sabato 14 maggio 2011

Chi pagherà la multa di Minzolini?

Chi pagherà la multa di Minzolini?: "

Chi pagherà i 1oo mila euro di multa che l’Autorità di garanzia ha inflitto al Tg1 per manifesta faziosità? Non si tratta di una domanda capziosa, perchè il Tg1, o meglio il suo direttore, l’ha cercata, l’ha pretesa quasi fosse una medaglia al merito. L’Autorità, infatti, aveva già ammonito, tra gli altri, proprio quel Tg per una eccessiva presenza, sotto molteplici vesti, del presidente del Consiglio, e per aver oscurato i suoi avversari. Quel cartellino giallo è stato ignorato, anzi l’ex direttore Masi spese parole di elogio per il direttorissimo, e il medesimo Minzolini rivendicò la sua “imparzialità”. La multa, dunque, è stata cercata, bramata, quasi invocata, e finalmente guadagnata sul campo.


A questo punto, perché non completare l’opera e fargliela pagare di tasca sua? La nuova Rai potrebbe accogliere questo desiderio di martirio, questo sacrificio estremo ed invitare il sor Augusto a provvedere personalmente, del resto perchè mai si dovrebbero usare soldi pubblici per una sanzione scientificamente ricercata?


Quanto all’Autorità di garanzia, ci fa piacere che sotto la pressione di decine e decine di esposti, tra i quali quelli di Articolo 21, abbia finalmente deciso qualcosa, ma le sanzioni e i tempi compensativi sono arrivati a pochi giorni dal voto e dopo mesi e medi di violazioni conclamate e clamorose. Speriamo che sia il segnale di una svolta, anche perché lo stesso scempio è già in atto nei confronti dei quesiti referendari oscurati, resi incomprensibili, confinati in orari impossibili.


La stessa Rai non sta onorando gli impegni assunti. L’Autorità di garanzia e la Commissione di vigilanza vorranno far sentire, ora e subito la loro voce, o i tempi compensativi saranno disposti all’ultimo istante, quando il broglio politico e mediatico si saranno già consumati?

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Antonio Ingroia

Antonio Ingroia: "

Massimo Ciancimino non merita riguardi. E’ un personaggio da prendere con le pinze. Le sue dichiarazioni ai magistrati inquirenti vanno riscontrate con rigore, come - fino a prova contraria -è stato fatto. Ha sbagliato chi sui media ha contributo a farne un’icona dell’antimafia. Detto questo, è evidente che il suo arresto (peraltro richiesto dallo stesso magistrato che si vorrebbe inchiodare come un eversore) è stato sfruttato per colpire ulteriormente la credibilità di alcuni magistrati in prima linea, Antonio Ingroia in testa. Per due motivi: sabotare alcune inchieste scomode e creare un clima favorevole alla controriforma della giustizia che di fatto sottoporrebbe l’azione penale al controllo del potere esecutivo. Antonio Ingroia non va lasciato solo. Né lui né gli altri magistrati che, per il sol fatto di esercitare la propria funzione senza timori reverenziali, sono entrati nel mirino della macchina della diffamazione. Ripropongo qui la lettera che Gian Carlo Caselli ha recentemente scritto proprio su questi temi al Corriere della sera."

La vigliacca

La vigliacca: "


E’ incredibile che la coalizione capitanata da Letizia Brichetto in Moratti sia ancora elettoralmente competitiva. Dietro il belletto della propaganda, gonfiata a dismisura dai potenti mezzi economici di famiglia, il bilancio di cinque anni di amministrazione è un fallimento politico e un disastro morale, come documenta il libro bianco realizzato dallo staff di Giuliano Pisapia. Sono quasi vent’anni che la destra peggiore regna a Milano e in tutti questi anni la città è diventata un videogame per speculatori immobiliari e le istituzioni pubbliche sono state occupate con logica di clan. Si dice non a torto che Milano è l’epicentro del sistema Berlusconi e da qui deve muovere il cambiamento possibile. Domenica e lunedì si vota. Dopo quasi vent’anni di immobilismo, la possibilità di giocarsela al ballottaggio questa volta è concreta. Chi sta a Milano può darsi da fare in questi ultimi giorni per seminare informazione, invogliando le persone se non altro a non votare l’attuale amministrazione.

Il video si riferisce all’ultima sparata, di questa mattina, della signora Letizia Brichetto in Moratti. Approfittando di avere, per sorteggio, l’ultima parola a un confronto televisivo, evidentemente consigliata da qualche professionista della diffamazione, la sindaca ha mentito sul conto dell’avversario, per affibbiargli l’immagine di un estremista amico dei terroristi, ipocritamente invocando quella questione morale così disprezzata all’interno della propria giunta e del partito che la sostiene. Un gesto vigliacco, che tradisce una significativa dose di disperazione e toglie il velo di ogni residua dignità. Ma dopo la risposta ferma di Pisapia, che era necessaria, ora occorre evitare il polverone sul nulla, perché è questo che vogliono, e provare invece a inchiodarli al loro fallimento.

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Apologia di fascismo

Apologia di fascismo: "

Siamo sempre in attesa che il questore di Milano ci faccia sapere se accetta o rifiuta la nostra richiesta di incontro. Ormai è passato più di un mese dal momento in cui un suo collaboratore ci aveva promesso al telefono una risposta in tempi rapidi. Un mese in cui ulteriori abusi contro il dissenso si sono ripetuti. Intanto abbiamo appreso dai giornali che in un comissariato di Milano, in zona Città Studi, faceva bella mostra di sè una bandiera con la croce celtica. Si notava da una finestra aperta. L’ha fotografata un passante dalla strada. Insieme all’amico Dario Parazzoli abbiamo deciso di inoltrare un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Milano per verificare se in quel gesto sia ravvisabile, oltre che un segnale inquietante, un’ipotesi di reato."

Venerdi' 13 per Blogger

Venerdi' 13 per Blogger: "Black-out prolungato per la piattaforma blog di Mountain View. Un guasto tecnico dovuto all'aggiornamento pare sia l'origine del male. Il sito sta lentamente tornando alla normalita'. Nessuna perdita di dati registrata, per il momento"

Desktop Memory Shortage Possible in the Second Half of 2011

Desktop Memory Shortage Possible in the Second Half of 2011: " When it comes to predictions in a certain field of the IT market, those directly involved with it have just as much say, if not more, than market analysts, and it looks like one such prediction was made by Transcend.

