domenica 28 febbraio 2010

Chi ha salvato lo "schiavo"

Chi ha salvato lo "schiavo": "Due anni fa la commissione rifiutò la richiesta d’arresto per Di Girolamo. Ora Schifani chiede di “annullare l’elezione”.


Sen.Di Girolamo (foto Ansa)

La casta contro la casta. I faldoni dell'ordinanza, la frode colossale, la seconda richiesta di arresto in due anni, a riflettori accessi, i parlamentari provano a scalfire l'immunità che copre il senatore Nicola Di Girolamo. Belle parole: “Nessuno è intoccabile” (Maurizio Gasparri). E lettera della terza carica Renato Schifani a Marco Follini, presidente della Giunta: “È possibile che ci siano nuovi e rilevanti elementi per l'annullamento dell'elezione di Di Girolamo”. Peccato che per tre volte, due in aula e una nella Giunta, la casta aveva protetto il senatore dalle inchieste della magistratura.

Procediamo con ordine cronologico . Il 24 giugno 2008, a pochi mesi dalle Politiche, la Giunta elezioni e immunità parlamentari nega (compatta da destra a sinistra) l'arresto ai domiciliari richiesto dal Tribunale di Roma per falso in atto pubblico (residenza all'estero, in Belgio). Dieci senatori, compreso Follini, avevano partecipato alla discussione: Casson, Sanna, Lusi, Adamo del Pd, Pastore , Musso, Valentino e Saro del Pdl, Li Gotti dell'Idv: “Non c’è il rischio dell’inquinamento delle prove né di fuga”. E Follini: “Ha prevalso il buon senso”. Soltanto il rappresentante del partito di Di Pietro aveva votato sì all'arresto. Il parere della Giunta, il 24 settembre 2008, è arrivato in Senato per la ratifica: nessun problema, c’è una maggioranza schiacciante (204 sì, 43 contrari e un astenuto): “Con votazione a scrutinio segreto, chiesta dal prescritto numero di senatori, il Senato approva le conclusioni della Giunta. Applausi dal gruppo Pdl”, si legge nel resoconto stenografico della seduta. Per il ricorso di Raffaele Fantetti (il primo dei non eletti nella circoscrizione estero), il 20 ottobre 2008, la Giunta si riunisce per la legittimità del seggio di Di Girolamo. Anche con i voti del Pdl, stavolta, la Giunta delibera l'annullamento dell'elezione del senatore per 'irregolare iscrizione all'anagrafe degli italiani residente all'estero'. Primo atto. Il secondo spetta al Senato, il 29 gennaio 2009.

C'è nervosismo e confusione a Palazzo Madama, il presidente Schifani chiede una pausa e convoca i capigruppo. Al rientro, il Pdl – guidato da Gasparri – sostiene l'ordine del giorno di Sergio De Gregorio per sconfessare la decisione della Giunta e rinvia la pratica Di Girolamo alla fine dei processi, addirittura al terzo grado in Cassazione: “Ci volevano due legislature”, commenta Li Gotti. E Gasparri oggi severo con Di Girolamo, allora era preoccupato per l'arresto immediato se il collega avesse perso la poltrona e dunque l'immunità: “Gasparri ribadisce la sospensiva – si legge nel resoconto sommario – per il timore che con la decisione odierna potessero determinarsi le condizioni per la misura cautelare”. Nel coro c'era Gaetano Quagliariello : “Non si tratta di cavilli giuridici, ma di una questione regolamentare complessa che va affrontata con la dovuta serietà”. E poi Luigi Compagna, Andrea Pastore e Sergio Vetrella a ruota. I senatori del Pdl sconfessavano i colleghi della Giunta che, vagliando istruttorie a interrogatori, avevano accolto il ricorso di Fan-tetti. Una mano d'aiuto si levò dal piano sopraelevato di Palazzo Madama, dal banco più alto. Da Schifani: “La presidenza del Senato ritiene ammissibile la richiesta di sospensiva alla luce dei precedenti e delle norme regolamentari”. E così, approvando a scrutinio segreto (e sono due) l’odg di De Gregorio, il Senato arruolò Di Girolamo nella casta degli intoccabili.

da Il Fatto Quotidiano del 26 febbraio 2010"

The Perils of Preemption

The Perils of Preemption

Minimize Interrupt Service Routine Overhead

Minimize Interrupt Service Routine Overhead

E continua a non essere una V

E continua a non essere una V: "

Pubblicato oggi l’Interim Forecast della Commissione europea su previsioni di crescita e prezzi per l’Europa a 16 e a 27 membri. Viene confermato lo scenario centrale di una crescita dello 0,7 per cento, sia per Eurolandia che per Eu-27. La crescita resta debole e, soprattutto, fragile. La varianza degli scenari previsionali aumenta fortemente, e non da oggi. Il che significa, per tutti quelli che sono ancora convinti che l’economia sia equivalente alla fisica, che esiste un’elevata incertezza sulla realizzazione degli scenari previsti. Riguardo il nostro paese, la Commissione conferma la previsione dello scorso autunno, una crescita dello 0,7 per cento.


Crescita che deriverà, secondo Bruxelles, da consumi privati relativamente più elevati e dall’export. Il previsto aumento dei consumi scaturirebbe da una riduzione del risparmio precauzionale delle famiglie, favorito dalle migliorate condizioni dei mercati finanziari e da moderate prospettive inflazionistiche. Queste determinanti del miglioramento dei consumi ci lasciano molto perplessi, a dire il vero.


In primo luogo, un incremento del Pil di solo lo 0,7 per cento difficilmente eviterà, anche in un paese a bassa crescita potenziale come il nostro, un aumento della disoccupazione. Ciò ridurrà il reddito disponibile, prescindendo da improbabili misure governative di sostegno, e manterrà elevata l’incertezza delle famiglie, sospingendo i risparmi precauzionali. Inoltre, il rapporto sembra fare troppo affidamento sulla ripresa dei corsi dei mercati finanziari, che per contro stanno manifestando, da inizio anno, un andamento negativo ed accresciuta incertezza. L’incremento dell’export, non solo per l’Italia, appare legato, così come accaduto nel 2009, alla spinta dell’Asia, che oggi appare in decelerazione.


In sintesi, se il primo anno di una ripresa, dopo una crisi in cui sono stati perduti circa 5 punti di Pil, riesce a restituirci neppure tre quarti di punto percentuale di maggiore attività, frutto di misure di stimolo transitorio e di crescita dei paesi emergenti, vuol dire che il problema esiste, per noi come per il resto del mondo occidentale sviluppato. Ed è un problema serio.


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Here's what C and C++ compilers must do to keep structure members aligned.

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Bugie del Tg1: quello che si può fare

Bugie del Tg1: quello che si può fare: "

tg1


Arianna Ciccone per Piovonorane.it


E’ andata così. E’ andata che alle 13.30 di venerdì 26 febbraio al Tg1 un giornalista della tv pubblica ha dato una notizia falsa. E’ andata che mi sono sentita morire e sono rimasta senza parole e il mio amico inglese Chris – nel suo italiano alla Stanlio e Ollio – ha detto: oh oh oh oh oh ma se passa questo può passare tutto!


E’ andata che allora che ho capito che qualcosa bisognava dire, che qualcosa bisognava fare.


Il giorno dopo ho deciso: chi garantisce i cittadini dal rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti? Un giornalista che dà una notizia falsa, specie sul primo tg del servizio pubblico, non dovrebbe chiedere scusa?


Un Tg che manda in onda una notizia falsa non dovrebbe rettificare?


Una volta avrei preso carta e penna e ci saremmo letti la lettera io e i miei quattro amici al bar.


Sabato ho scritto una lettera (tecnicamente una nota) su Facebook al Presidente dell’Ordine, al Presidente della Rai e al Direttore del Tg1.


Poi è successo qualcosa che non avevo previsto: il passaparola su Fb e tante, tantissime, incredibilmente tante richieste di firmare con me quella lettera.


Allora ne ho parlato con Fernanda e abbiamo pensato di aprire un gruppo.


E chi lo apre?


Ci pensa Paola. Poi c’è Nonna Antonia che fa un macello per diffondere l’iniziativa.


Alle 19.30 il gruppo è nato: la dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini (mica poi chiediamo la luna). Nel giro di poche ore siamo arrivati a oltre mille. Ogni iscrizione vale una firma. Stamattina abbiamo superato i duemila iscritti.


Entro martedì alle 13.30 continuo a raccogliere le firme/iscrizioni. Stiamo pensando con una parte del gruppo di organizzare una delegazione e consegnarle a mano.


L’hashtag è #amoilgiornalismo.


Arianna Ciccone

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Mister B. "incassa"

Mister B. "incassa": "Grazie a tre leggi ad personam evita la galera. La condanna di Mills lo avrebbe coinvolto

di Peter Gomez e Marco Travaglio

Senza tre leggi ad personam, fatte apposta per lui e per Cesare Previti, ieri Silvio Berlusconi sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine e accompagnato a San Vittore per scontare la pena dopo la condanna definitiva per corruzione giudiziaria di David Mills. Stessa sorte sarebbe toccata, con le opportune procedure di estradizione, per il legale (si fa per dire) inglese. E’ questa – checché ne dicano i tg e i giornali di regime – la traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che l’altroieri ha confermato irrevocabilmente la colpevolezza di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi All Iberian e Guardia di finanza, e dichiarando il reato prescritto da un paio di mesi. Basta riavvolgere il nastro del processo per immaginarne l’esito finale e definitivo, al netto della legge ex Cirielli (2005), dell’indulto extra-large (2006) e del “lodo” Alfano (2008).

