Berlusconi abbraccia e bacia la mano di Gheddafi: guardate con i vostri occhi a questi link:
http://www.leggo.it/articolo.php?id=53740&sez=MONDO
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/28/foto/berlusconi_bacia_la_mano_di_gheddafi_polemica-2970861/1/
http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=48733
http://www.presstv.ir/detail.aspx?id=121810§ionid=351020506
e Gheddafi commosso ordina che si stampi la fotografia di Berlusconi sui passaporti libici. Il capo del governo italiano parla da leader filo arabo (come Mussolini Spada dell’Islam) alla Lega Araba, dà torto a Netanyahu e dà ragione all’Obama furioso con Israele e oggi il suo più importante nemico internazionale.
Berlusconi si allinea con Obama anche nella condanna alla reazione israeliana nella striscia di Gaza dopo l’assassinio di due soldati israeliani. E naturalmente ha assicurato il suo sostegno ad Abu Mazen. Ha detto agli arabi (dal Corriere della Sera): «Non vediamo alternative alla soluzione di due Stati, se non a prezzo di nuove crisi e nuove sofferenze che colpirebbero anzitutto il popolo palestinese». Per questo motivo Berlusconi ribadisce il suo «sostegno» al presidente dell’Anp, Abu Mazen, sottolineando la necessità di raggiungere «una soluzione pacifica e responsabile con un orizzonte temporale di breve termine, al massimo di due anni».
Berlusconi sta con Obama: «Credo molto nell’impegno del presidente Barack Obama e della sua amministrazione», anche perché «è questo il momento di dare una chance alla pace. Ne abbiamo la possibilità, ne portiamo la responsabilità, ne sentiamo l’urgenza».
Dolce e speranzoso con Mahmud Ahmadinejad:«un grande Paese dalla storia millenaria dovrebbe svolgere una leadership costruttiva, anziché sfidare la comunità internazionale, minacciando una pericolosa proliferazione nucleare». Ma «vogliamo comunque sperare che alla fine la ragione e il buonsenso riescano a prevalere».
Il bluff di Berlusconi. Ecco le aziende italiane a Teheran <http://www.reportonline.it/2010020740840/politica/il-bluff-di-berlusconi-ecco-le-aziende-italiane-a-teheran.html> ?Alessio Postiglione ?La presenza delle nostre società nel Paese degli ayatollah non riguarda solo l’Eni ma l’intero Gotha del capitalismo nostrano: Danieli-Duferco, Mediobanca, Telecom, Capitalia, Montedison, Falck. Gli scambi sono in crescita.??Berlusconi ha voluto sigillare mediaticamente la sua visita in Israele con l’impegno dell’Italia a stringere il cerchio delle sanzioni attorno ad Ahmadinejad, bloccando le relazioni con Teheran. Ma i fatti, purtroppo, indicano che la strategia diplomatica del Cavaliere è un bluff, alimentato da un debole governo israeliano, anch’esso bisognoso, come il nostro, di attestare di fronte all’opinione pubblica, successi inesistenti volti a rafforzare consensi vacillanti. ??Berlusconi ha dichiarato che dal 2007 gli scambi commerciali con l’Iran sono calati di un terzo. Ma in realtà sono aumentati ininterrottamente fino al 2008, per assestarsi durante la crisi: «L’Italia dal 2001 al 2007 è stato il primo partner commerciale dell’Iran. Lo scambio commerciale tra i due Paesi è passato da 3,5 miliardi di euro a 6 miliardi di euro», lo spiega il segretario generale della Camera di Commercio Iran-Italia, Jamshid Haghgoo.??