The thing about the NAND Flash and DRAM memory markets is that they are often taken together and spoken of a... (read more)"

Chrome OS non è una distribuzione: si può scaricare solo Chromium OS

Chrome OS non è una distribuzione: si può scaricare solo Chromium OS: "

Chromium OSGoogle ha presentato ieri, nel corso dell’I/O 2011, il Chromebook: non tanto un singolo portatile, quanto una “linea” di laptop (prossimamente in distribuzione da Samsung e Acer) con Chrome OS. È stato subito evidente che il sistema operativo non sarebbe stato distribuito per l’installazione su hardware diverso da quello in vendita.


Lo stesso discorso vale per Chromium OS, considerato stabile da qualche settimana: neppure quest’ultimo sarà proposto in forma d’immagine scaricabile. Chi volesse comunque provarlo dovrà ricorrere, com’è stato finora, a build come Hexxeh. Oppure crearlo da sé, partendo dai sorgenti, con gli strumenti messi a disposizione da Google.


La scelta di Google è comprensibile, dal punto di vista commerciale: per Linux potrebbe rivelarsi un’occasione a metà. Chromium OS non è altro che una serie di overlay per Gentoo e potenzialmente sarebbe installabile su qualsiasi dispositivo. Non solo sui portatili. Sfruttando questo principio Google poteva competere con Microsoft.


Via | Google Chrome





Chrome OS non è una distribuzione: si può scaricare solo Chromium OS é stato pubblicato su Ossblog.it alle 09:00 di giovedì 12 maggio 2011."

Microsoft compra Skype: e la versione Linux?

Microsoft compra Skype: e la versione Linux?: "



Nelle ultime settimane si sono ricorse molte voci che alludevano ad un possibile acquisto di Skype da parte di Facebook. Sembra, invece, che a vincere la sfida per l’acquisto dell’azienda regina del VoIP sarà proprio Microsoft che sborserà una cifra vicina agli 8 miliardi di dollari.


Una quantità di denaro non indifferente, neanche per Microsoft, che probabilmente spera di tornare agli albori di un tempo cavalcando sul VoIP da quando i Software as a Service (SaaS) stanno guadagnando notorietà proprio sulle spalle dei suoi prodotti di punta ed il suo motore di ricerca, Bing, non riesce ad impensierire seriamente Google.


Da considerare anche la possibile partnership sui prossimi smartphone Nokia che saranno dotati di Windows Phone. Anche qui una mossa per provare ad agganciare Android di Google e iOS di Apple che stanno crescendo a ritmi più sostenuti dei concorrenti. L’integrazione sarà però complicata dalle possibili resistenze che potrebbero mettere in campo le varie Telco.





Arriviamo alla domanda principale. Cosa succederà a Skype per Linux? A qualcuno non interesserà molto perché in fondo si tratta di un software commerciale, ma per altri rappresenta un importante mezzo di comunicazione per mantenere contatti di amicizia o di lavoro con le moltissime persone che lo usano sugli altri sistemi operativi.


Da sempre il porting per Linux è stato considerato come un prodotto di serie B con funzionalità mancanti e problemi vari che venivano sistemati con eccessiva lentezza rispetto alla controparte per Mac Os X e Windows. Davanti a Microsoft ci sono quindi 3 alternative:



  1. Continuare a gestire il porting per Linux come un prodotto di serie B

  2. Decidere di sospendere del tutto lo sviluppo e concentrarsi sulle principali piattaforme

  3. Dedicare programmatori e tempo per portare la versione Linux al pari delle altre


Ok, lo ammettiamo. L’ultima l’abbiamo messa solo per completare le possibilità, ma non ci crediamo neanche lontanamente. L’azienda probabilmente sceglierà fra le prime due alternative. La mia previsione è che inizialmente continui a supportare la versione Linux lasciando aumentare il distacco con quella principale fino a decidere, magari fra un anno o due, di sospendere completamente lo sviluppo.


Purtroppo essendo un software proprietario nessuno potrà provare a riportarlo in vita. Ecco che vale sempre il suggerimento di cercare un altro sistema VoIP e cercare di far migrare amici e parenti sulla nuova piattaforma.


Via | ItWorld



Microsoft compra Skype: e la versione Linux? é stato pubblicato su Ossblog.it alle 16:59 di martedì 10 maggio 2011."

Peculato, Minzolini indagato per le spesecon la carta di credito aziendale Rai

Peculato, Minzolini indagato per le spesecon la carta di credito aziendale Rai: "

La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, per l’ipotesi di reato di peculato. L’inchiesta è quella sulle spese sostenute con la carta di credito aziendale a lui affidata dalla Rai ed è nata da due esposti: uno dell’Idv e l’altro presentato da un’associazione dei consumatori. Per gli inquirenti, comunque, l’iscrizione è un “atto dovuto”, alla luce di alcuni accertamenti che sono stati svolti, dei documenti acquisiti dagli investigatori della Guardia di finanza e degli atti relativi ad una indagine interna svolta dall’azienda di viale Mazzini. “E’ l’ennesimo attacco” ha commentato Minzolini, che ha ricordato come si tratti di un ‘atto dovuto’. Dalla “strumentalità politica più che evidente”, aggiunge, considerate le imminenti elezioni e che “l’indagine penale prende spunto dall’esposto di un partito politico, quello di Antonio Di Pietro”. Il direttore del Tg1 si dice “più che tranquillo” e precisa di aver “già ridato indietro alla Rai l’intera somma in questione” e aver “avviato nel contempo un’azione legale di rivalsa nei confronti dell’azienda”.