Nel 2004 la Procura di Milano scopre, da una lettera di Mills al suo commercialista, che il legale è stato ricompensato con 600 mila dollari da “Mr.B.” per le sue testimonianze reticenti. Il 26 novembre 2005 Mr.B. fa approvare in tutta fretta l’ex Cirielli, che taglia la prescrizione per gli incensurati (cioè anche per lui e per Mills): quella per la corruzione giudiziaria scende da 15 a 10 anni. E, siccome la tangente a Mills risale al 1999-2000, il reato si prescriverà non più nel 2014-2015, ma nel 2009-2010. Nell’ex Cirielli c’è anche una norma che tutti definiscono salva-Previti, ma è anche salva-Berlusconi: quella che consente agli ultrasettantenni di scontare la pena agli arresti domiciliari. Norma approvata quando Previti ha 71 anni e Berlusconi 69. Nel 2006 la Procura di Milano chiede e ottiene il rinvio a giudizio di Berlusconi e Mills.
L’Unione vince le elezioni e, come primo atto in materia di giustizia, pensa bene di varare l’indulto più ampio della storia d’Italia, con la scusa del sovraffollamento delle carceri.

Nessuno dei trenta provvedimenti di clemenza varati in 50 anni di storia repubblicana includeva la corruzione. Il buonsenso consiglierebbe di escluderla anche stavolta, anche perché in carcere non c’è nessuno che sconti la pena per quel delitto. Ma il diktat di Forza Italia è chiaro: o si include la corruzione (anche giudiziaria) o niente. Altrimenti Previti, condannato a 6 anni per corruzione giudiziaria nel processo Imi-Sir e a 1 anno e mezzo nel processo Mondadori, dovrebbe scontarne almeno 4 e mezzo ai domiciliari: invece, con lo sconto di 3 anni per l’indulto, uscirebbe subito in affidamento ai servizi sociali. Mastella e i vertici dei partiti “liberi tutti” – Ds, Margherita, Verdi, Sdi, Rifondazione e Udc – cedono all’istante a Forza Italia e a fine luglio del 2006 approvano l’indulto extra-large.

Previti esce dai domiciliari e torna libero. Tutti i condannati per delitti commessi fino al 2 maggio 2006 avranno da spendere un buono-sconto di tre anni. Nel 2008 il processo Berlusconi-Mills è agli sgoccioli. Ma il 12 aprile l’imputato principale torna per la terza volta a Palazzo Chigi e vara subito la legge Alfano che immunizza le quattro alte cariche dello Stato, cioè lui. Il Tribunale di Milano stralcia la sua posizione in un processo separato, che viene congelato a settembre in attesa che la Consulta esamini l’eccezione sull’incostituzionalità del “lodo”, e seguita a processare il solo Mills. Che viene condannato a 4 anni e 6 mesi in primo e in secondo grado per essere stato corrotto da Berlusconi.

Nell’ottobre 2009 la Corte costituzionale cancella il lodo Alfano e il Tribunale di Milano rimette in pista il processo a Berlusconi (che ricomincia oggi dinanzi a un collegio diverso da quello che ha condannato Mills). Tutti attendono il verdetto della Consulta perché, se assolvesse Mills, anche Berlusconi sarebbe salvo e non dovrebbe più ricorrere ad altre leggi ad personam già in gestazione (processo breve e/o legittimo impedimento come “ponte” verso la soluzione finale: lodo Alfano costituzionale per alte cariche e ministri o, in alternativa, ripristino dell’immunità parlamentare ). L’altro ieri la Corte ha invece confermato che Mills (e dunque Berlusconi) il reato l’ha commesso, tant’è che l’ha condannato a risarcire la presidenza del Consiglio con 250 mila euro per i danni arrecati all’imparzialità della giustizia. Quanto alla pena, non ha potuto applicarla perché il processo è durato tre mesi di troppo: il reato si è estinto a fine 2009.

Ora, senza la ex Cirielli il reato si estinguerebbe nel 2014. Dunque Mills sarebbe stato condannato a 4 anni e 6 mesi. Senza il lodo Alfano, anche Berlusconi sarebbe stato condannato a una pena almeno equivalente, se non addirittura superiore in quanto corruttore. Senza l’indulto esteso alla corruzione giudiziaria, entrambi i condannati non beneficerebbero dello sconto di un terzo e sarebbero finiti in carcere. E, senza la norma salva-ultrasettantenni contenuta nell’ex Cirielli, Berlusconi finirebbe in carcere senza nemmeno poter chiedere i domiciliari. In più, dall’altroieri, sarebbe interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, pena accessoria obbligatoria per legge in caso di condanna per questo tipo di reato. Dunque la giunta per le elezioni e poi l’aula della Camera dovrebbero dichiararlo decaduto da deputato e ineleggibile per sempre, come hanno fatto tre anni fa per Previti. Mai come in questo momento, Mr.B. deve rivolgere un pensiero riconoscente alla sua maggioranza e anche al grosso della cosiddetta opposizione che, ciascuna secondo le proprie possibilità, l’hanno salvato dalla galera. Segui la diretta dell'evento in web streaming (Rainews 24) 



da il Fatto Quotidiano del 27 febbraio"

il calcio femminile non potrà mai arrivare a tanto

http://tv.repubblica.it/copertina/l-attaccante-fa-gol-coi-genitali/43167?video

Bug-Killing Coding Standard Rules for Embedded C

http://www.netrino.com/Embedded-Systems/How-To/Bug-Killing-Standards-for-Embedded-C

Introduction to Priority Inversion

http://www.netrino.com/Embedded-Systems/How-To/RTOS-Priority-Inversion

L'articolo originale è disponibile qui .

La Grecia si arrende

La Grecia si arrende: "Atene rinvia l’emissione del nuovo debito e si affida alla clemenza delle banche tedesche

'La Grecia è andata”, dicono gli operatori finanziari. Tradotto: ormai è quasi sicuro che non riuscirà a vendere i suoi titoli di debito a investitori che hanno sempre meno fiducia nelle capacità del governo di Atene di avviare il piano di risanamento promesso all’Unione europea. Il Wall Street Journal di ieri ha rivelato che questa settimana era previsa un’asta di titoli di Stato, ma il governo l’ha rinviata all’ultimo minuto per timore che lo sciopero generale di mercoledì scoraggiasse i potenziali investitori. L’asta dovrebbe quindi tenersi la prossima settimana ed è considerato l’ultimo test per la Grecia: se non vende i bond sarà la bancarotta.

L’APPELLO. “Le nostre peggiori paure hanno trovato conferma nell'economia, la Grecia non deve pensare ai costi politici ma concentrarsi sulla sua sopravvivenza”, ha detto ieri il primo ministro greco George Papandreou, in un discorso che era in realtà un appello alla Germania.
Perché ormai il destino della Grecia si gioca in una partita a due con Berlino, l’Unione europea ha abdicato e ha lasciato alla cancelliera Angela Merkel la responsabilità di decidere se abbandonare Atene al collasso (così l’euro si svaluterà e i prodotti tedeschi ritroveranno competitività, ma al prezzo di una nuova crisi bancaria e forse una recessione).
La posizione tedesca oscilla: il Financial Times Deutschland scrive che le banche tedesche hanno fatto sapere di non essere interessate a comprare bond greci, posizione che equivale a una sentenza di morte finanziaria per Atene. Ma Papandreu è stato invitato a Berlino il 5 marzo, per discutere con la Merkel il destino del suo Paese.
Per guadagnare consenso in patria annuncia di reclamare 'le riparazioni di guerra' che la Germania non ha mai pagato dopo il 1945. Ma in realtà il dossier da discutere è una sottoscrizione dei titoli di debito greci fatta da banche tedesche con il governo che si accolla la garanzia dei prestiti. Un’associazione dei consumatori greca ha lanciato una campagna per il boicottaggio dei prodotti tedeschi dopo la copertina della rivista Focus su cui era rappresentata la Venere di Milo con il dito medio alzato.

I DUBBI. I mercati non sanno bene a chi credere, perché nel frattempo continuano le scommesse al ribasso sull’euro, fatte dai fondi speculativi che puntano sul collasso della Grecia. Il nove marzo Papandreu poi andrà da Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti lo ha invitato per discutere della situazione finanziaria e valutare anche le conseguenze dei un eventuale default.
Chi scalpita per intervenire è il Fondo monetario internazionale guidato da Dominique Strauss-Khan. Ieri il direttore del Fmi ha detto che 'se ci sarà chiesto di fare di più, lo faremo', visto che l’Unione europea non sembra in grado di risolvere da sola il problema nonostante le rassicurazioni del Lussemburgo che, con il suo ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ricorda come 'l’Europa non permetterà che la Grecia diventi un pericolo per la zona euro'.
Strauss-Khan pensa anche alla campagna elettorale del 2012 in Francia, dove è l’unico candidato del Partito socialista che potrebbe contendere l’eliseo a Nicholas Sarkozy (che nella crisi non è riuscito a imporre una reazione coordinata dell’Europa). Strauss-Khan deve però vincere le resistenze culturali europee: nessuno vuole che la crisi greca sia risolta da un organismo internazionale che, anche se guidato da un francese, ha una chiara matrice americana.

Da il Fatto Quotidiano del 27 febbraio"

Mutexes and Semaphores Demystified

http://www.netrino.com/Embedded-Systems/How-To/RTOS-Mutex-Semaphore

sabato 27 febbraio 2010

La storia si ripete?

