti, promuovendo la cultura dell’eccellenza e della libertà, specialmente nella fisica, nella cinematografia, nella musica, nell’architettura, promuovendo una rinascita e una rivoluzione liberale. In questo senso gli inviai anche diverse lettere.
La risposta di SB e del suo geniale entourage è stata: mignottocrazia, escort, ulteriore abbassamento della qualità scolastica e più che altro una televisione RaiMediaset ridotte allo stato di un immondezzaio capace di abbassare e inabissare la qualità culturale del Paese, la capacità di parlare, studiare e discutere, allo scopo di promuovere una mutazione al ribasso della goventù italiana, uniformandola al cliché berlusconiano delle ragazze immagine, dell’idiozia in blazer blu e spezzatone con cravatta regimental, nella reazione aggressiva contro qualsiasi istanza culturale, scioccamente ma astutamente marchiata come “comunista”.
Alla trasmissione Iceberg di lunedì 11 gennaio che attraverso il link vi metto in condizione di godervi, se ne avete voglia (e nella quale io parlo relativamente poco, salvo insorgere quando proprio non ne potevo più) potrete conoscere questo giovane docente Massimiliano Panerari, il quale ha scritto un saggio sulla nuova egemonia gramsciana creata per promuovere non un’Italia libera e liberale, ma il berlusconismo personale di Silvio Berlusconi, egemonia formata da elementi come: il gossip, la chirugia estetica, la televisone trash pervasiva e invadente, l’umiliazione dell’intelligenza, dell’indipendenza, della cultura. Il testo di questo saggio lo troverete sull’ultimo numero del Mulino.
Dalla teoria alla pratica: studiate e analizzate la performance di Giorgio Straquadanio e di Daniela Santanché. Godetele, centellinatele dissezionatele, osservatele: questa è la LORO Italia.
Questo è il progetto culturale del berlusconismo al potere, che finora non ha fatto, che io sappia, assolutamente NULLA, salvo togliere la munnezza dalle strade di Napoli e fare uno show del terremoto abruzzese, grazie alla bravura di Bertolaso. Tutto il resto sono chiacchiere e leggi ad personam, spacciate per leggi “ad libertatem” di Silviuccio stesso. Un grande statista? Mi deve essere sfuggito qualcosa: che cosa ha fatto finora il grande statista?
Dunque, la trasmissione dedicata al mio ultimo libro “Guzzanti VS Berlusconi” si è trasformata, per la gioia dei soli lombardi, in una lezione pratica di berlusconismo applicato e costituisce un documento eccezionale, mostruoso, ignobile, autentico, in diretta. In termini perversi, perfetto. Ieri è ripartita la straordinaria attività legislativa della Camera: oggetto dell’alto dibattito, se rinviare la legge che concede la cittadinanza italiana agli immigrati a dopo le elezioni regionali, èer non fare incazzare la Lega e produrre spaccature nella maggioranza di governo. Ah, quale somma attività! Oh, che onore essere testimoni di tali palingentiche innovazioni.
Che brividi nella schiena. E’ cominciato un nuovo anno, peggio del precedente.
Viva l’Italia libera e liberale. Viva il Partito liberale italiano
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