Per rappresentare la Rai, il direttore del Tg1 avrebbe spesso in quindici mesi 68mila euro, quasi il doppio del direttore generale e del presidente. Un eccesso che l’allora direttore Mauro Masi aveva tentato di limitare con una circolare che tagliava le spese del 30 per cento, ma che non ha potuto evitare un’indagine della Corte dei Conti. Il direttore della testata potrebbe essere convocato prossimamente in procura a Roma per fornire la sua versione dei fatti. Secondo la sua versione, Minzolini avrebbe ricevuto dall’azienda un benefit in cambio dell’esclusiva sul suo lavoro giornalistico. “A contratto già firmato il presidente Rai mi chiese di interrompere una collaborazione con il settimanale ‘Panorama’”, ne motiva l’origine il direttore. “Un benefit di cui ho goduto fino a quando, dopo 18 mesi e dopo aver approvato un bilancio – continua – il vertice Rai ha scoperto, per usare un eufemismo, che quel benefit non era compatibile con la politica aziendale”.


Un esempio delle spese sostenute da Minzolini - e della fattura presentata alla Rai – è un weekend che il direttore del Tg1 ha trascorso, tra agosto e settembre, in provincia di Grosseto. Alle terme di Saturnia Resort, dormendo in una ‘grand suite’ a 550 euro a notte. Una tariffa scontata di un terzo e decisa con l’amministrazione della struttura, raccontavano dall’albergo. Che, il 20 aprile, era stato ospite di un servizio del Tg1.

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Rai, Sgarbi recita la parte del censurato e al Fatto dice: “Mi state sui coglioni”

Rai, Sgarbi recita la parte del censurato e al Fatto dice: “Mi state sui coglioni”: "

Vittorio Sgarbi ora recita la parte del censurato. Improvvisa una conferenza stampa a Roma e non manca di insultare nell’ordine: Michele Santoro, Roberto Saviano, Vauro e, immancabili, Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano. La Rai, che paga la serie di 5 puntate del suo programma 1,4 milioni di euro a puntata più un milione di euro per il suo compenso, avrebbe posto al critico d’arte veti e condizioni difficili da accettare. Prima fra tutte quella di non andare più in diretta il 18 maggio con una puntata su Dio e la fede. “Ho saputo – dichiara Sgarbi – telefonando pochi giorni fa al direttore generale, Lorenza Lei, che la puntata dovrebbe essere registrata un giorno prima. Perché non pongono le stesse condizioni a Floris, Santoro, Saviano? Voglio essere trattato come loro, io tra l’altro, a differenza di Saviano, mi occupo di Mafia, lui di letteratura”. Ma non è tutto. L’ex sindaco di Salemi denuncia che il titolo della sua trasmissione, ‘Il mio canto libero’, va cambiato. L’ufficio legale della Rai ha eccepito che potrebbero sorgere problemi sui diritti d’autore con la vedova di Lucio Battisti e col paroliere Mogol.


Clicca qui per vedere il video incorporato.


A un cronista che gli contesta che Vauro e Travaglio per Annozero non vengono, addirittura, pagati, Sgarbi risponde così: “Santoro e Travaglio fanno la parte delle vittime, io, invece, sono lo stronzo. Vauro? Fanno bene a non pagarlo, vada a scuola di disegno”. Sgarbi, allora, ‘minaccia’: “Sono pronto a lasciare, però, mi devono trattare come hanno fatto con Enzo Biagi che ha avuto una buonuscita di 1,5 milioni di euro, io voglio 3 milioni di euro”. Peccato che Sgarbi non abbia mai ottenuto gli alti ascolti di Biagi.


Che l’ex sindaco di Salemi fosse teso per le sorti del suo programma, lo si era capito fin da mercoledì sera, quando le telecamere de ilfattoquotidiano.it lo avevano sorpreso, insieme al gruppo dei suoi autori ad inseguire il premier Silvio Berlusconi durante il ricevimento organizzato mercoledì pomeriggio dall’ambasciata d’Israele a Villa Miani a Roma, senza, però, riuscire a fermare il Cavaliere. A telecamere spente, ma non le nostre, l’ex sottosegretario ai Beni culturali al termine della conferenza stampa con un giornalista di Repubblica si lascia scappare: “Ah sei di Repubblica, pensavo fossi del Fatto, menomale perché quelli del Fatto Quotidiano mi stanno sui coglioni”.

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mercoledì 11 maggio 2011

Bin Laden e i complotti degli antiamerikanisti

Bin Laden e i complotti degli antiamerikanisti: "

Piazzale loreto, 29 aprile 1945: non ero ancora nato, ma so cosa è accaduto e so che avrei partecipato ai festeggiamenti – barbari, istintivi, giustificati e di popolo – per l’uccisione del Duce e l’esposizione del suo corpo alla folla. Avrei celebrato l’esposizione di quel corpo non per odio personale verso l’uomo Benito Mussolini, quanto per odio politico contro il capo e l’inventore di un regime dittatoriale e sanguinario.


Ecco perché quando il 2 maggio 2011 il presidente Barack Obama ha annunciato l’uccisione del capo di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, ho sentito dentro un moto di soddisfazione, un senso di giustizia fatta. Eppure non sono stato toccato direttamente dalle sue stragi contro le Torri Gemelle di New York, l’11 settembre 2001. Ne sono stato toccato indirettamente, attraverso l’esposizione mediatica della televisione. Stavo completando uno stage estivo alla rivista Internazionale, ed ero al lavoro in redazione. Fu un pomeriggio romano surreale quello, con gli automobilisti che mollavano la macchina in mezzo alla strada per entrare nei negozi e guardare alla tv “l’attacco all’America”, le Torri in fuoco, e quei corpi, quei corpi disperati di innocenti che si trovarono a dover scegliere tra una lenta morte fra le fiamme o l’ultimo salto della loro vita dal centesimo piano. Io quelle immagini me le ricordo bene, non c’è bisogno di YouTube per una volta. Me le ricordo e me le ricorderò per il resto dei miei giorni.


Sull’onda emotiva, l’intero mondo non integralista si strinse al fianco degli Stati Uniti d’America. Le teorie cospiratorie del tipo “dietro a tutto c’è la Cia” sarebbero arrivate più tardi.