Come Mussolini partì dall'estrema sinistra, e divenne quel che divenne, ecco a voi una chicca di Fabio Martello dal sito dell'eroe della "anti-capitalismo" Beppe Grillo:

L'italiano è una razza in estinzione, alcuni cominciano a dubitare che sia mai esistito.
"Nel centro di Roma la meravigliosa pizza italiana di regola è prodotta in locali acquistati da cinesi ed affittati ad indiani; viene cucinata da cuochi marocchini, con farina dall'Ucraina, lievito tedesco, pomodoro cinese, olio tunisino e formaggio dell'est Europa.Va aggiunto che è servita a clienti giapponesi in vacanza da camerieri albanesi. L'italiano al momento si vede solo la mattina, quando viene svuotato il cassonetto con i rifiuti del locale (lavoro precario ovviamente)".


Ed ecco alcuni estratti dai commenti:

... io non ho nulla in contrario al fatto che il pizzaiolo sia straniero... ma che tutti i pizzaioli siano stranieri, che tutte le pizzerie siano gestite da stranieri, ecc... bhe non mi sembra giusto... se si dava il tempo agli immigrati di integrarsi e assimilare la cultura italiana potevano secondo me essere degli ottimi interpreti della nostra cultura e potevano venire a farne parte e a trasmetterla... ma l'invasione repentina secondo me è effettivamente un impoverimento... la cancellazione di una cultura a favore di un'altra non un'integrazione.

Se l'Italia verrà occupata da marocchini, arabi, asiatici, sudamericani africani e quant'altro, come in effetti sta accadendo sotto ai nostri ebeti ed inani occhi di popolo pusillanime, e ovvio che saranno loro non solo a fare la pizza, ma qualsiasi altra cosa qui!!!


Possibile che non capisci il danno della scomparsa di diversità che è in tutto ciò. La scomparsa del popolo italiano come di tutti gli altri popoli europei! Gli inglesi stanno anni luce davanti a noi nella realizzazione di questo mmostro chiamato capitalismo che nel suo incedere distruttivo sta causando danni epocali al mondo, tra cui la scomparsa dei popoli europei è u no dei più catastrofici.


A quando i cori leghisti?

Linux vale ancora un miliardo

Linux vale ancora un miliardo: "Una ricerca condotta in Spagna conferma il valore del Pinguino. Che per gli studiosi andrebbe valorizzato piu' di quanto si stia facendo ora

Aiuto! Sono daccordo con Calderoli!!

Ancora più radicale la soluzione proposta dal ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord: "Basta ipocrisie, non è il sistema elettorale degli eletti all'estero, che è una barzelletta, a non funzionare. L'assurdità è che ci siano dei parlamentari eletti all'estero!". "E dopo le negative esperienze accumulate in due legislature - prosegue Calderoli - spero che tutti, come il sottoscritto, siano giunti alla conclusione che non c'è alcuna necessità di avere deputati e senatori eletti all'estero. I nostri cittadini che vivono all'estero hanno il diritto di votare, con modalità serie e non con le attuali, ma per i parlamentari di casa nostra. Prendiamo spunto dal motto dei rivoluzionari americani, 'no taxation without representation', trasformandolo in 'no representation without taxation', perché nel nostro Parlamento deve sedere chi vive, lavora e paga le tasse, a casa nostra".

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/26/news/schifani_voto_estero-2437857/

venerdì 26 febbraio 2010

Numonyx parte all'attacco di Samsung

http://www.corrierecomunicazioni.it/index.php?section=news&idNotizia=76803

Come spenderá i FAS la Sicilia?

La sonnolenza dell’estate scorsa fu per un momento rotta, forse ve lo ricordate, dalla controversia sul FAS. Da sud si accusava il governo di volerlo utilizzare per il nord, allora doveva nascere un partito del sud perché così non poteva essere… E alla fine il CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) assegnò alla Sicilia 4 miliardi e 313 milioni. Le ambizioni erano grandi. Berlusconi parlò di piano Marshall, ma consigliò pazienza, e ammonì che ci sarebbero voluti almeno dieci anni per portare la Sicilia in corsa col resto d’Italia. Il presidente della Regione siciliana Lombardo fu ancora più prudente, e parlò di trent’anni. Tutti erano d’accordo però che i fondi dovessero andare a infrastrutture, legalità, fiscalità agevolata.

Quei 4 miliardi e più passarono presto in secondo piano. Il dibattito politico si spostò sul se e come questo fatto fosse il preludio di un costituendo "Partito del Sud". La questione, di ovvia importanza, accese gli animi e le colonne della stampa italiana, e di cosa fare con quei miliardi non si discusse più.

Ora la Regione Siciliana ha stanziato 590 milioni di quella somma totale. L’annuncio è stato dato qui, con una dettagliata descrizione dei piani di utilizzo. Consigliamo una visione attenta, ma riassumeremo per convenienza. Guardare per credere. Lungimiranza dei piani trentennali? Niente. L’orizzonte si è paurosamente ridotto, e ora si guarda all’immediato futuro; giorni, anzi ore: "Saranno privilegiati i progetti che saranno cantierabili domani mattina". Interventi mirati, che abbiano in mente modifiche strutturali? Niente. Si segue il principio "un pò per tutti", che nessuno protesti per l‘esclusione. L’intervento, assicura Lombardo, "riguarderà tutti i comuni siciliani" (tutti e trecentonovanta, quindi). Modifiche strutturali, infrastrutture, condizioni di base per lo sviluppo? No. Ci saranno 220 milioni spesi in cantieri edilizi, frammentati in pezzetti di centomila euro ciascuno con interventi per edifici e strade, e poi altri 125 per interventi in piazze, giardini e verde pubblico. E così via. Un piano Marshall di respiro molto modesto, ci sia consentito dire. Alla faccia delle affermazioni contenute nel Programma Attuativo Regionale (PAR) del FAS, che parla di "forte concentrazione delle risorse su progetti e azioni specifiche in grado di assicurare un migliore impatto, in termini di strategia, del Programma [...] pone[ndo] particolare rilievo alla realizzazione di infrastrutture di interesse strategico regionale"
...
La nostra osservazione sul fatto specifico è che, anche con l'obiettivo di dare lavoro e anche restando ai piani della Regione, sembra si sarebbe potuto fare di meglio, se si fossero tenuti presenti le finalità di sviluppo. Potete giudicare voi stessi dalla tabella colorata che abbiamo ricostruito dagli allegati del PAR, che contiene il programma di utilizzo dei 4310 milioni del FAS approvato dal CIPE. Per noi in rosso sono i cattivi e in verde i buoni; in giallo è quello che ha scelto la Regione. Le azioni cardine, col significato immaginabile, sono definite nella delibera CIPE 1/2009. La tabella è qui, noi ci limitiamo ai colori altrimenti diventiamo noiosi, e vogliamo parlar d'altro.

http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/%EF%BB%BFPiazze%2C_giardini%2C_strade%2C_edifici..._Lavoro_per_tutti!#body

giannini e d'avanzo

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/26/news/vincitori_vinti_banda_larga-2433133/

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/26/news/prova_menzogne-2433189/

2010?

Può tuttavia accadere che un gusto eccesivo per i bene materiali porti gli uomini
a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita
di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.
Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà
e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.

Preoccupati solo di far fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che
unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri. (...) Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi
del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un pò di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto!
Una nazione che chiede al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi un uomo pronto ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.

Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tirannegiando a loro piacimento sui costumi, tanto non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.

Alexis de Tocqueville, 1840

giovedì 25 febbraio 2010

Sesso e insulti: gli amici della Bonino

Sesso e insulti: gli amici della Bonino: "

Il manifesto per le Regionali del regista porno Tinto Brass, candidato radicale in Veneto: "Lotto contro i partiti e il Vaticano". Bernardini: non ci si scandalizza per chi ogni giorno disprezza la democrazia

Fiorani al pm: "Ecco i politici che ho pagato"

Fiorani al pm: "Ecco i politici che ho pagato": " Da Dell’Utri a Calderoli; da Brancher a Grillo: 100-200mila euro elargiti dal banchiere imputato a Milano nel processo Antonveneta

Il banchiere che nel 2005 diede l’assalto alla finanza italiana è rilassato, nel suo completo gessato grigio. Gianpiero Fiorani, allora amministratore delegato della Popolare di Lodi, oggi imputato nel processo Antonveneta, si è lasciato alle spalle l’euforia del banchiere vincente, ma anche la disperazione dello sconfitto che tenta due volte il suicidio. 'Dopo le vicende che mi hanno coinvolto, si diventa come degli appestati. Prima ero centrale nel sistema, poi c’è la morte civile, tutti quelli che hanno avuto a che fare con me e che sono stati beneficiati da me sono spariti. Come fossi un lebbroso e avessero paura del contagio'. Interrogato in aula, a Milano, dal pubblico ministero Eugenio Fusco, racconta la sua verità. Il legame fortissimo con il governatore di Bankitalia Antonio Fazio. I rapporti incrociati tra il suo assalto ad Antonveneta e l’assalto dell’Unipol di Giovanni Consorte a Bnl ('Io do una mano a te, tu dai una mano a me'). Ma soprattutto gli intrecci con la politica, con gli uomini dei partiti informati sulle scalate e 'oliati' con i soldi della banca.

Il politico più interno all’operazione è il senatore di Forza Italia Luigi Grillo, vicinissimo a Fazio e ufficiale di collegamento tra il governatore e Fiorani. 'Gli ho dato 100 mila euro, poi altri 200 mila, poi altro ancora. Su un conto aperto alla Popolare di Lodi per operazioni finanziarie sui derivati. Un aiuto per le sue spese elettorali'. Una parte dei soldi finisce al senatore Marcello Dell’Utri. 'Sì, 100 mila euro: Grillo me li chiese espressamente per il senatore'. Ma poi, chiede Fusco, gli sono effettivamente arrivati? 'Certamente, perché Dell’Utri mi ha ringraziato'.

