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Spieghiamoci meglio: i Paesi hanno bisogno di armi avanzate per fronteggiare le loro minacce. Ciò suggerirebbe il più alto grado di specializzazione: alcuni Paesi, logicamente, dovrebbero abbandonare la produzione per dedicarsi solo al consumo e così specializzarsi in altri campi. Il problema è che le minacce che i Paesi devono fronteggiare non sono costanti ma variabili. Oggi gli Stati Uniti sono un nostro alleato, domani non lo possiamo sapere. Quindi non possiamo neppure sapere se domani questi vorranno venderci le armi di cui avremo eventualmente bisogno. Affidarsi alla logica della specializzazione è quindi pericoloso: se un Paese finisce per non avere una sua industria della difesa, il rischio è quello di non potersi più difendere autonomamente. O per dirla meglio, di essere soggetto all'influenza esterna qualora debba prendere decisioni in questo campo. Finire come la Francia di Pétain non è mai piacevole.
Alcuni Paesi (San Marino, Bahamas) non hanno molte possibilità. Non hanno di fatto neppure un esercito. Altri Paese ne hanno poche (Taiwan, Corea del Sud): possono solo affidarsi ad un altro Stato per avere armi avanzate (Stati Uniti). Paesi di dimensioni più grandi possono invece scegliere: questi Paesi sono quelli europei, principalmente Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Svezia e Spagna. Questi possono scegliere se essere indipendenti o se essere dipendenti. L'evidenza dimostra che gli Stati Uniti, in campo di armamenti, operano in maniera molto cinica. In particolare, sfruttano il loro enorme mercato interno per dare qualche briciola agli altri Paesi e così impedire che questi possano diventare indipendenti (individualmente o collettivamente). Non ci sono considerazioni economiche, in questo campo, ma solo politiche: il caso dell'F-35/Lightning II Joint Strike Fighter è forse il più chiaro. Divide et impera.
Alla luce di queste osservazioni, parafrasando lo stesso Martino (ma dando il senso contrario alle sue parole) si vede bene perchè “la produzione di un aereo per altri versi antieconomica dovrebbe giovare alla difesa dell’Europa”. Parimenti è davvero chiaro “perché mai una difesa europea implichi necessariamente la necessità di un’industria europea della difesa, autonoma rispetto a quelle di altri paesi.” D'altronde, se Martino era opposto a questa logica, quali motivazioni lo avrebbero portato a non opporsi a Galileo?
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http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Perch%C3%A8_le_ragioni_di_Antonio_Martino_lasciano_seri_dubbi#body
martedì 2 febbraio 2010
La Politica della Difesa...
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