Il governo ha impugnato le leggi regionali anti-nucleari di Puglia, Campania e Basilicata. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha spiegato che “l’impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito”.
Ha spiegato:
In punto di diritto – ha aggiunto – le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione). Non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso perchè si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese». «Nel merito – ha continuato il ministro – il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del Governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell’energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo.
La mossa era prevedibile e doverosa. Costituisce anche una risposta indiretta all’attacco uguale e contrario delle regioni che hanno a loro volta impugnato la legge “sviluppo”, con l’argomento di essere state estromesse di fatto dal processo di valutazione e autorizzazione degli investimenti nucleari. Scajola ha fatto bene a replicare duramente, e con le stesse armi, ai governatori che hanno voluto, per primi, interpretare col massimo grado di politicizzazione la questione dell’atomo. Sarebbe auspicabile che, ora che i contendenti si sono mostrati i denti vicendevolmente, procedessero al disarmo. Portare una scelta politica (il ritorno all’atomo) e regolatoria (il modo in cui ciò dovrà avvenire) nelle aule giudiziarie è il modo migliore per affossare le speranze di quanti ritengono che il nucleare debba essere un’opzione a disposizione delle imprese. Si dirà: è proprio questo che le regioni antinucleari vogliono (o dicono di volere, nel caso l’attacco sia puramente strumentale – come in Liguria, regione che non potrà mai ospitare impianti per ragioni morfologiche e che dal disegno scajoliano ha solo da guadagnare, visto il ruolo che nella prospettiva del ministro gioca la genovese Ansaldo).
La domanda che i governatori dovrebbero farsi, e tutti quanti dovremmo farci, è: a che costo? Se il ricorso delle regioni avesse successo, gli investitori (non solo quelli attivi nell’atomo, beninteso) riceverebbero l’ennesimo segnale di un paese che procede a zig zag, incapace di prendere decisioni e quindi sempre pronto a delegarle ad altri (l’Europa) o a strutture tecnocratiche e politicamente irresponsabili (la giustizia, la burocrazia). Come risultato, gli investimenti in tutti i settori ne soffrirebbero, l’attrattività della nostra economia ne soffrirebbe, e in ultima analisi le nostre prospettiva di crescita e, nel breve, di uscita dalla crisi.
Gli avversari del nucleare giocano sistematicamente due carte. Una è quella della sicurezza e dell’ambiente: bene, ma allora perché non cercano di ottenere norme più restrittive? L’altra è quella della presunta non economicità dell’atomo: bene, ma allora perché non si siedono sulla sponda del fiume nell’attesa del cadavere di chi lo fa? La verità è che la parola “atomo” è l’equivalente del drappo rosso agitato davanti al toro, che condensa tutti i tic, tutti i riflessi pavloviani, e tutti i pregiudizi culturali di ecologisti senza scrupoli, nemici del capitalismo senza se e senza ma, piangitori di professione e professionisti della contestazione. Le forze politiche – tutte – dovrebbero superare la loro malattia infantile, entrare – almeno – nell’adoloscenza e prendere sul serio una partita importante e, se bene interpretata, virtuosa. Virtuosa per l’economia, virtuosa per l’ambiente e virtuosa per la credibilità del paese.
Questa volta, dunque, a dispetto delle tante critiche che gli abbiamo rivolto, non possiamo che applaudire a Scajola. Nella speranza che il dibattito sul nucleare si sposti rapidamente sul terreno delle cose e dei fatti, e che potremo finalmente smetterla di affrontarlo come le due tifoserie opposte di un derby calcistico.
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