Altri soldi vanno al deputato di Forza Italia Aldo Brancher: 'Mi chiese un contributo perché aveva perso dei soldi investiti in un’azienda. Gli diedi 100 mila euro, su un conto corrente intestato alla moglie. Altri 100 mila glieli diedi per Roberto Calderoli, l’esponente della Lega nord'.

I soldi servivano a rinsaldare il trasversale 'partito del governatore' contro i nemici di Fazio (Giulio Tremonti, Bruno Tabacci, Giorgio La Malfa...) che volevano far passare in Parlamento il mandato a termine per il governatore della Banca d’Italia. 'Anche la Lega era acerrima nemica del governatore', ha ricordato Fiorani, 'ma poi ha cambiato idea': dopo che Fazio e Fiorani portarono a termine il salvataggio di Credieuronord, la banca della Lega che era 'sull’orlo del fallimento'. Altri soldi, ricorda Fiorani, sono arrivati a un personaggio a cavallo tra la politica e la finanza: Fabrizio Palenzona, massiccio esponente della Margherita e banchiere di Unicredit: 'Due bonifici, più versamenti in contanti. Sul conto Radetzky, presso la filiale di Montecarlo della Banca del Gottardo'.

Fiorani prova a tirare le somme della sua esperienza: 'Cosa non rifarei nella vicenda Antonveneta? Non ho nulla da rimproverarmi. Come si poteva rinunciare a un progetto così importante?'. Il banchiere lo racconta come una grande operazione finanziaria compiuta sotto l’ala di Fazio, fautore dell’'italianità delle banche' da strappare ai compratori stranieri: 'Gli ho sempre detto tutto, se mi avesse comunicato che c’erano problemi, avrei subito consegnato le azioni Antonveneta agli olandesi, realizzando una bella plusvalenza da 280 milioni di euro. Sarei diventato il banchiere con la più alta liquidità in Italia. Invece Fazio mi ha usato e adesso scarica tutte le responsabilità su di me'. Informato di ogni passaggio, secondo il banchiere di Lodi, anche il presidente della Consob, l’agenzia di controllo della Borsa, Lamberto Cardia. E gli scalatori avevano dalla loro parte anche un giudice del Tar del Lazio, Pasquale De Lise.

Alleato prezioso, perché proprio il Tar doveva decidere su un esposto degli olandesi di Abn-Amro, che i “concorrenti” di Lodi volevano a ogni costo bloccare. A un certo punto, nell’estate 2005 tra gli scalatori si diffuse la paura di essere intercettati. Chi li avvisò che i telefoni erano sotto controllo? Segnali arrivarono a un alleato di Fiorani, Stefano Ricucci, 'messo in allarme dal senatore Giuseppe Valentino', di An, ex sottosegretario alla Giustizia. Ma si allarmò anche la moglie di Fazio, Cristina Rosati. Racconta Fiorani: 'Mi rivelò che il suo telefono era sotto controllo, e mi disse che gliel’aveva riferito Paolo Cirino Pomicino, che era in contatto in ambienti romani con esponenti dei servizi segreti'.



Da il Fatto Quotidiano del 25 febbraio"

Hynix names CEO, remains in limbo

Hynix names CEO, remains in limbo: "Creditors of South Korea's Hynix Semiconductor

Il firmware 4.0 per iPhone arricchirà la sezione foto?

Il firmware 4.0 per iPhone arricchirà la sezione foto?: "




Continua la caccia al tesoro degli sviluppatori che hanno messo le mani sull’ultima SDK per iPhone e iPod Touch. Tra gli elementi grafici trovati ci sono alcuni interessanti riguardanti il telefono di Apple. Precisamente le funzioni taglia e ruota.


Dal firmware 4.0, quindi, dovremmo avere una sezione Foto arricchita di nuove opzioni. Vi ricordo che negli ultimi mesi si sono avanzate le ipotesi della presenza di una fotocamera da 5 Megapixel, il flash e la registrazione HD a 720p per l’iPhone 4G.


[via 9to5mac]


Articolo tratta da: Melamorsicata.it

Il firmware 4.0 per iPhone arricchirà la sezione foto?

Il presidente della Corte costituzionale dice

http://www.corriere.it/politica/10_febbraio_25/amirante-corte-costituzionale-non-ha-colore-politico_48ac24e2-21f7-11df-8195-00144f02aabe.shtml
"Soprattutto perchè - spiega - la nostra Costituzione «rigida» comporta «tempi diversi da quelli di una legislatura e comporta l'abbandono della teoria» di ideologia giacobina «secondo la quale il popolo, esprimendo la volontà generale, può in ogni momento cambiare tutti i principi e le regole della propria convivenza». Non è così - avverte Amirante - soprattutto se si considera che l'art.1 della Carta nel prevedere che la sovranità appartiene al popolo, subito dopo stabilisce che questo la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."

Le CompactFlash entrano nell'era petabyte

La CompactFlash Association ha rilasciato una nuova versione della sua specifica che migliora sia capacità che velocità delle schede CF. La capacità massima supportata è ora nell'ordine dei petabyte.

Da Punto Informatico:
http://punto-informatico.it/2818566/PI/News/compactflash-entrano-nell-era-petabyte.aspx

mercoledì 24 febbraio 2010

Ma Street-View è davvero un problema?

Ma Street-View è davvero un problema?: "

La scorsa settimana ho dovuto avventurarmi tra le vie di Hannover per raggiungere una conferenza stampa. Google Maps è come noto un Tuttocittà mondiale di straordinaria efficacia. A parte l’ira suscitata tempo fa in qualche cartografo, il programma non è ancora finito nel tritacarne politico anti-Google.


Si dà il caso, però, che la visione aerea delle vie non mi aiutasse un granché nel rintracciare effettivamente la destinazione. Nella mia città, Torino, ogni qual volta abbia bisogno di verificare dove si trovi quel determinato numero civico o che aspetto abbia il palazzo presso il quale devo recarmi, Google mi offre anche il servizio “Street-View”. Qui in Germania Street-View ha incontrato molti ostacoli e sta provocando ormai da qualche settimana un’ondata di polemiche, a mio avviso del tutto ingiustificate. Nell’ordine il ministro della Giustizia, la liberale (sic) Sabine Leutheusser-Schnarrenberger e la cristianosociale Ilse Aigner hanno frontalmente attaccato la società di Mountain View per la natura lesiva del programma in termini di diritto alla riservatezza: “Il privato viene trascinato in pubblico, senza alcuna possibilità di difendersi e senza che nessuno possa controllare lo sviluppo di un tale sistema”, ha commentato indignata la signora Aigner.


Non starò a citare la contraddittorietà di un governo, che pretende di agire in nome della riservatezza dei propri cittadini, acquistando cd rubati contenenti i numeri di contocorrente di presunti evasori fiscali, così come non intendo citare tutte le leggi approvate negli ultimi anni nella Repubblica federale che hanno brutalmente ridotto la privacy dei cittadini. Dal salvataggio di tutte le conversazioni telefoniche a fini penalistici, allo sguinzagliamento di Trojan informatici per individuare terroristi. Non lo farò. Sarebbe da polemichetta spicciola.


Ora, “Street-View” è un servizio, il cui fine è quello di rendere più agevole l’esistenza a migliaia di consumatori. Google stessa provvede a coprire il numero delle targhe e a rendere irriconoscibili i volti dei passanti. Vietare che un’automobile filmi e metta in rete immagini di una città avrebbe conseguenze logiche devastanti. Google no, ma foto e filmati messi online da semplici cittadini sì? Vietiamo di fotografare i palazzi delle città? Prima di scattare una foto, chiediamo a chi è intorno a noi di scansarsi dall’obiettivo? Conosco l’obiezione. Google ha un raggio potenziale di visitatori infinitamente superiore a quello che può avere un filmato amatoriale. Verissimo, ma ciò non cambia i termini della questione. Il fine perseguito da Mountain View è più che lecito. Laddove vi siano reclami, l’azienda stessa mette in bella vista indirizzo e numero di telefono del servizio-clienti. Io stesso, lo ammetto, sono rimasto piuttosto scosso, quando, sperimentando per la prima volta il programma, ho scoperto che parte degli interni di camera mia (in quanto al pian terreno) erano stati accidentalmente immortalati dalla telecamerina. Ebbene, ciò detto, non mi sono stracciato le vesti, né mi sono rivolto a chissà quale associazione dei consumatori perché prendesse le mie difese. Mi sono limitato a scrivere a Google, pregando che l’immagine venisse sfocata. Detto, fatto. Qualche giorno più tardi, il servizio clienti mi ha gentilmente avvisato che il fotogramma era stato addirittura rimosso.


Nella società di Internet pensare che l’accesso a nostri dati possa essere riportato agli standard di fine ottocento è folle ed è sinonimo di passatismo. Piuttosto è opportuno concentrarsi sulla trasparenza nell’utilizzo che di quei dati può essere fatto. Dire che Street-View è un regalo ai ladri d’appartamento è un po’ come sostenere che i palazzi di trenta piani rappresentano un incentivo al suicidio.


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Come sarebbe bello importare il modello americano degli appalti [La giornata]

Come sarebbe bello importare il modello americano degli appalti [La giornata]: "

“Riforma americana” delle istituzioni, del federalismo e perfino della legge elettorale. Poi ancora: “Modello americano” di partito e di class action. In Italia, tirare per la giacchetta gli Stati Uniti è un esercizio comune, ma finora nessuno ha pensato di fare (troppo) l’americano quando si è trattato di appalti. Eppure Washington, spiegano gli analisti, è la capitale della trasparenza.

