In questo spazio, che il sabato ospita la rubrica Battibecco, ieri Massimo Fini ha scritto un’invettiva contro le donne, costituendosi alla prima riga: "Sono una razza nemica". Afflitte, proveremo qui, con indulgenza, a rassicurarlo. Dice che abbiamo "la lingua biforcuta", non accorgendosi delle troppe malvagità che il "maschio scrivens" ci dedica nel suo articolo. E poi: "L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco". Dobbiamo sentirci in colpa perché non siamo banali? "Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole": ma, cher ami, non si può prendersela con il "nemico" se ha affinato meglio l’arte della pugna. Certo: più difficile attrezzarsi per la battaglia, più semplice urlare al raggiro.
Capitolo lacrime: pare si abbia - noi e voi - in dotazione il medesimo apparato di secrezione. Se ne produciamo in quantità maggiore è perché tendiamo a non spaventarci appena si affaccia un’emozione, come se fosse il babau. In più le lacrime migliorano la trasparenza ottica. E non è un male avere sguardi nitidi: così, quando ci guardate negli occhi (quando lo fate) si vede meglio. "Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda". Naturalmente, per una legge economica, non è chi detiene l’offerta a dettare la domanda. Il potere comunque non è un peccato, basta usarlo bene. Le signore che con lo sciopero del sesso fanno finire la guerra del Peloponneso nella "Lisistrata" di Aristofane, insegnano.
Sempre sul tema dell’eros: "La cosa interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale". Sul piacere in effetti sembra sia vero: due fonti di godimento sono più di una (il pontefice massimo della sessualità, il dottor Sigmund, però sosteneva che quello clitorideo è infantile). È sull’interesse che si fatica a condividere l’affermazione, specie se giunge dal rappresentate di un genere che spesso -più che dal cervello - sembra farsi guidare da quell’organo che procura il piacere. É stata una terribile fitta al cuore - causa di un capogiro e conseguente mancamento - scoprire nel seguito dell’articolo che "da quando si sono finalmente 'liberate' sono diventate insopportabili. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli".
Ma no, le carrierucce non sono da segretaria. Ci vengono "concessi" anche ruoli diversi. Talvolta capita anche di avere, nei giornali, la responsabilità di servizi e pagine: tra cui perfino questa, quella dei commenti del "Fatto". E lo facciamo volentieri, perfino quando capita di dover titolare qualche corbelleria. Sul diritto di famiglia che accorda - in caso di separazione - il privilegio di tenersi figli e casa, bisognerebbe scrivere un trattato. Son cose che si sanno (tipo: i figli è bene che non siano costretti a cambiare casa, oltre che dinamiche familiari). Dovremmo davvero essere più generose dopo che lui, tra il filo interdentale e lo spazzolino, accidentalmente ci ha detto: "Scusa cara, volevo dirti che sto con Jessica da due anni. Sai, non ti amo più". Anzi, "non ti amo più" non viene nemmeno proferito: l’amore è scansato come una terribile sfiga. È un sentimento pericoloso, inutile e nocivo: si rischia la "dipendenza". Ma è la conclusione che svela la resa dei Fini: "Basta. Meglio soddisfarsi da soli dietro una siepe". Oltre la siepe c’è, notoriamente, il buio.
Da il Fatto Quotidiano del 28 marzo
domenica 28 marzo 2010
Uomini, il buio oltre la siepe
Uomini, il buio oltre la siepe: "
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