Quando Barack Obama ha annunciato l’uccisione di Bin Laden sono invece partite subito le teorie dei “complot-tardi”, che se ne sono usciti con immaginifici dubbi del tipo “Secondo me non l’hanno mica ucciso”, “Perché non mostrano le foto del corpo”, “Come mai dicono di averne gettato il cadavere in mare” e via andando. Mentre sentivo alla radio uno dei campioni di queste teorie, il collega Giulietto Chiesa, spiegare i suoi clamorosi dubbi, mi dicevo: “Beh, se davvero alla Casa Bianca sono così fessi da aver diffuso una notizia falsa di queste dimensioni, è l’occasione d’oro per Al-Qaeda per sbugiardarli e fargli perdere ogni credibilità. Basta che Bin Laden compaia in video, con un giornale post-2 maggio 2011 in mano, denunciando la ‘vile menzogna dello stupido presidente americano’”. Puntualmente, Bin Laden in video non si è visto, e a fronte di una serie di pasticci comunicativi da parte della Casa Bianca (col cambio di varie versioni circa quella che con ogni probabilità è stata un’esecuzione sommaria del capo dei nemici), alla fine è arrivato l’annuncio ufficiale proprio di Al-Qaeda: “Bin Laden è morto”. Fine delle teorie dei complot-tardi, uno spererebbe.


E invece no. Giulietto Chiesa – che ora avrà cambiato idea sulla morte di Bin Laden – non si dà per vinto e continua a prendersela con Barack Obama e quegli americani che hanno festeggiato l’uccisione di Bin Laden. Ma diamine, Giulietto: un conto è indignarsi se qualcuno festeggia l’uccisione di 3000 innocenti, un altro è indignarsi se qualcuno festeggia l’uccisione della mente che ha organizzato la strage dei 3000 civili. Come si fa a mettere le due cose sullo stesso piano?


Ezio Mauro ha scritto che noi europei avremmo preferito vedere Bin Laden sottoposto a un giusto processo internazionale. Ma secondo il diritto, un “giusto processo” è quello nel quale si entra con la presunzione di innocenza e non si è colpevoli fino alla dimostrazione del contrario. Solo che non sarebbe esistito un giudice o una giuria neutrale contro Bin Laden in tutti gli Stati Uniti. E forse, azzardo, nemmeno in tutto l’Occidente. Si sarebbe allora dovuto organizzare un processo in Pakistan, o magari in Afghanistan, con una giuria composta anche da talebani integralisti, per essere proprio fair fair. Sono sogni, questi, e forse nemmeno così ideali. Perché Bin Laden era il Duce dei nemici ed è morto durante un’azione di guerra, non si è costituito a New York. È stato cercato per dieci anni, trovato, arrestato e poi ucciso. Proprio come Mussolini. E la gente che lui ha contribuito a far soffrire ha gioito di una felicità barbara, istintiva, giustificata e di popolo, proprio come quella del 29 aprile 1945. Non mi pare d’aver sentito la voce di Giulietto Chiesa levarsi contro i partigiani di Dongo che fucilarono Mussolini, né contro quegli antifascisti che gioirono della sua esposizione per i piedi.


Ne vogliamo parlare?

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Qt 5, Nokia illustra il suo piano

Qt 5, Nokia illustra il suo piano: "

Qt by NokiaQuando Nokia ha annunciato di aver scelto Windows Phone 7 per provare l’assalto al segmento degli smartphone in molti hanno temuto il peggio sia per MeeGo sia per Qt. Se per il primo c’è dietro un consorzio che vanta fra i nomi anche Intel e sembra stia prendendo piede nel car infotainment per Qt l’assenza di particolari notizie oltre alla vendita della sezione commerciale e vaghi progetti per il futuro facevano temere il peggio.


Finalmente qualcosa sembra si stia muovendo e così scopriamo che Nokia ha ancora piani per Qt ed ha spiegato cosa intende fare durante il percorso che ci porterà a Qt 5. La novità principale non è di tipo tecnico, ma è di tipo logistico. Le librerie non verranno più sviluppate a porte chiuse e poi rilasciate al pubblico, ma sarà tutto ben visibile fin dal primo giorno e non ci sarà alcuna differenza fra uno sviluppatore Nokia ed uno esterno all’azienda.


Ad annunciare la notizia è stato Lars Knoll che ha anche elencato i punti chiave dello sviluppo di Qt 5. Innanzitutto sarà necessario “rompere” la compatibilità binaria, mentre sarà mantenuta quella a livello di sorgente per la maggior parte dei casi. In ogni caso la transizione da Qt 4 a Qt 5 sarà meno traumatica rispetto a quanto avvenuto fra Qt 3 e Qt 4.


  • Le nuove librerie faranno un miglior uso dell’accelerazione messa a disposizione dalla GPU per creare effetti grafici anche in condizioni di risorse limitate.

  • La creazione di nuove interfacce grafiche sarà ulteriormente semplificata grazie all’utilizzo di QML e Javascript.

  • Rendere ogni applicazione connessa al web il più possibile con la possibilità, per esempio, di integrare contenuti web e servizi all’interno di ogni programma Qt

  • Ridurre la complessità ed il codice necessario per ogni port

  • Il target principale saranno X11/Wayland per Linux e poi, ovviamente, Mac e Windows


Le Qt 4 furono sviluppate quasi interamente da Trolltech e Nokia non fece altro che completare il lavoro e distribuire il tutto. Con Qt 5 la gestione sarà quella di un progetto FLOSS fin dall’inizio. Secondo i piani dell’azienda si dovrebbe arrivare ad una versione stabile e finale entro la fine dell’anno. Ora non resta che iniziare a lavorare.


Via | OsNews



Qt 5, Nokia illustra il suo piano é stato pubblicato su Ossblog.it alle 15:00 di martedì 10 maggio 2011."

Lettera con minacce al vicedirettore Porro: "Farai una brutta fine"

Lettera con minacce al vicedirettore Porro: "Farai una brutta fine": "

Una lettera di minacce è giunta ieri nella redazione del nostro quotidiano indirizzata al vicedirettore Nicola Porro. Nella missiva oltre ad una serie di insulti c’è scritto: "Farai una brutta fine fra mille dolori una pallottola in testa""

Fotomontaggio e offese (irripetibili) a Rosy Bindi da un candidato leghista

Fotomontaggio e offese (irripetibili) a Rosy Bindi da un candidato leghista: "

Rosy Bindi in abito da suora, affiancata da una scritta a doppio senso sulla cremazione. Con questo post pubblicato sul suo profilo Facebook, il candidato leghista Francesco Bellentani, in corsa per il Consiglio comunale di Finale Emilia, nel modenese, inciampa a pochi giorni dal voto, e fa sprofondare i toni di una campagna elettorale che – a detta di tutti – fino ad ora era stata “civile”.