Continua sul sito del Foglio.it

Mobile, una fotografia del mercato

Mobile, una fotografia del mercato: "Nuovo rapporto Gartner sul mercato della telefonia: Nokia/Symbian stravince, iPhone e Android brindano a crescite da capogiro mentre Microsoft, Linux e gli altri sembrano arrancare

Intel e i colossi dell'IT per il futuro degli USA

Intel e i colossi dell'IT per il futuro degli USA: "Promettono di investire miliardi di dollari per la crescita dell'industria e e per favorire il boom delle assunzioni tra laureati

Samsung is mass producing 4-Gbit DDR3 DRAM

Samsung is mass producing 4-Gbit DDR3 DRAM: "Memory chip vendor Samsung Electronics Co., Ltd., has announced it has begun mass production of a 4-Gbit DDR3 devices using 40-nm process technology.

Gartner: Chip revenue to rise 20% in 2010

Gartner: Chip revenue to rise 20% in 2010: "After declining 9.6 percent in 2009, global semiconductor revenue is expected to rise 19.9 percent in 2010, reaching $276 billion, according to market research firm Gartner.

Quest’uomo ha sbroccato.

Quest’uomo ha sbroccato.: "

Marco Travaglio ha sbroccato sul serio, ma per spiegarlo è necessario un riassuntino. Chi vuole si guardi o riguardi la lite ad Annozero su youtube (con Porro e Belpietro) oppure legga questo articolo del corriere.it ( http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_23/santoro-travaglio-tragedia_a780e44e-2058-11df-a848-00144f02aabe.shtml ). In coda a questo post c’è il carteggio Travaglio-Santoro.


Riassuntino mio: giovedì scorso, ad Annozero, c’era lui che stava parlando delle pericolose frequentazioni di Guido Bertolaso, dopodiché un interlocutore, Nicola Porro del Giornale, gli ha fatto notare che una pericolosa frequentazione poteva essere capitata anche a lui, dopodiché, lui, Travaglio, ha avuto una reazione oggettivamente spropositata e ha preso Nicola Porro a maleparole («liberale dei miei stivali», e anche peggio) dopodiché Maurizio Belpietro ha cercato pacatamente di tornare sull’argomento, dopodiché è stato preso a maleparole anche lui («raglia, raglia pure») dopodiché, complice Michele Santoro, alla fine Porro e Belpietro non sono riusciti a dire quello che volevano dire. In una pubblica lettera a Santoro, poi, Travaglio ha scritto che Porro e Belpietro «non sono giornalisti», «frequentano corsi specialistici», «passano a ritirare la paghetta», «se non si abbassano a sufficienza vengono redarguiti o scaricati dal padrone», del resto «non hanno alcun obbligo di verità», non temono denunce perché attingono a un berlusconiano «fondo spese», fanno «i froci col culo degli altri» e si divertono perché «sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda». Nel caso, rileggere.


Dopodiché Santoro l’ha mazzulato (vedi lettera) ma Travaglio, come stordito, ha ricominciato come se nulla fosse. In una sua rubrica su internet, e in una contro-replica sul Fatto, ha premesso che a Ballarò «hanno concesso a Bertolaso di farsi una serata di gala a spese del contribuente» e che comunque le cose che ha detto Bertolaso «sono stronzate, eppure gli è stato consentito di dire queste stronzate a Ballarò». Mentre ad Annozero, per contro, Porro e Belpietro hanno fatto «quello che fanno sempre, gli avvocati d’ufficio» e per il resto lo hanno calunniato: «Mi calunniano», «calunnia personale», «falsità, diffamazioni, calunnie». Sono tutte espressioni di Travaglio.

Ora, primo: rendetevi conto. Rendetevi conto della deriva di questo qui, l’unico giornalista della Terra. Sono tutti «merda», dicono «stronzate», manco Santoro va più bene. E neanche Di Pietro – ma qui lo perdoniamo.


Secondo: non c’è nessuna calunnia. Travaglio ha frequentato intimamente un poliziotto tre mesi prima che lo arrestassero perché vendeva notizie e prima che lo condannassero per favoreggiamento di un mafioso, un prestanome di Bernardo Provenzano. Nessuna calunnia: è Travaglio che ogni volta sposta il tiro e si difende da un’accusa che nessuno dei citati gli ha fatto: «Io di quelle vacanze ho documentato fino all’ultimo centesimo», ha scritto, «me le sono pagate io», «mi dovrei vergognare dopo che addirittura ho documentato tutto con gli assegni». Continua cioè a indignarsi, Travaglio, per una velata accusa che solo Giuseppe D’Avanzo di Repubblica buttò lì tempo fa: che si fosse fatto pagare le vacanze dal citato prestanome di Bernardo Provenzano, qualcosa cioè che nessuno ha mai scritto (su Libero e su Il Giornale) e che semmai è stata giudicata un’ipotesi ridicola e improbabile per esempio dal sottoscritto.


E allora qual è il problema? Il problema è che Travaglio, anche solo della frequentazione del tizio poi condannato, si vergogna come un ladro: «Mi ha detto che c’era un villaggio turistico», ha cercato di liquidare la faccenda l’altro ieri, «e sono andato a affittarmi una casetta dove, tra varie decine e decine di persone, c’era anche la sua». Si vergogna, cioè, che questo tizio gli abbia invece organizzato le vacanze, fatto pagare una cifra ridicola al momento del conto, prestato arredi e suppellettili per la casa disadorna, ci abbia giocato a tennis, e, con famiglia e figli, abbiano sguazzato nella – solamente – piscina del residence. Si vergogna di questo perché «ha una reputazione» e la sua purezza ne risentirebbe. Siamo vicini alla pazzia.


Terza e ultima questione. La scusa ufficiale per cui Travaglio ha sbroccato, a suo dire, sarebbe questa: gli interlocutori – per esempio quei venduti di Porro e Belpietro – divagano dal tema e parlano d’altro, senza contare che «se stai zitto autorizzi qualcuno a pensare che hai qualcosa da nascondere, se invece parli dovresti parlare per mezz’ora».  Ora: l’attinenza del tema l’ha già spiegata Belpietro su Liber e non sto a tornarci.  Va detto però che se anche Travaglio avesse ragione – e non ce l’ha – la cifra stilistica che lamenta è quella che lui ha perfezionato meglio di chiunque. Le puntate di Annozero in cui ha monologato di tutt’altro, rispetto al tema della serata, non si contano: dipende dal tema e dagli ospiti. Una volta, per dire, c’era Di Pietro che era sotto la lente perché gli avevano inquisito il figlio a Napoli: Travaglio fece un monologo su Previti e su Cirino Pomicino. La delegittimazione-divagazione è proprio il cuore del linguaggio travagliesco: «Il pregiudicato Caio», «l’ex socio di mafiosi Tizio», «il ladro latitante Sempronio», tutte liquidazioni da due secondi e che sì, è vero, se parli dovresti spiegare, «dovresti parlare per mezz’ora». Travaglio lo pretende solo per sé: altrimenti gli interlocutori tacciano, al limite non vengano invitati ad Annozero. Lui ha una reputazione. Non è come i giornalisti del Giornale che «prendono lo stipendio da un pregiudicato», ha scritto sabato a proposito di divagazioni, e non è «come quelli di Libero, che continuano a fare i direttori di un editore, Angelucci, che è stato arrestato due volte». Solo arrestato, tra l’altro, e non condannato: ma questo lo si specifica, qui, perché sono un servo e ho tempo, anche mezz’ora. Non ho una reputazione, non ce l’ha Angelucci, non ce l’ha nessuno dei migliaia che il nostro sputtana per mestiere. Ce l’ha Travaglio, la reputazione. Quale, però, forse non gli è chiaro.


***


Qui di seguito trovate  materiale.


Sono da poco passate le 22 e in studio c’è un filo di nervosismo: un paio di ospiti – Maurizio Belpietro di Libero e Nicola Porro del Giornale – stanno vincendo ai punti nel difendere Guido Bertolaso, definito a un certo punto «incapace assoluto» da Marco Travaglio che fiuta subito, però, d’aver fatto un autogol. «No no, Maurizio, intendevo un’altra cosa… », parlava cioè di «un signore che non si rende conto di chi sta nella stanza a suo fianco, di chi sono le persone di cui si circonda, e della inopportunità di instaurare rapporti di dimestichezza con… ». L’eresia è qui. Nicolo Porro, sottotraccia, gli dice: «Travaglio, dài, sarà capitato anche a te di frequentare persone che non si sarebbe dovuto frequentare», «assolutamente no… assolutamente no… e intanto io non sono il capo della protezione civile… ». Travaglio si è palesemente agitato ma Porro insiste, e allora ancora Travaglio: «Io non accetto questo tono intimidatorio, io non sono il capo della protezione civile… io non ho mai dato una lira pubblica… ». Porro: «Cioè, tutti possono accettare il tuo tono intimidatorio, mentre tu…?». «Ma vergognati, stiamo parlando di denaro pubblico». «Porro: «Ma stai calmo, stai calmo, prenditi un’aspirina…». Travaglio: «Questi liberali del cavolo… liberali dei miei stivali… ». Porro: «Due, aspirine». Travaglio: «Sei, un poveraccio, sei». Il pubblico applaude Travaglio, obviously. Volano anche un «cretino» e un «deficiente» sinché Santoro tronca: «Lui ci cade sempre in questa cosa», dice riferito al suo Marco, cui suggerisce: «Ma lasciali incitare, chissefrega… ci cadi sempre in questa cosa…». Poi manda un servizio che raffredda tutto. ma solo per un po’. Più tardi, infatti, dopo aver parlato di piscine olimpioniche lunghe 52 metri, ritorna il tema delle frequentazioni. Tocca Belpietro: « … se allora dobbiamo prestare attenzione a tutte le frequentazioni, forse noi dobbiamo spiegare ai telespettatori, a casa, che cosa è successo qui prima: ossia come mai Marco Travaglio si è tanto arrabbiato quando si è parlato di frequentazioni… ». Ma ricomincia il caos. Belpietro: «Tu, Marco, sei stato accusato da un tuo collega di Repubblica… ». Ma non riesce a dirlo, Travaglio vuole palesemente buttarla in caciara e Belpietro ne prende atto. Travaglio: «Ma parla sinché vuoi… raglia sinché vuoi… spiega perché Bertolaso… ». Belpietro «Tu sei stato accusato, volevo dire, di aver frequentato un signore che ha favorito la mafia… E tu non hai commesso nulla, ma…». Travaglio: «Siete fuori di testa… ma pensate ai vostri editori…». Pure Santoro nota il nervo scoperto di Travaglio,  gli dice di lasciar perdere ma il nostro non ci pensa neanche: «Che cosa devo fare, devo star qui a prendere gli insulti?, io me ne vado… che cosa devo fare?, non devo rispondere?». E Santoro: «E allora rispondi, facciamo un dibattito… perdiamo un’ora per spiegare il niente che è successo… perché Travaglio – così la racconta Santoro, seccato, rivolto al pubblico – ha frequentato un magistrato e un uomo di polizia quando non si sapeva che era condannato e un cavolo di niente… ». Questa la chiara spiegazione. Si passa ad altro.


