giovedì 4 febbraio 2010

Perché Obama fa il cattivo (e i cinesi pure)

Perché Obama fa il cattivo (e i cinesi pure): "

Dalla Casa Bianca sono trapelate indiscrezioni perfide sulla decisione di Obama di disertare il vertice Usa-Ue in Spagna. Inutile – è stato detto chiaramente – perder tempo con degli interlocutori inconcludenti come gli europei.


La disistima nei confronti dell’Unione europea è purtroppo giustificata da tanti precedenti che confermano la nostra “inconcludenza”.


Ma poiché lo schiaffo al Vecchio continente accade in parallelo con l’indurimento dei rapporti con la Cina, questo conferma la revisione più generale che è in atto alla Casa Bianca sulla politica estera di Obama.


Dopo un anno in cui il presidente ha mietuto successi di immagine nel mondo intero (dal discorso sull’Islam al Cairo fino alla cerimonia del Nobel a Oslo) ma pochi risultati concreti, la disillusione porta due conseguenze immediate:


1) In anno di elezioni legislative (mid-term a novembre) meno il presidente fa tournée all’estero meglio è, visto che finiscono per essere delle distrazioni inutili o così vengono percepite da tanta opinione pubblica americana; certo lo vedremo viaggiare ancora, ma farà lo stretto indispensabile e solo dopo aver valutato attentamente i costi-benefici di ogni trasferta.


2) Il tono di Obama verso gli interlocutori stranieri s’inasprisce, visto che con “le buone” ha avuto così poco. Vedi il caso cinese. Dopo aver sperimentato la grinta sempre più determinata di Pechino nelle “prove di G2″ ora gli americani vogliono giocare a loro volta un gioco più duro.


Da notare che questo 2010 non è un anno elettorale solo in America ma …. anche in Cina. Ovviamente non nel senso delle nostre elezioni a suffragio universale. Siamo però nell’ultimo anno pieno del duo Hu Jintao-presidente e Wen Jiabao-premier.


La loro successione dovrebbe essere già decisa, ma queste fasi di passaggio comportano aggiustamenti e riequilibri tra le fazioni di partito a tutti i livelli della nomenklatura.


Di conseguenza anche la classe dirigente cinese nel suo periodo “pre-elettorale” è nervosa, suscettibile, meno malleabile che mai nei rapporti internazionali.

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