Il post, che risale a lunedì scorso, giorno in cui il ministro della Difesa Ignazio La Russa a Modena a fare campagna per i candidati del centrodestra (si voterà in sei Comuni della provincia), non è sfuggito al Pd locale, che ha fotografato e diffuso privatamente la pagina tra gli iscritti. Finché non è scoppiata l’indignazione. “Sono parole vergognose che si commentano e squalificano da sole. Mi aspetto che non solo il diretto interessato, ma anche il candidato sindaco a Finale e il segretario provinciale della Lega nord, Riad Ghelfi, prendano le distanze da questo gesto e si scusino pubblicamente”, afferma il segretario regionale del Pd, Stefano Bonaccini, riferendosi alla frase (irripetibile) che accompagna il fotomontaggio della presidente del Pd. “Chi fa politica o si candida per avere un ruolo politico o istituzionale, non dovrebbe mai abbandonare il rispetto per gli avversari”, osserva.


Bellentani, oltre ad essere candidato a Finale nella lista del candidato sindaco Maurizio Poletti (appoggiato anche dal Pdl), è il segretario della Lega nord di Nonantola. “La politica ha bisogno di confronti sui problemi delle persone, e non sugli insulti gratuiti“, replica Bonaccini. Ma sotto a Ghirlandina, il post ha destato ancora più scalpore. “La volgarità del fotomontaggio messo in circolazione sulle pagine di Facebook da Francesco Bellentani non merita commenti: si commenta da sé”, tuona il segretario provinciale dei democratici, Davide Baruffi.


“Sbaglierebbe però chi pensasse che si tratti di un’intemperanza isolata, del solito folklore leghista. E’ invece sintomo di quel degrado della politica e del dibattito pubblico al quale ci ha abituati in questi anni la destra”, avverte, e poi spiega: “Quando dalle bocche dei suoi leader nazionali escono solo barzellette, oscenità e insulti nei confronti delle istituzioni, della sinistra, di chiunque osi criticare l’operato del Governo, è evidente che anche le ‘truppe’ si sentano autorizzate ad adottare lo stesso stile greve e fintamente popolare”.


Più in generale, a proposito di amministrative, “siamo impegnati in una campagna elettorale dura nei contenuti ma serena nei toni, a Finale come altrove – prosegue Baruffi – mi aspetto non solo che Bellentani si scusi pubblicamente di questa volgarità, ma che anche il candidato della destra, Maurizio Poletti, in questi giorni così impegnato a raccogliere il voto cattolico, prenda le distanze da questa improvvida sortita che strumentalizza l’abito religioso per offendere un avversario politico”. Secondo il coordinatore Pd di Finale Emilia, Andrea Ratti, si tratta di “un attacco vigliacco che dimostra in quale abisso culturale stia sprofondando la Lega. A questo punto, le scuse di Maurizio Poletti sono doverose: ma ha visto che personaggi candida nella sua lista?”.


Elena Boromeo

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Moratti calunnia Pisapia: “Ladro d’auto” Ma omette di dire che è stato assolto

Moratti calunnia Pisapia: “Ladro d’auto” Ma omette di dire che è stato assolto: "

Finisce con una querela per diffamazione aggravata l’unico confronto diretto tra i due candidati sindaco a Milano, Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. Il fair play di circostanza degenera sul finale, quando Moratti sa che tocca a lei chiudere e Pisapia non può ribattere. Così lo attacca: “E’ responsabile del furto di un furgone che sarebbe stato usato per il sequestro e il pestaggio di un giovane. Pisapia è stato amnistiato”. Un’accusa falsa. Come dice subito Pisapia, andandosene rifiutando di stringerle la mano, e conferma poi rendendo pubblica la sentenza di assoluzione del 1985. Ma ormai le telecamere sono spente.


Moratti omette di aggiungere che Pisapia è stato assolto da quelle accuse nel 1987. Il sindaco, infatti, ha fatto riferimento al primo grado, come ricostruisce e spiega Il Giornale che però omette, proprio come Moratti, i successivi gradi di giudizio che hanno portato Pisapia all’assoluzione per non aver commesso il fatto.


Una dichiarazione, quella di Letizia Moratti, che arriva proprio mentre il Capo dello Stato, incontrando i ragazzi delle scuole a Roma, invita a smetterla con “la politica come guerra”. Ed è, per l’ennesima volta, inascoltato. Come due giorni fa, quando Giorgio Napolitano chiedeva il “rispetto per la magistratura” e Silvio Berlusconi ripeteva che i pm di Milano “sono un cancro della democrazia da estirpare”.




La campagna elettorale è stata impostata così dal premier, che a Milano si gioca il tutto per tutto. E Moratti si è allineata. Il caso di Roberto Lassini, padre dei manifesti “fuori le Br dalle procure” e candidato nella lista del Pdl a sostegno di Moratti, l’aveva trovata non allineata. Il sindaco, infatti, aveva inizialmente condannato Lassini spingendosi fino a minacciare: “Siamo incompatibili, in lista o io o lui”. E’ stata in breve riportata ad allinearsi. Si è adeguata ai toni del premier. Ieri Berlusconi ha detto che “quelli di sinistra si lavano poco”? Oggi Moratti dà del “ladro d’auto” all’avversario. Che, a sentire il Pdl dunque, dovrebbe essere, in estrema sintesi, uno sporco ladro d’auto. La sentenza però dice un’altra cosa: Pisapia è “assolto per non aver commesso il fatto”. Moratti lo sapeva? Se non lei direttamente, ne erano a conoscenza gli uomini del suo staff. Perché era stato proprio Pisapia, scottato dal caso Aler che aveva coinvolto la compagna Cinzia Sasso, a raccontare in un’intervista tutta la vicenda. Ma non è bastato.