***


Caro Michele,


ho riflettuto su quanto è accaduto giovedì ad Annozero. E, siccome è accaduto davanti a 4 milioni di persone, te ne parlo in forma pubblica. Parto da una tua frase dell’altra sera: “Parliamo di fatti”. Il punto è proprio questo. Si può ancora parlare di fatti in tv? Sì, a giudicare dagli splendidi servizi di Formigli, Bertazzoni e Bosetti. No, a giudicare dal cosiddetto dibattito in studio, che non è più (da un bel pezzo) un dibattito, ma una battaglia snervante e disperante fra chi tenta di raccontare, analizzare, commentare quel che accade e chi viene apposta per impedirci di farlo e costringerci a parlar d’altro.


La maledizione della par condicio, dovuta alla maledizione di Berlusconi, impone la presenza simmetrica di ospiti di destra e di sinistra. E, quando si tratta di politici, pazienza: la loro allergia ai fatti è talmente evidente che il loro gioco lo capiscono tutti.


Ma quando, come l’altra sera, ci si confronta fra giornalisti, anzi fra iscritti all’albo dei giornalisti, ogni simmetria è impossibile: quelli “di destra” parlano addosso agli altri e – quando non sanno più che dire – tirano fuori le mie condanne penali (inesistenti) o le mie vacanze con mafiosi o a spese di mafiosi (inesistenti). Da una parte ci sono giornalisti normali, come l’altra sera Gomez e Rangeri, che non fanno sconti né alla destra né alla sinistra; e dall’altra i trombettieri. Che non sono di destra: sono di Berlusconi. E non fanno i giornalisti: recitano un copione, frequentano corsi specialistici in cui s’impara a fare le faccine e a ripetere ossessivamente le stesse diffamazioni.


Invece di contestare i fatti che racconti, tentano di squalificarti come persona. Poi, a missione compiuta, passano alla cassa a ritirare la paghetta. E, se non si abbassano a sufficienza, vengono redarguiti o scaricati dal padrone. Non hanno una faccia e dunque non temono di perderla.


Partono avvantaggiati, possono permettersi qualunque cosa. Non hanno alcun obbligo di verità, serietà, coerenza, buonafede, deontologia. Non temono denunce perchè il padrone mette ogni anno a bilancio un fondo spese per risarcire i danni che i suoi sparafucile cagionano a tizio e caio dicendo e scrivendo cose che mai scriverebbero o direbbero se non avessero le spalle coperte. Come diceva Ricucci, che al loro confronto pare Lord Brummel, fanno i froci col culo degli altri.


Sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda. E ci tocca pure chiamarli colleghi perchè il nostro Ordine non s’è mai accorto che fanno un altro mestiere. Ci vorrebbe del tempo per spiegare ogni volta ai telespettatori chi sono questi signori, chi li manda, quali nefandezze perpetrano i loro “giornali”, perchè quando si parla di Bertolaso rispondono sulle mie ferie e soprattutto che cos’è davvero accaduto a proposito delle mie ferie: e cioè che ho documentato su voglioscendere.it di aver pagato il conto fino all’ultimo centesimo e di aver conosciuto un sottufficiale dell’Antimafia prima che fosse arrestato e condannato per favoreggiamento, interrompendo ogni rapporto appena emerse ciò che aveva fatto (i due trombettieri invece dirigono e vicedirigono i giornali di due editori – Giampaolo Angelucci e Paolo Berlusconi, già arrestati due volte ciascuno, il secondo pregiudicato – e non fanno una piega).


Ma in tv non c’è tempo per spiegare le cose con calma. E, siccome io una reputazione ce l’ho e vi sono affezionato, non posso più accettare che venga infangata ogni giovedì da simili gentiluomini. Gli amici mi consigliano di infischiarmene, di rispondere con una risata o un’alzata di spalle. Nei primi tempi ci riuscivo. Ora non più: non sai la fatica che ho fatto giovedì a restarmene seduto lì fino alla fine. Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta diventando ingombrante e dunque dannosa per Annozero. Che faccio? Mi appendo al collo le ricevute delle ferie e il casellario giudiziale? Esco dallo studio a fumare una sigaretta ogni volta che mi calunniano? O ti viene un’idea migliore?


Caro Marco,


risponderò con franchezza alla tua lettera che mi sembra venire da troppo lontano. Siamo diversi e con diverse opinioni su molte cose: legalità, moralità, libertà e televisione. Eppure forse proprio per questo siamo riusciti a diventare amici e, per un pezzo importante della nostra vita, a combattere fianco a fianco contro la censura. E’ questo l’unico vero miracolo compiuto da Silvio Berlusconi, aver intrecciato vicende professionali distanti come quelle di Biagi e Luttazzi, di Montanelli e di Sabina Guzzanti. La tua e la mia. Vivrei una tua decisione di prendere le distanze da Annozero con grande amarezza ma non per ragioni personali: perché sarebbe, in primo luogo, un torto fatto a un pubblico assai grande e, in secondo luogo, un ulteriore arretramento del confine del proibito che ormai comprende quasi tutti i fatti più scottanti riguardanti i potenti in Italia.


Non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile. Nel corso della mia lunga esperienza televisiva tanti miei amici e collaboratori hanno scelto o dovuto scegliere di percorrere altre strade. E’ stata sempre per tutti un’occasione di rinnovarsi, una sfida per allargare gli orizzonti di quel laboratorio del quale sentiamo comunque di continuare a far parte.


Già oggi il tuo raggio d’azione è enorme: scrivi quotidianamente per il Fatto (e non solo), hai un blog seguitissimo, hai una parte da protagonista nel blog di Grillo e riempi i teatri col tuo spettacolo su Tangentopoli. Potresti quindi fare tranquillamente a meno di Annozero, senza più esporti alla fatica e allo stress del corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti.


Una volta, quando avevi soltanto i tuoi libri, non facevi nessuna fatica ad affrontare quegli stessi “farabutti” che oggi, invece, ti appaiono interlocutori inaccettabili. Non Annozero, con i suoi milioni di ascoltatori, ma una qualunque televisione di provincia ti sembrava una buona occasione da non sprecare. Allora ero io che ti invitavo ad affaticarti di meno, a rendere più preziosa la comunicazione, a mettere un freno alla tua generosità, mentre lavoravo a migliorare le luci, la tua posizione in scena, i tempi del racconto e a inserirti più efficacemente nel contesto del programma.


Certo senza le tue straordinarie qualità di scrittore e narratore tutto questo non sarebbe servito a niente. Ma è servito. Nonostante Belpietro, Ghedini o Lupi. Loro sono sempre gli stessi. Tu sei cambiato. Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza.


Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d’Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell’Agcom. Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul “pollaio”. Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show. D’Arcais e Colombo sono convinti che debba regnare l’ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report , celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione.


Ora, sia ben chiaro, Report piace anche a me, e molto: lo ritengo altrettanto incompatile di Annozero con gli equilibri imposti dal conflitto d’interesse al sistema informativo. Ma non è l’unico modo possibile di fare inchiesta, come non lo era un tempo il documentario in stile Bbc. Noi proviamo a forzare la gabbia delle compatibilità, ad uscire dal seminato; per mettere a nudo le contraddizioni illiberali del palinsesto non ci accontentiamo di scavarci una nicchia alternativa. Siamo brutti, sporchi e cattivi. Raccogliamo meno consensi di Ballarò ma creiamo un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gelatina.


Perciò ho voluto e continuo a volere che, almeno per un po’ di minuti, tu occupi il centro della scena. Sei il simbolo di ciò che il recinto della televisione generalista non vuole più contenere, di tutti coloro che sono stati espulsi e non possono più rientrare. La prefigurazione di un cambiamento possibile. D’altra parte chi è espulso riesce anche a sopravvivere benissimo. Fuori dalla tv generalista l’industria culturale rende ancora possibili profitti importanti per chi produce contenuti forti; ma chi resta è meno libero e chi va via non entra più in contatto con una sterminata periferia, una enorme banlieue culturale nella quale resta confinata una buona metà della popolazione italiana. In questa periferia, almeno qualche volta, Annozero è entrato prepotentemente. Anche grazie a te, e ne vado fiero. E anche grazie a Maurizio Belpietro.


