L’atteso dato sull’occupazione negli Stati Uniti per il mese di marzo è decisamente buono. Con 162.000 occupati in più, marzo è stato il primo mese a registrare un aumento significativo dei posti di lavoro dal 2007.
Se si aggiungono i tanti dati positivi che vengono dall’industria e dalle esportazioni, si capisce il titolo del Wall Street Journal: “La ripresa ha gambe”.
C’è la speranza che si stia finalmente chiudendo, sul mercato del lavoro, la grande emorragìa di impieghi durata per due anni abbondanti. Ma per recuperare i danni fatti dalla recessione ce ne vuole: in quel periodo sono stati distrutti ben 8 milioni di posti di lavoro.
Inoltre va notato che malgrado i 162.000 occupati in più, il tasso di disoccupazione resta fermo al 9,7% della forza lavoro.
Questa è la conseguenza di due fattori. Primo: l’America ha una demografia positiva (nascite + immigrazione) e sul mercato del lavoro continuano ad arrivare nuove generazioni che hanno bisogno di posti, perciò occorre che si crei occupazione anche soltanto per mantenere fermo quell’indice.
Secondo: nella recessione molti lavoratori scoraggiati avevano smesso di cercarsi un posto ed erano “spariti” dalle statistiche, oggi che l’economia va meglio tornano a far parte della forza lavoro ufficiale.
Sulla solidità della ripresa dell’occupazione pesa un fattore stagionale: di quei 162.000 posti, ben 48.000 sono dei contratti a termine, impiegati federali assunti solo per le operazioni del censimento demografico.
P.S. Chi aspetti le reazioni di Wall Street deve pazientare fino a lunedì. Come in molti paesi di religione cristiana, l’America festeggia il venerdì santo (e anche la Borsa è chiusa) me non il lunedì di Pasquetta.
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