Discariche «illegali» In Italia sono la maggioranza: "Quanto sono le discariche illegali in Italia? Sembra che nessuno lo sappia con certezza (o, se lo sa, non voglia dirlo) ma la Commissione europea sospetta che siano molte, moltissime, e a giugno scorso ha mandato un ultimo avvertimento all’Italia: deve «chiudere e bonificare migliaia di siti illegali e incontrollati di smaltimento dei rifiuti», altrimenti rischia multe salatissime.
L’Italia era già stata condannata dalla Corte di Giustizia europea nell’aprile del 2007 per lo stesso motivo e il commissario europeo all’Ambiente Stavros Dimas, che ha chiesto di inviare quest’ultimo avvertimento scritto, sembra più che mai deciso a proseguire nell’azione legale.
Secondo un rapporto presentato dalla stessa Commissione europea nel 2005 le discariche illegali in Italia sono 1763, di cui 700 considerate pericolose. Si tratta del numero più alto tra i 15 Paesi presi in esame dal rapporto: al secondo posto troviamo la Grecia con 1453 siti illegali e al terzo la Francia con 1.042. Il rapporto è stato redatto sulla base di un questionario inviato ai governi dei diversi paesi degli stati membri e raccogliendo informazioni dalle organizzazioni non governative. In realtà, si dice nel documento, reperire notizie su questo tema è molto difficile. Esiste, lo ricorda lo stesso documento europeo, un censimento fatto nel 2002 dalla guardia forestale dello stato che aveva individuato almeno 4866 discariche abusive su tutto il territorio. Il ministero dell’Ambiente, però, disse all’epoca che il censimento non era stato fatto in modo corretto e chiese alle regioni informazioni per stendere un rapporto nazionale che sarebbe stato pubblicato entro il 10 giugno 2005. Ma dove sono questi dati? A noi non è stato possibile reperirli. Il ministero dell’Ambiente non ha risposto per oltre due mesi alle nostre richieste, alla faccia della legge sulla trasparenza dei dati ambientali secondo la quale non si può far aspettare un cittadino che chieda informazioni di interesse ambientale per oltre un mese.
Lo scarico abusivo continua ancora oggi. Secondo la Guardia di finanza, nel 2008 sono state 1035 le discariche in cui sono state smaltite illecitamente oltre 8 tonnellate di rifiuti industriali e rottami metallici. In effetti anche la Commissione europea ritiene che il numero ufficiale di discariche che operano senza un permesso in Europa sia approssimativo: «La punta di un iceberg» secondo le parole del commissario Jorge Diaz de Castello. Mentre ufficialmente l’Europa ne conterebbe circa 7000, la Commissione ritiene che solo in Italia sarebbero circa 5000.
Al problema delle discariche abusive in senso stretto si somma nel nostro paese il problema degli sversamenti illegali nelle discariche regolari. Per anni in Italia si è verificato questo fenomeno: basti ricordare che già nel 2000 un’inchiesta della commissione parlamentare sui rifiuti ha messo in luce che probabilmente fanghi tossici dell’Acna di Cengio sono stati smaltiti in modo illegale nella discarica di Pianura, a Napoli, per un ammontare di almeno 800mila tonnellate. E, infine, c’è il problema della costruzione delle discariche legali con criteri che non rispondono a quelli richiesti dall’Europa. Anche questo nodo però potrebbe presto venire al pettine, visto che il 16 luglio 2009 è scaduto il termine per adeguare le discariche presenti sul territorio dell’Ue alla normativa comunitaria.
La normativa europea nacque nel 1999 proprio dall’intento di ridurre i rischi connessi alle discariche e prevedeva un periodo massimo di otto anni per la messa a norma o la chiusura dei siti esistenti prima dell’adozione del testo. In Italia, la direttiva è stata recepita con il decreto legislativo 36/2003, ma in realtà la sua applicazione è stata rimandata di anno in anno fino, appunto, a luglio scorso. Secondo la direttiva, l’uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato deve essere assolutamente evitato. In discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento dei rifiuti (del resto la legge prevede anche che la raccolta differenziata debba raggiungere il 65% entro il 2011). «In pratica – spiega Salvatore Margiotta, vice presidente della Commissione ambiente della Camera – la direttiva ha come conseguenza la progressiva chiusura delle discariche. L’Italia però va di proroga in proroga perché non siamo in grado di chiuderle».
Le discariche costruite in Italia dopo il 2003, comunque, dovrebbero essere fatte secondo i criteri europei, purtroppo però, come evidenzia Loredana Musmeci, del dipartimento ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità in una rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su Rifiuti e salute, in Italia quasi tutte le discariche sono state costruite precedentemente a quella data, senza seguire i criteri stabiliti dall’Europa. Quindi vanno messe a norma.
E veniamo alle discariche legali. Secondo l’Ispra, l’istituto per la protezione e la ricerca ambientale, gli ultimi dati di cui siamo a disposizione dicono che le discariche per i rifiuti urbani nel 2007 erano 269 in tutta Italia, mentre le discariche per i rifiuti speciali erano 471 nel 2006. Oggi sono tutte a norma? L’Ispra dice che deve ritenere di sì, ma la materia è regionale e l’Istituto può solo fare affidamento sulla documentazione inviata dalle singole Regioni. La notizia buona è che nel 2002 le discariche per rifiuti solidi urbani autorizzate erano 552. Dunque molte hanno chiuso. La notizia cattiva è che ci vorrebbero soldi per la bonifica dei siti dove sorgevano queste discariche e che questi soldi al momento non ci sono. «Il governo Prodi – ricorda Margiotta – aveva destinato 3 miliardi di euro per la bonifica dei siti inquinati. Oggi questi fondi sono spariti».
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