Tu, invece, pensi che Maurizio Belpietro – o Porro o Ghedini – siano soltanto un prezzo pagato alla par condicio, una legge di cui si parla senza conoscerla e di cui nessuno si occupa seriamente, quando per me rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile. Perfino ciò che è successo giovedì scorso dimostra che nel nostro studio nessuno può sapere in anticipo come andranno le cose. Noi per primi.


Report ha l’andamento di un film. Annozero assomiglia ad una partita di calcio, mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali. Quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale. Ed è questa la ragione per cui siamo costretti a inseguire lo spettatore meno affezionato ai nostri programmi, qualche volta perfino deludendo i fan. Il contrario esatto di quello che avviene a teatro.


In passato godevo nel vederti demolire le argomentazioni aggressive con l’ironia e con una precisione chirurgica: adesso chiedi tempo. Un tempo che la tv, a tuo parere, non sarebbe in grado di concederti. Quanto tempo per rispondere a contestazioni che si ripetono come una litanìa monotona e scontata? Cinque minuti? Mezz’ora? Una serata intera? Nella tua lettera potevi essere più esplicito nel criticare la mia conduzione. Io credo che tu non l’abbia fatto perché avresti dovuto aggiungere l’elenco dei “bellissimi servizi” da tagliare per fare spazio alle tue necessità.


Invece che di Bertolaso avremmo almeno saputo tutto di Travaglio? E la volta successiva cosa avremmo dovuto fare se si fosse ripetuta la stessa situazione? La risposta sembra interessarti poco: prima viene il tuo onore, la faccia, la verità. Dovremmo ripetere il disco della condanna per diffamazione pronunciata solo in primo grado, rivedere alla moviola il tuo certificato penale, per convincere l’universo mondo (compreso Belpietro) delle tue qualità morali che al nostro pubblico non sembrano per niente in discussione. Inoltre un giornalista condannato, si fa per dire, definitivamente per diffamazione smette di essere un buon giornalista? Penso proprio di no; come Schumacher che, se va una volta fuori pista, non smette per questo di essere un buon pilota.


Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale? Quali sconvolgimenti ha creato nella percezione che i nostri ascoltatori hanno di te questo genere di insinuazioni? Nessuno.


Le critiche, anche le più assurde, fanno parte del nostro lavoro, così come rispettare chi non la pensa come noi, non insultarlo, non delegittimarlo come interlocutore. E se sono gli altri ad aggredirci, dobbiamo rispondere come tu sai fare meglio di me, rapidamente e con le armi dell’ironia. Quando io non l’ho fatto ho sbagliato.


Siamo diversi ma apparteniamo entrambi al pubblico. Solo dal pubblico deriva la nostra credibilità. Perciò hai il diritto di proporti al pubblico come meglio credi, nella forma teatrale dei tuoi spettacoli (senza disturbatori) o, come mi auguro, nel percorso a ostacoli di Annozero. Sai che mi sono battuto con tutte le mie forze per includerti con un regolare contratto e non come un ospite occasionale nella nostra trasmissione. Sono fiero di poter dire che tu sei parte della Rai e del servizio pubblico. Come dovrebbero esserlo Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi e tanti altri. All’inizio di Annozero ero convinto che col nostro ritorno avremmo portato a casa una vittoria importante contro la censura e che presto il mondo sarebbe cambiato. Non è successo, anche se nel frattempo siamo diventati il primo programma di informazione.


Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi “trombettieri” ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrastato e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza. Cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell’onore prima della libertà: la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà. Mentre leggi e sentenze sono solo lo strumento essenziale per l’ordinato funzionamento della società.


Mi chiedi di mettere riparo agli abusi. Con l’esperienza che ho cercherò di inventare qualcosa per evitare l’uso di argomenti provocatori, le interruzioni ad arte, le offese personali. Quello che non posso prometterti è la verità.


La verità profonda di una persona, che si chiami Travaglio, Berlusconi o Santoro non la stabilisce un programma televisivo, non si raggiunge stilando con attenzione la lista dei buoni e dei cattivi. A quelli che sui vostri blog chiedono di definire una volta per tutte ciò che è vero abbiamo il dovere di rispondere che la verità è sfuggente, contraddittoria. La verità è una conquista faticosa e difficile. Per quanto mi riguarda spesso è un faccia a faccia. Tra me e me.


Caro Michele,


ti ringrazio per la tua risposta franca e affettuosa, ma temo di non essere riuscito a spiegare bene ciò che intendevo dire. Io non ho nulla da ridire sulla tua conduzione (in televisione il genio sei tu e io sono un principiante) o sul format della trasmissione. Ti ho semplicemente posto un problema, e l’ho fatto in forma pubblica perché molti mi dicono che, quando si attacca a litigare su cose che esulano dal tema del programma, cambiano canale: proprio perché l’imprevedibilità di Annozero si muta in prevedibilità quando alcuni guastatori sconvolgono l’assetto del programma seguendo un copione sempre uguale a se stesso.


E ciò deriva dal fatto che, secondo me, gli interlocutori che a te paiono “sempre uguali” sono cambiati: Porro e Belpietro erano sempre venuti a confrontarsi sui temi del programma e non si erano mai abbassati alla calunnia personale. L’altra sera la militarizzazione del fronte berlusconiano ha segnato un altro scatto in avanti e io, forse stanco e nervoso per conto mio, ho reagito in quel modo. E’ stato proprio l’avvilimento per quella mia reazione, che ha guastato il programma, a indurmi a scriverti in forma pubblica.


Non certo una richiesta di cambiare format (anche a me piace molto l’inchiesta giornalistica seguita dal tentativo di inchiodare i politici alle loro responsabilità). Né tanto meno una richiesta di censura o di epurazione per questo o quell’interlocutore, che non mi compete, ma soprattutto è lontana mille miglia dal mio pensiero. Io non ritengo “inaccettabile” nessuno, adoro essere contraddetto nel merito, anzi spero sempre che qualcuno mi dica che cosa c’è di sbagliato o di non vero in quel che dico: purtroppo prima i politici e ora anche i giornalisti preferiscono parlare di me e delle mie ferie, anziché di quel che dico.


Se facessi come loro, potrei ogni volta ricordare quanti soldi pubblici ci costa Libero di Belpietro o quante bufale (l’ultima, sul caso Boffo) pubblica il Giornale. Ma non lo faccio perché preferisco attenermi al tema della puntata.


Su un punto, com’è naturale, siamo profondamente diversi: sul modo di difendere la nostra onorabilità. Tu preferisci farlo in separata sede legale, liquidando pubblicamente con una battuta ironica le calunnie che ti vengono rovesciate addosso. Io invece mi prendo tutte le critiche di questo mondo, ma le falsità, le diffamazioni, le calunnie quelle no, non riesco proprio a farmele scivolare addosso: non nutro la tua stessa fiducia nel “pubblico” che saprebbe tutto e riuscirebbe da solo a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Quando milioni di persone sentono dire che frequento mafiosi, penso che una parte di esse si aspetti una reazione proporzionata alla gravità dell’accusa, e se la reazione non arriva si fanno l’idea che qualcosa di vero ci sia.


Purtroppo non tutti hanno Internet e non conoscono il blog voglioscendere.it dove ho già documentato per tabulas la falsità di quelle accuse. Per questo ho detto che occorrerebbe del tempo per rispondere. Ma quel tempo non te lo posso chiedere perché, nella partita di Annozero, sarei costretto a giocarne un’altra, privata. Di qui il mio disagio, che ho messo nero su bianco l’altro giorno.


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Voi che ne pensate?

Caro Marco, ti scrivo con franchezza

Caro Marco, ti scrivo con franchezza: "

Caro Marco,



risponderò con franchezza alla tua lettera che mi sembra venire da troppo lontano. Siamo diversi e con diverse opinioni su molte cose: legalità, moralità, libertà e televisione. Eppure forse proprio per questo siamo riusciti a diventare amici e, per un pezzo importante della nostra vita, a combattere fianco a fianco contro la censura. E’ questo l’unico vero miracolo compiuto da Silvio Berlusconi, aver intrecciato vicende professionali distanti come quelle di Biagi e Luttazzi, di Montanelli e di Sabina Guzzanti. La tua e la mia. Vivrei una tua decisione di prendere le distanze da Annozero con grande amarezza ma non per ragioni personali: perché sarebbe, in primo luogo, un torto fatto a un pubblico assai grande e, in secondo luogo, un ulteriore arretramento del confine del proibito che ormai comprende quasi tutti i fatti più scottanti riguardanti i potenti in Italia.



Non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile. Nel corso della mia lunga esperienza televisiva tanti miei amici e collaboratori hanno scelto o dovuto scegliere di percorrere altre strade. E’ stata sempre per tutti un’occasione di rinnovarsi, una sfida per allargare gli orizzonti di quel laboratorio del quale sentiamo comunque di continuare a far parte.



Già oggi il tuo raggio d’azione è enorme: scrivi quotidianamente per il Fatto (e non solo), hai un blog seguitissimo, hai una parte da protagonista nel blog di Grillo e riempi i teatri col tuo spettacolo su Tangentopoli. Potresti quindi fare tranquillamente a meno di Annozero, senza più esporti alla fatica e allo stress del corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti.



