Ottenuta la sconfitta di Bonino e Bresso. Benedetto XVI chiede di boicottare la legge sull’aborto. I leghisti s’inginocchiano.
(foto Ansa)
Lega e berluscones pagano sull’unghia l’appoggio elettorale della Chiesa. Il Vaticano presenta il conto e, al segnale di Cota, parte la manovra nazionale per strozzare con ogni cavillo l’utilizzo della Ru486. La gerarchia ecclesiastica plaude e incassa. La manovra è talmente sfacciata che assume il valore di un patto plateale. I leghisti, ex adoratori del dio Po e un tempo ribelli all’8 per mille e al Concordato, sono pronti a garantire al Vaticano la tutela politica dei “principi cristiani”. In cambio si aspettano che le gerarchie ecclesiastiche (seppure con qualche protesta sulle rozzezze anti-immigrati) non intralcino la presa del potere di Bossi nelle regioni del Nord e gli stravolgimenti costituzionali in arrivo. I leader pidiellini si muovono a rimorchio. Mentre il Papa, celebrando la messa del Giovedì Santo – dedicata ai sacerdoti – ignora del tutto gli scandali di pedofilia nella Chiesa e incita invece all’obiezione di coscienza sulla legge dell’aborto. La tempistica è stata come dal notaio. Martedì mons. Rino Fisichella, presidente dell’Accademia vaticana per la Vita, un ruiniano di ferro ricevuto pochi giorni fa da Benedetto XVI, sottolinea sul Corriere della Sera la “presenza determinante” dei cattolici nella tornata elettorale , indica come modelli il ciellino Formigoni e il leghista Cota ed esalta la nuova linea della Lega: “Manifesta una piena condivisione con il pensiero della Chiesa”. Mercoledì Cota lancia l’attacco alla pillola abortiva, promettendo di “contrastare nel Piemonte l’impiego della Ru486”.
Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare, allude alla possibilità che “tecnicamente” i presidenti delle Regioni possano impedire l’arrivo del farmaco negli ospedali. Giovedì seguono a cascata le dichiarazioni dei governatori leghisti e pidiellini, con l’intento di “costringere” le donne alla degenza in ospedale per usare la Ru486. Si distingue per violenza di propositi il neo-governatore del Veneto Zaia. Si impegna perché la Ru486 “non arrivi mai” negli ospedali veneti. Sottolinea il suo essere “cattolico”. E come presidente di Regione – ed è questo il segnale che manda al Vaticano in nome della Lega – rivendica autonomia sulle questioni eticamente sensibili. Zaia gioca in esplicita sintonia con le richieste vaticane. In mattinata Papa Ratzinger incita i cristiani a “rifiutarsi di fare” ciò che non è diritto, “ma ingiustizia” e indica il dovere di opporsi all’“uccisione di bambini innocenti non ancora nati”. Poche ore dopo Zaia esibisce pubblica attenzione all’“invito del Papa che stimola tutti noi a procedere secondo coscienza”. Chiude il quadro l’immediata benedizione del vescovo Fisichella: “Al neo-governatore Cota il mio plauso. Sono atti concreti che parlano da sé”. Cota viene incoraggiato a una “rigorosa applicazione delle leggi a tutela della vita”. Di fatto il neo-governatore del Piemonte promette già un altro regalo: installare i Centri per la Vita in ogni ospedale. Niente di improvvisato in questa operazione. Bossi ha gettato lucidamente le basi di questo patto Lega-Vaticano.
A settembre dell’anno scorso, quando la debolezza di Berlusconi era al massimo per il caso Boffo (scatenato dal Giornale di famiglia) e per i postumi dello scandalo escort, il leader leghista cerca il filo diretto con le gerarchie ecclesiastiche. Il 3 settembre incontra per un’ora il presidente della Cei cardinale Bagnasco. Il 23 settembre fa il suo ingresso in Vaticano e resta a colloquio con il Segretario di Stato cardinale Bertone per un’altra ora. E’ presente nella delegazione il capogruppo leghista alla Camera Roberto Cota. Non è un caso se dopo il volgare attacco, lanciato dalla Lega ai primi di dicembre contro il cardinale Tettamanzi di Milano – tacciato di “imam” dalla Padania – il cardinale Bertone, trovandosi a fianco Cota in una tavola rotonda, non gli rivolga nemmeno il più blando appunto, elogiando anzi la Lega per il suo “radicamento sul territorio”. Il patto è preciso. La Chiesa, che da quindici anni dice di no a tutte le leggi destinate a regolare i nuovi fenomeni sociali (dalle coppie di fatto alla fecondazione artificiale), esige e ottiene dalla Lega la garanzia di un’opposizione militante al testamento biologico, alle unioni civili, alla distribuzione della pillola del giorno dopo e di quella abortiva. Alla fin fine le gerarchie ecclesiastiche hanno scoperto in Bossi un interlocutore “più forte” dell’impresentabile Berlusconi. Colpisce in questa manovra a largo raggio l’affiancarsi della Chiesa a quel lavoro di scardinamento degli ordinamenti giuridici in Italia, inaugurato dall’era berlusconiana. Se Berlusconi lo fa rozzamente a difesa dei propri diretti interessi, i vertici ecclesiastici sostengono la disapplicazione attiva della legalità dello Stato per imporre i principi che Ratzinger, già da cardinale, ha dichiarato non negoziabili. Di qui l’incitazione ai farmacisti a non vendere la pillola abortiva , l’incitazione al personale paramedico a un’obiezione di coscienza non prevista dalla 194 nelle operazioni di interruzione di gravidanza, il sabotaggio dell’uso della Ru486 nonostante l’approvazione da parte dell’Aifa.
Grave è il sostegno della gerarchia ecclesiastica ad una distorsione partitico-ideologica delle istituzioni. Ha iniziato Formigoni, benedetto dall’Avvenire, a vietare – contro ogni legalità – che Eluana Englaro fosse accolta in un ospedale della Lombardia per spegnersi secondo natura, come autorizzato dalla magistratura. E’ un gioco in cui non c’è più rispetto di leggi e di tribunali. Tutto per difendere la “trincea italiana”, l’unica in cui il Vaticano riesca ancora a imporre i suoi diktat legislativi. Sotto il vessillo di Bossi, Cota e Zaia ora le Regioni vengono usate per decidere o meno l’applicazione di un trattamento medico, previsto dalla legge e di cui hanno bisogno donne di ogni partito. Non è una strada luminosa quella imboccata su indicazione di Ratzinger.
da Il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2010
sabato 3 aprile 2010
Il Papa presenta il conto
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