”Il sindaco Moratti alla disperata ha estratto la pistola e si è sparata sui piedi ma questa arroganza la pagherà, sono tentativi di colpi bassi come un pugile che non sa più dove colpire”, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Mentre per Emanuele Fiano “ormai tra la Moratti e Berlusconi non c’è più nessuna differenza. Nessun sorriso gentile può coprire il fatto che la Moratti ha usato nel faccia a faccia su Sky la calunnia nei confronti di Pisapia come strumento politico”, afferma. “Evidentemente la Moratti ha imparato dal suo capo-padrone che quando non si hanno idee e quando si presenta un bilancio totalmente insufficiente, allora bisogna calunniare l’avversario”. Lei, ha aggiunto, “che ha rubato a Milano cinque anni di sviluppo, di qualità della vita e di buon governo”. Mentre Pisapia, nel pomeriggio, ribadisce la falsità dell’accusa: “La Moratti ha messo in atto un killeraggio mediatico progettato a tavolino. La mia vita è trasparente e non ho mai commesso reati”.


Dal Pdl, dopo ore di silenzio, è arrivato un messaggio distensivo da parte di Maurizio Lupi. Il vicepresidente della Camera ha invitato a “evitare di alzare i toni, se si è incorsi in un errore, si chiede scusa senza crearne un caso”. In linea con la Lega. Davide Boni, presidente del Consiglio regionale lombardo, ha infatti suggerito come sia “importante abbassare i toni, evitando che ai cittadini arrivi un messaggio distorto e confuso”. Ma il sindaco uscente, in una conferenza stampa convocata a Palazzo Marino, ha insistito: “Io ho voluto solo indicare la differenza tra la mia storia personale che è quella di una persona moderata e quella di Pisapia che non ha un percorso politico moderato”. Non solo, ma Moratti ha accusato Pisapia di non essere leale. A chi le ha domandato se non ritiene una bassezza l’aver riportato una vecchia vicenda, il primo cittadino ha risposto: “E’ una bassezza anche dire che sono affiliata a poteri forti, soprattutto se poi non si dice a quali poteri”.


Persino il direttore di Libero, Vittorio Feltri, intervistato da Sky, ha criticato Moratti. “Ha sbagliato, sta facendo di tutto per perdere. Forse non ci riuscirà ma certo ce la sta mettendo tutta”, ha detto Feltri. Moratti “ha commesso uno sbaglio piuttosto grave, è caduta un’altra volta in errore”. Così, ha aggiunto, “come qualche pasticcio ha fatto nel corso della sua amministrazione. Ecopass, ad esempio, una tassa sui poveri. E, proprio in questi giorni, i lavori per le piste ciclabili su corso Buenos Aires, una delle strade più centrali e trafficate di Milano, riducendo le corsie, creando forti disagi. Non solo, ma il tutto per realizzare solo dei tratti ciclabili che non consentono di percorrere tutto il viale”, ha concluso.

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La deriva razzista dell’Europa

La deriva razzista dell’Europa: "di Guido Viale, da il manifesto, 10 maggio 2011Volevano liberare il territorio patrio, e quello delle nazioni conquistate - il loro Lebensraum - dalla presenza degli ebrei; per impedire che gli contaminassero razza e costumi; ma non pensavano ancora allo sterminio. Prima avevano cercato di chiuderli nei ghetti: ma «loro» erano troppi e ancora troppo [...]"

martedì 10 maggio 2011

Sicurezza, allarme WebGL e allerta Chrome

Sicurezza, allarme WebGL e allerta Chrome: "Scoperta un'insidiosa falla nella standard web che fornisce accelerazione grafica ai software di navigazione. E viene rivelato un clamoroso bug zero-day nel browser Google. Da confermare"

Nucleare, anche Mr Amazon nella partita

Nucleare, anche Mr Amazon nella partita: "Jeff Bezos avrebbe investito quasi 20 milioni di dollari in una startup specializzata nello sviluppo di un particolare tipo di fusione nucleare. Un progetto ambizioso e soprattutto verde"

bin Laden

bin Laden: "

I grandi dittatori, i grandi terroristi non sono – per natura e comportamento – persone normali. Ma una prima riflessione sul concetto di normalità, su quanto sia vago e variabile e frastagliato, mi viene dalla rapida sequenza di eventi cui abbiamo assistito e partecipato in questi giorni.



Prima, tutti a compiacerci, benevoli e soddisfatti, per le nozze reali di Londra. Un fatto romantico e di potere che ci ha portati d’improvviso nel mondo delle fiabe, con seguito di allegria generale. Il giorno dopo, la beatificazione di Giovanni Paolo II ha coinvolto credenti e non credenti in un’atmosfera mistica, spesso commossa, anche questa quasi fiabesca. Il giorno dopo ancora, l’uccisione – ambita, voluta, premeditata – di bin Laden ha di nuovo emozionato il mondo occidentale, come il lieto fine di una fiaba in cui il lupo cattivo paga le conseguenze delle sua azioni e viene giustamente punito per le sue colpe. I media non hanno affatto celato l’entusiasmo, addirittura l’allegria, per la morte improvvisa e violenta, voluta da altri uomini, di un individuo pericoloso quanto si vuole, crudele quanto si vuole, ma pur sempre un essere umano. Certo, tutto ciò è comprensibile, e forse anche giusto, ma dovrebbe far riflettere quando ci si scaglia contro il “relativismo” che contaminerebbe la nostra epoca.


Ciò detto, un interessante articolo sul New York Times di ieri spinge a altre riflessioni sulla banalità del male. I peggiori dittatori, tutti i più sanguinari terroristi, hanno in comune un’infanzia infelice, di violenze subite: e ripetono in grande il fenomeno ben noto alla psicologia - e appurato dalla sociologia e dalle cronache – per cui un bimbo maltrattato e seviziato diventerà a suo volta un maltrattatore, un seviziatore.


