lunedì 1 marzo 2010

Ciancimino, ma quali ciance

Ciancimino, ma quali ciance: "
                 franzaroli


Signornò, da L'Espresso in edicola

 
Lo scandalo Prostituzione&Corruzione Civile Spa ha scacciato dai giornali la lunga deposizione di Massimo Ciancimino sulle trattative Stato-mafia del 1992-’93 e sui rapporti fra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa Nostra. Così l’ultima parola, anzi l’ultimo delirio sul caso è rimasto in appalto ai troppi commentatori interessati o improvvisati, tutti volti a squalificare l’attendibilità del rampollo dell’ex sindaco mafioso di Palermo.
Non solo Berlusconi e i suoi house organ (“le ciance di Ciancimino” e via sproloquiando). Non solo il ministro Alfano, al quale qualcuno dovrebbe spiegare che il suo compito è far funzionare la giustizia, non insegnare il mestiere a giudici e pm né rilasciare patenti di inattendibilità a pentiti e testimoni. Ma anche il sociologo Pino Arlacchi, eurodeputato Idv, e l’ex magistrato Giuseppe Di Lello, esponente del Prc: i due hanno sentenziato – non si sa in base a quale competenza specifica - che Ciancimino jr. racconta balle.

Chissà se han saputo che il 27 gennaio, mentre cianciavano a ruota libera, la II sezione del Tribunale di Palermo consacrava per la prima volta l’attendibilità del “dichiarante” nelle motivazioni della condanna a 10 anni e 8 mesi per mafia dell’ex deputato regionale forzista Giovanni Mercadante. Contro di lui, fra gli altri, ha testimoniato Ciancimino jr. in veste di depositario dei segreti paterni. E ha detto la verità: “Ritiene il Tribunale di poter esprimere un giudizio di alta credibilità su quanto dichiarato da Massimo Ciancimino”, “racconto fluido e coerente, senza contraddizioni di sorta: ogni circostanza riferita ha trovato… ulteriori precisazioni e argomentazioni a riscontro”. “Quel che è certo -scrivono i giudici- e può indiscutibilmente affermarsi nel presente processo è che egli ebbe realmente modo di assistere a incontri tra il padre e Provenzano…che parlavano di affari, appalti, mafia e politica”.

Questione non da poco, visto che proprio per il suo ruolo di trait d’union fra il genitore e Provenzano è ritenuto dalla procura un teste decisivo su papello, trattativa e origini di Forza Italia: “La vicinanza di Massimo Ciancimino al padre – aggiunge il Tribunale - ha fatto di lui un testimone, se non un protagonista di riflesso di incontri ed episodi, oggi al centro di interesse investigativo in quanto utili a ricostruire il perverso sistema di frequentazioni, alleanze e accordi politico-istituzionali che fece dei corleonesi un centro di potere oltre che un gruppo di assassini senza scrupoli, capaci di condizionare la storia politico -sociale-economica della Sicilia (e in parte della Repubblica) dagli anni 70 a buona parte dei 90”.
Di più: “Le sue propalazioni …costituiscono riscontro indiretto alle affermazioni di collaboranti quali Giuffrè”. Già braccio destro di Provenzano, Giuffrè raccontò ben prima di Ciancimino e di Spatuzza il patto stipulato nel ‘93 fra il boss e Dell’Utri per l’appoggio di Cosa Nostra alla nascente Forza Italia. Dopo questa sentenza, le “ciance” potrebbero diventare riscontri.
(Vignetta di Franzaroli)

Segnalazioni

Forza Italie - Ucuntu n.68 del 27 febbraio 2010

L'Italia nella palude della corruzione  (Neue Zürcher Zeitung, Svizzera - 18 febbraio 2010)
Traduzione a cura di Italiadallestero.info

Marco Travaglio riceve Il Premiolino per la sezione quotidiani "per aver contribuito alla difesa dell’indipendenza delle opinioni e della libertà di stampa da qualsiasi condizionamento" - Martedì 2 marzo, Milano, Palazzo Marino.

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