« Negli ultimi anni, l’Iran ha negoziato contratti con oltre 30 aziende provenienti da nove Paesi europei per la realizzazione di progetti energetici nel Paese, nonostante l’aumento delle sanzioni internazionali e delle pressioni politiche ». Secondo la Camera di Commercio, la somma degli scambi Iran-Italia nel 2008 è aumentata dell’1,2 per cento rispetto al 2007. Anzi, le esportazioni italiane crescono, mentre calano le importazioni. ??L’Eni, intanto, sta guidando la seconda fase dello sviluppo del giacimento di Darkhovin per portare la produzione da 50mila a 160mila barili al giorno (valore dell’operazione: un miliardo di dollari). Dato che l’Italia è azionista dell’Eni, ridurre la presenza in Iran di quest’ultima sarebbe la riprova dell’impegno del governo. Scaroni invece ha fatto sapere che il cane a sei zampe porterà a scadenza i patti sottoscritti ma non ne rinnoverà altri. ?Peccato che il tre febbraio il direttore operativo della compagnia petrolifera statale iraniana, Nioc Seifollah Jashnsaz, abbia smentito Scaroni: «Le trattative con l’Eni per lo sviluppo della terza fase del giacimento di Darkhovin continuano».??Per ora Jashnsaz non è stato smentito dal nostro governo mentre l’Eni si è rifiutata di rispondere. Intanto, nonostante la ribalta mediatica sia toccata al nostro gigante energetico, parecchie aziende italiane, nell’ombra, continuano a fare affari con gli ayatollah. Nel gennaio del 2008, ad esempio, Edison e l’iraniana Nioc hanno firmato un contratto di esplorazione del valore di 107 milioni di dollari per il centro di estrazione offshore Dayyer, situato nel Golfo Persico. ?La Fata sta realizzando, inoltre, un impianto di oltre 300 milioni di euro per la produzione di alluminio primario a Bandar Abbas. A gennaio di quest’anno, è stata la volta della Maire Tecnimont che ha siglato un accordo da 220 miliardi di euro per il gas. Secondo gli esperti di spionaggio dell’israeliana Debka, la Tecnimont parteciperebbe anche alle commesse del programma nucleare iraniano. La Carlo Gavazzi Space, invece, sta costruendo il satelli te militare Mesbah. Mentre Ansaldo ha progettato le turbine iraniane di Karaji per 870 milioni di euro.?Iveco, gruppo Fiat, è il fornitore dei camion dell’esercito persiano e delle Guardie rivoluzionarie. La Fb Design fornisce invece i motoscafi Levrievo all’esercito e, sempre secondo Defka, le Guardie rivoluzionarie a loro volta darebbero questi mezzi anche ad Hezbollah. La Seli vende i mezzi di movimentazione terra alla iraniana Ghaem che è stata accusata dagli americani di scavare i bunker dove avvengono le sperimentazioni nucleari del regime di Ahmadinejad. Le aziende italiane che operano in Iran, in definitiva, sono il Gotha del capitalismo italiano: la DanieliDuferco, Mediobanca, Eni, Telecom, Capitalia, Montedison, Falck. Anche se l’Eni andasse veramente via dall’Iran, comunque, non sarà un grosso danno. I 15mila barili al giorno che la compagnia petrolifera italiana ricava dall’Iran, o i probabili 160mila alla fine dei lavori a Darkhovin, rappresentano un particolare trascurabile rispetto ad un totale di 1,7 milioni di barili al giorno.?Alessio Postiglione? ( http://www.reportonline.it/2010020740840/politica/il-bluff-di-berlusconi-ecco-le-aziende-italiane-a-teheran.html)
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Ma una volta non si criticava l'embargo all'Iraq perchè affamava i bambini per difendere gli interessi della cricca capitalista delle multinazionali? Adesso con Ahmadinejad, invece, si critica l'Italia perchè ancora intrattiene rapporti con l'Iran?
RispondiEliminaL'Italia è da sempre (e per puro interesse) molto vicino agli interessi dei paesi arabi, pur premendo per una soluzione pacifica e condivisa del problema israeliano; e questo da prima di Berlusconi e delle amicizie "curde" di D'Alema (Andreotti e Craxi, per esempio).
Nessuno se ne era mai sorpreso o scandalizzato...finora