Bin Laden perse il padre a 9 anni, ucciso in un incidente aereo causato da un pilota americano; sua madre, quando lo ebbe, ne aveva 15. In famiglia era soprannominato “The Slave” e considerato pochissimo, nonostante le sue ricchezze, in quella che è stata definita “una famiglia araba nel secolo americano”. Punizioni severe. Estremamente timido, studente mediocre, non parve mai un ribelle, ma un tradizionalista che vietava le cannucce per le bibite in casa sua e si copriva gli occhi quando una donna entrava in una stanza. “Noi pensiamo a un leader del terrorismo come a un uomo duro e intimidatorio. Bin Laden era dolce e morbido, con una stretta di mano flaccida” ricorda l’estensore dell’articolo, Brooks: aggiungendo che durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan fu un corriere e un organizzatore più che un combattente: “Ripeto questi fatti personali, perché abbiamo la tendenza a vedere la storia come guidata da forze storiche profonde. E a volte lo è. Ma a volte è guidata da persone del tutto inspiegabili, che combinano caratteristiche difficilmente conciliabili, che sono in grado di perpetrare mali enormi anche se loro stessi sembrano del tutto patetici. Gli analisti trascorrono la loro vita cercando di anticipare le minacce future. In breve, Osama bin Laden sembrava vivere in un etereo mondo postmoderno, pieno di simboli e di significanti ma anche in un mondo crudele omicida di rabbia e di umiliazione. Anche l’analista di intelligence più brillante non poteva prevedere una creatura così strana, postglobalizzata e premoderna, né poteva immaginare che una simile creatura avrebbe potuto ottenere un tale potere.” Insomma, la sua vita sembra escludere la speranza di poter prevedere i comportamenti di alcuni leader, specialmente quelli che hanno a disposizione poteri e metodi estremi. Ma è davvero così?


Secondo me, e soprattutto secondo Alice Miller, non è così. La Miller, nata in Polonia nel 1923 e morta l’anno scorso in Francia, è stata una psicanalista, fra i maggiori esperti mondiali di come gli abusi psicofisici inflitti ai bambini, in particolare all’interno della famiglia, comportino effetti disastrosi nella crescita e nell’età adulta. Nell’ottobre del 2001, neanche un mese dopo l’attentato delle Torri Gemelle, scrisse: “Chiunque siano e per AscoltaTrascrizione fonetica


quanto terribili siano stati i loro crimini, nel profondo dell’animo di ogni dittatore, sterminatore o terrorista, cova il bambino umiliato che sono stati un tempo, un bambino che è sopravvissuto solo attraverso la completa e assoluta negazione dei suoi sentimenti di impotenza. Ma questa totale negazione della sofferenza una volta stabilita crea un vuoto interiore. Molte persone non svilupperanno mai una normale capacità di compassione. Di conseguenza hanno pochi scrupoli a distruggere la vita umana, né quella degli altri né il vuoto che si portano dietro dentro di loro. Dal mio punto di vista, e sulla base delle ricerche che ho fatto sulla storia dell’infanzia dei più spietati dittatori, come Hitler, Stalin, Mao e Ceausescu, il terrorismo in generale e i recenti orribili attacchi aerei contro gli Stati Uniti, sono tutte macabre ma precise dimostrazioni di quello che accade a milioni e milioni di bambini nel mondo.”


Hitler, Stalin, Mao e Ceausescu: tutti dittatori violenti e spietati, tutti ex bambini maltrattati: Hitler sviluppò un odio per suo padre, a causa dei crudeli maltrattamenti psicofisici ricevuti. Secondo molte fonti, Stalin veniva sistematicamente picchiato dal padre; anche Erich Fromm fa risalire a questa causa il male di Stalin, definito ”un caso clinico di un sadismo non sessuale”. Mao ebbe due fratelli morti durante l’infanzia e venne costretto giovanissimo a sposare una ragazza più grande di lui, che non accettò mai come compagna. Ceausescu, anche lui malmenato in famiglia, venne mandato a fare il ciabattino a 11 anni, a suon di sberle. E si potrebbe continuare a lungo.


“Nessuno viene al mondo con la volontà di distruggere”, prosegue Alice Miller: “Ogni neonato, indipendentemente dalla cultura, religione e origine etnica ha bisogno di amare e di essere amato, di essere protetto e rispettato. Questo è il suo progetto biologico. Se viene maltrattato attraverso un’educazione crudele svilupperà un desiderio molto forte di vendicarsi. Sarà portato a distruggere gli altri o se stesso ma sempre e solo per la sua storia personale e mai per ragioni genetiche innate. (…) Gli sterminatori, i serial killer, i boss della mafia e i dittatori che sono cresciuti senza testimoni soccorrevoli infliggeranno, da soli o in connivenza, lo stesso terrore su intere nazioni una volta che abbiano il potere di farlo. E non faranno altro che mettere in pratica ciò che hanno imparato dall’esperienza quando erano bambini piccoli. “ Tutto ciò non vuole, a mio parere, essere una giustificazione per nessuno: milioni di bambini maltrattati diventano brave e miti persone. E’ chiaro che in certe personalità dominanti si sviluppa, insieme all’accrescimento del potere, l’accrescimento della crudeltà, della mancanza di pietà.


Insomma, occorre scavare nel passato remoto degli uomini che arrivano a un grande potere, per poterne prevedere le mosse peggiori. Non dovrebbe essere difficile."

Qt, il kit di sviluppo e' 1.1

Qt, il kit di sviluppo e' 1.1: "Il colosso finlandese rilascia la nuova versione del SDK per il noto ambiente di sviluppo. Promessi tempi dimezzati e la commercializzazione di altri 150 milioni di smartphone Symbian nel prossimo futuro."

Oscar Giannino elogia il sistema Parma Ma dimentica il buco da 500 milioni

Oscar Giannino elogia il sistema Parma Ma dimentica il buco da 500 milioni: "

Dicono che coi bilanci in mano faccia miracoli. Dice di saper leggere i conti economici meglio di qualunque altro giornalista al mondo, ha competenze che spaziano dall’economia globale all’ambiente: memorabile il suo articolo di fondo dopo il terremoto in Giappone uscito sul Messaggero, come ricorda Marco Travaglio nel suo ultimo spettacolo. “Il Giappone ha retto, le sue centrali sono così sicure da sopportare il peggiore dei terremoti”. Stampata la prima pagina del giornale era già iniziata l’evacuazione da Fukushima nell’arco di trenta chilometri.


