Oggi il Corriere della Sera titola beatamente: “Duello Berlusconi-Bersani”. Così, come se fossimo in una normale democrazia occidentale: duello Obama-McCain, duello Cameron-Brown.
Vero niente: ieri, ultimo giorno di campagna elettorale, non c’è stato alcun duello. Si sa: Berlusconi non l’ha voluto.
Quello che è successo nelle ultime ore invece è stata un’invasione feroce da parte del premier di tutte le tivù a sua disposizione, pubbliche e private. Una serie di “interviste” in ginocchio, dove le domande erano (cito da quella di Studio Aperto): «Perché lei ha raccomandato ai moderati di non disperdere il voto?» «Faccia un appello ai giovani: perché dovrebbero votare Pdl?».
E lui, presentandosi su sei diversi tg, ha lanciato un messaggio chiaro: «Il governo aiuterà le regioni governate dal centrodestra a creare ricchezza e lavoro». Non è nemmeno più campagna elettorale: è un ricatto.
Insomma, tanto il metodo quanto il merito dell’invasione di campo finale basterebbero, se fossimo gente irosa e irrazionale, a boicottare queste elezioni birmane: semplicemente perché non sono fair.
Invece no. Invece no per tanti motivi.
Primo, perché non si rinuncia mai allo spazio democratico di cui si dispone. Anche quando è ridotto, anche quando è stuprato dalle scorrettezze dall’avversario. Abbiamo questo spazio di democrazia, usiamolo. Nonostante le balle spudorate e le invasioni di campo. O forse anche per quelle, proprio per quelle. Questo spazio abbiamo – il voto di domani – e questo spazio possiamo usare. Facciamolo.
Secondo, perché altri mezzi non ce ne sono. Semplicemente non ce ne sono, né accettabili per chi ha un’etica nonviolenta né fruttiferi per chi quest’etica non la condivide. C’è solo quello, il voto, e quello va usato.
Terzo, perché se ha infranto così clamorosamente le regole è perché forse ha un po’ di paura. Lo sa anche lui, aldilà delle bufale che rifila, quello che è successo nei due anni in cui ha governato: che non ha prodotto nient’altro che una lunga teoria di leggi per se stesso e qualcuno, fuori, inizia ad accorgersene. Così come sa benissimo che piazza San Giovanni è stato un flop, che il Pdl è una guerra per bande tra cortigiani, che se non ci fossero i suoi soldi il castello sarebbe già crollato. Così come sa che i sondaggi degli ultimi giorni non sono più buoni come un mese fa.
Ed è per questo attacca così furiosamente. E’ per questo che alza l’asticella delle promesse oltre ogni limite – guariremo il cancro entro la fine della legislatura! – ed è per questo che invade in uno stesso giorno sei canali, lui che non ha nemmeno mezz’ora per presentarsi in tribunale.
E’ nervoso, e già questo è uno straordinario motivo per togliergli ultimamente il buon umore, domani, alle urne.
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