Una volta, quando avevi soltanto i tuoi libri, non facevi nessuna fatica ad affrontare quegli stessi "farabutti" che oggi, invece, ti appaiono interlocutori inaccettabili. Non Annozero, con i suoi milioni di ascoltatori, ma una qualunque televisione di provincia ti sembrava una buona occasione da non sprecare. Allora ero io che ti invitavo ad affaticarti di meno, a rendere più preziosa la comunicazione, a mettere un freno alla tua generosità, mentre lavoravo a migliorare le luci, la tua posizione in scena, i tempi del racconto e a inserirti più efficacemente nel contesto del programma.



Certo senza le tue straordinarie qualità di scrittore e narratore tutto questo non sarebbe servito a niente. Ma è servito. Nonostante Belpietro, Ghedini o Lupi. Loro sono sempre gli stessi. Tu sei cambiato. Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza.



Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d’Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell’Agcom. Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul "pollaio". Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show. D’Arcais e Colombo sono convinti che debba regnare l’ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report , celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione.



Ora, sia ben chiaro, Report piace anche a me, e molto: lo ritengo altrettanto incompatile di Annozero con gli equilibri imposti dal conflitto d’interesse al sistema informativo. Ma non è l’unico modo possibile di fare inchiesta, come non lo era un tempo il documentario in stile Bbc. Noi proviamo a forzare la gabbia delle compatibilità, ad uscire dal seminato; per mettere a nudo le contraddizioni illiberali del palinsesto non ci accontentiamo di scavarci una nicchia alternativa. Siamo brutti, sporchi e cattivi. Raccogliamo meno consensi di Ballarò ma creiamo un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gelatina.



Perciò ho voluto e continuo a volere che, almeno per un po’ di minuti, tu occupi il centro della scena. Sei il simbolo di ciò che il recinto della televisione generalista non vuole più contenere, di tutti coloro che sono stati espulsi e non possono più rientrare. La prefigurazione di un cambiamento possibile. D’altra parte chi è espulso riesce anche a sopravvivere benissimo. Fuori dalla tv generalista l’industria culturale rende ancora possibili profitti importanti per chi produce contenuti forti; ma chi resta è meno libero e chi va via non entra più in contatto con una sterminata periferia, una enorme banlieue culturale nella quale resta confinata una buona metà della popolazione italiana. In questa periferia, almeno qualche volta, Annozero è entrato prepotentemente. Anche grazie a te, e ne vado fiero. E anche grazie a Maurizio Belpietro.



Tu, invece, pensi che Maurizio Belpietro – o Porro o Ghedini – siano soltanto un prezzo pagato alla par condicio, una legge di cui si parla senza conoscerla e di cui nessuno si occupa seriamente, quando per me rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile. Perfino ciò che è successo giovedì scorso dimostra che nel nostro studio nessuno può sapere in anticipo come andranno le cose. Noi per primi.



Report ha l’andamento di un film. Annozero assomiglia ad una partita di calcio, mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali. Quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale. Ed è questa la ragione per cui siamo costretti a inseguire lo spettatore meno affezionato ai nostri programmi, qualche volta perfino deludendo i fan. Il contrario esatto di quello che avviene a teatro.



In passato godevo nel vederti demolire le argomentazioni aggressive con l’ironia e con una precisione chirurgica: adesso chiedi tempo. Un tempo che la tv, a tuo parere, non sarebbe in grado di concederti. Quanto tempo per rispondere a contestazioni che si ripetono come una litanìa monotona e scontata? Cinque minuti? Mezz’ora? Una serata intera? Nella tua lettera potevi essere più esplicito nel criticare la mia conduzione. Io credo che tu non l’abbia fatto perché avresti dovuto aggiungere l’elenco dei "bellissimi servizi" da tagliare per fare spazio alle tue necessità.



Invece che di Bertolaso avremmo almeno saputo tutto di Travaglio? E la volta successiva cosa avremmo dovuto fare se si fosse ripetuta la stessa situazione? La risposta sembra interessarti poco: prima viene il tuo onore, la faccia, la verità. Dovremmo ripetere il disco della condanna per diffamazione pronunciata solo in primo grado, rivedere alla moviola il tuo certificato penale, per convincere l’universo mondo (compreso Belpietro) delle tue qualità morali che al nostro pubblico non sembrano per niente in discussione. Inoltre un giornalista condannato, si fa per dire, definitivamente per diffamazione smette di essere un buon giornalista? Penso proprio di no; come Schumacher che, se va una volta fuori pista, non smette per questo di essere un buon pilota.



Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale? Quali sconvolgimenti ha creato nella percezione che i nostri ascoltatori hanno di te questo genere di insinuazioni? Nessuno.



Le critiche, anche le più assurde, fanno parte del nostro lavoro, così come rispettare chi non la pensa come noi, non insultarlo, non delegittimarlo come interlocutore. E se sono gli altri ad aggredirci, dobbiamo rispondere come tu sai fare meglio di me, rapidamente e con le armi dell’ironia. Quando io non l’ho fatto ho sbagliato.



Siamo diversi ma apparteniamo entrambi al pubblico. Solo dal pubblico deriva la nostra credibilità. Perciò hai il diritto di proporti al pubblico come meglio credi, nella forma teatrale dei tuoi spettacoli (senza disturbatori) o, come mi auguro, nel percorso a ostacoli di Annozero. Sai che mi sono battuto con tutte le mie forze per includerti con un regolare contratto e non come un ospite occasionale nella nostra trasmissione. Sono fiero di poter dire che tu sei parte della Rai e del servizio pubblico. Come dovrebbero esserlo Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi e tanti altri. All’inizio di Annozero ero convinto che col nostro ritorno avremmo portato a casa una vittoria importante contro la censura e che presto il mondo sarebbe cambiato. Non è successo, anche se nel frattempo siamo diventati il primo programma di informazione.



Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi "trombettieri" ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrastato e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza. Cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell’onore prima della libertà: la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà. Mentre leggi e sentenze sono solo lo strumento essenziale per l’ordinato funzionamento della società.



Mi chiedi di mettere riparo agli abusi. Con l’esperienza che ho cercherò di inventare qualcosa per evitare l’uso di argomenti provocatori, le interruzioni ad arte, le offese personali. Quello che non posso prometterti è la verità.



La verità profonda di una persona, che si chiami Travaglio, Berlusconi o Santoro non la stabilisce un programma televisivo, non si raggiunge stilando con attenzione la lista dei buoni e dei cattivi. A quelli che sui vostri blog chiedono di definire una volta per tutte ciò che è vero abbiamo il dovere di rispondere che la verità è sfuggente, contraddittoria. La verità è una conquista faticosa e difficile. Per quanto mi riguarda spesso è un faccia a faccia. Tra me e me.







Leggi la risposta di Marco Travaglio: Le critiche e le calunnie



Da il Fatto Quotidiano del 23 febbraio

"

martedì 23 febbraio 2010

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Il giorno dell'ipocrisia nel porto delle nebbie: "IL COMMENTO
Il giorno dell'ipocrisia nel porto delle nebbie
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...
L'ingegner Sridhar, un passato alla Nasa prima di fondare la Bloom Energy, sostiene di aver risolto questi problemi: le Bloom Box possono essere alimentate con gas naturale, biomasse o solare e il loro ideatore sostiene che, entro dieci anni, chiunque potrà acquistarne una spendendo al massimo 3 mila dollari

Microsoft e Amazon, è accordo: sta per arrivare il "Windle" ?

Potrebbe essere la contromossa all'iPad della Apple:

http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/02/23/news/kindle_microsoft-2402749/

Gli aereoporti piú strani del mondo

Da quello col passaggio al livello per le auto all'isola artificiale...

http://viaggi.repubblica.it/multimedia/da-osaka-alla-savoia-gli-aeroporti-piu-strani-al-mondo/23220332/1/1

Boicottiamo la Red Bull?

«Io costretta a licenziarmi perché ho avuto una bimba»

Diventa un caso la storia di Stefania Boleso, mamma-manager milanese costretta alle dimissioni al rientro dalla maternità. Dopo l’articolo di ieri, sono stati centinaia i messaggi di solidarietà come questo arrivati alla signora Boleso. Il racconto sul sito del Corriere è stato il più letto del giorno, con 115 mila clic e poco meno di 400 commenti. Due le parole chiave della vicenda. Coraggio: perché la dirigente non ha omesso il nome dell’azienda che l’ha spinta alle dimissioni, la multinazionale austriaca Red Bull.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_febbraio_23/costretta-licenziarmi-querze-bimba-1602520891860.shtml

nuova richiesta di arresto per un parlamentare

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/23/news/riciclaggio_di_denaro_sporco_56_arresti_in_manette_anche_scaglia-2400096/

Video: la server farm di Apple in costruzione nel North Carolina

Video: la server farm di Apple in costruzione nel North Carolina: "


Qualche mese fa vi parlai della server farm di Apple in costruzione in North Carolina. Oggi arriva il video dei lavori in corsi di questa struttura da 46.000 metri quadrati che, quando sarà completata per la fine dell’anno, costerà ad Apple 1 miliardo di dollari in 10 anni.


La società riceverà circa 54 milioni di dollari in incentivi e occuperà centinaia di persone. La struttura sarà utilizzata, probabilmente, per fornire servizi di cloud computing come MobileMe.


[via 9to5mac]


Articolo tratta da: Melamorsicata.it

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Grazie a loro mettiamo a disposizione le prime 5 matite Melamorsicata, il nuovo gadget 2010. Per averle basta scrivere che partecipate nei commenti e questa sera provvederò all’estrazione.


Articolo tratta da: Melamorsicata.it

Sconti fino al 44% su alcuni banchi di RAM di BuyDifferent




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lunedì 22 febbraio 2010

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