Per non smentirsi, Oscar Giannino, l’economista di riferimento del centrodestra, arriva a Parma ed elogia la macchina amministrativa parmense, una delle più disastrate d’Italia, con 500 milioni di buco (destinati a crescere) e il rischio di dichiarare bancarotta. Ma Giannino questo non lo reputa importante: recrimina l’utilizzo della spesa pubblica per coltivare il consenso (invitando, al contrario, a seguire la scia del modello tedesco); spara contro la politica, incapace di riformarsi; ma si dichiara anche tifoso dell’esperienza politica dell’amministrazione guidata da Pietro Vignali (in quota Popolo delle libertà).


Un economista di fama nazionale, Giannino, con una preparazione, dice lui, da far invidia ai più accreditati studiosi, nell’elogiare il sistema Parma, dimentica nel modo più assoluto che la città emiliana corre sul filo della bancarotta. Sembra non essere informato Giannino nemmeno dei guai giudiziari che passa l’amministrazione comunale con assessori indagati, il pericolo imminente di chiusura della Banca del Monte, rea di aver sborsato troppi soldi alle partecipate del Comune senza vedere mai il rientro, e una serie di iniziative discutibili, come il finanziamente da parte delle casse pubbliche di un film girato in loco e che ancora non ha visto le sale cinematografiche. Un dettaglio, questo. Al procuratore della Repubblica, Gerardo Laguardia, che ha l’indagine, non interessa se esca o meno nelle sale, il problema è con quale pretesto il Comune ordini di dare soldi a una società di Rita Rusic per un film girato a Parma, protagonisti vigili urbani, quelli che pochi mesi prima avevano massacrato scambiandolo per un pusher un giovane immigrato ghanese, Emmanuel Bonsu.


“Sono tifoso della vostra esperienza politica – ha avuto modo di affermare Giannino a Parma – che spero si diffonda anche in altre città. Iniziative come il quoziente familiare meritano pieno supporto. Meno Stato più società è uno dei cavalli di battaglia del sindaco. E regole fiscali che vadano a premiare il terzo settore, il volontariato, perché l’ambito pubblico non è più in grado di rispondere da solo a bisogni sociali crescenti”.


E ancora: “Gli elettori – ha detto – di centro destra aspettano da diciassette anni che Berlusconi intervenga sul fisco”. Lo afferma davanti al patrone di casa, organizzatore dell’iniziativa, Vignali, pur sempre uomo di Berlusconi. A dover dare credito alle parole di Giannino, che parla di estensione del modello civico parmense anche in altre città della penisola, rischieremo di trovarci con le amministrazioni tutte a rischio di default.


Ma i guai giudiziari non finiscono qui per Parma. Non si dimentichi che sono ben sette gli iscritti nel registro degli indagati, tra i quali figura anche l’assessore all’urbanistica Francesco Manfredi, per l’area dell’ex scalo merci di Parma, dove si stava costruendo il nuovo polo pediatrico della città. Secondo il giudice per le indagini preliminari Alessandro Conti la società proprietaria dell’ex scalo merci, la Stu Stazione e il Comune, non hanno provveduto a bonificare l’area pur sapendo dei livelli di inquinamento fuori legge. Cadmio, piombo, zinco e in particolare “rilevanti quantità di mercurio” oltre i limiti fissati dalla legge, sono infatti, le sostanze tossiche trovate nell’area del cantiere dai periti incaricati dalla procura dei rilevamenti.


E ancora di poche settimane successive l’inchiesta sull’area del Botteghino 2, per la concessione edilizia rilasciata dal Comune all’imprenditore edile Alfonso Cappetta, già indagato per truffa.


Senza contare le cupe prospettive di Banca del Monte di Parma, il cui buco si è allargato di 15 milioni di euro rispetto allo scorso anno, raggiungendo quota 55 milioni. Tra le cause del tracollo, è opportuno ricordarlo, ci sarebbero una serie di finanziamenti a società private, ma anche un prestito di 14 milioni alla società Alfa, partecipata del comune di Parma, mai tornato indietro."

lunedì 9 maggio 2011

Marchionne: Chrysler a breve restituirà il prestito, interessi compresi, a Stati Uniti e Canada

Marchionne: Chrysler a breve restituirà il prestito, interessi compresi, a Stati Uniti e Canada: " «Il potere del libero mercato in un'economia globale non è in discussione - ha detto l'ad di Fiat e Chrysler - Ma l'efficienza non è e non può essere l'unica cosa che regola la vita. Ci sono problemi più grandi per i quali il mercato non è in grado di offrire soluzioni»..."

Skype, decisione in arrivo. Anche Microsoft interessata

Skype, decisione in arrivo. Anche Microsoft interessata: " In lizza, in trattative separate, ci sono due colossi del web come Google e Facebook, pronti anche a rilevare il pacchetto del 65% in mano a investitori privati. Una svolta potrebbe arrivare a breve, forse già lunedì...

domenica 8 maggio 2011

Le belle donne a destra? Ma i moralisti a sinistra

Le belle donne a destra? Ma i moralisti a sinistra: "

La Russa esalta l’avvenenza delle candidate Pdl rispetto alle "brutte" del Pd Solo una battuta: è chi si scandalizza a offendere davvero la dignità femminile"

Bossi scippa piazza Maggiore: “Vinceremo” Tremonti: “Merola? Non siamo a Napoli”

Bossi scippa piazza Maggiore: “Vinceremo” Tremonti: “Merola? Non siamo a Napoli”: "

Accolto sulle note di Guccini, salutato dall’inno di Mameli, fatto commuovere da un Va pensiero assordante, arrivato in tutto il centro storico. E’ la serata di Umberto Bossi, arrivato a Bologna per lanciare Manes Bernardini, il candidato a sindaco leghista.


Contestato da trecento persone dei centri sociali e dei collettivi, osannato dai duemila e più che hanno affollato la piazza Maggiore fino dalle sette di sera, il ministro per le Riforme è arrivato e si è seduto accanto ai suoi nella piazza che fu il tempio esclusivo della sinistra. A seguire lo ha raggiunto, comparso da una strada secondaria, Giulio Tremonti, il più leghista del Pdl. Canti, abbracci, fischi. “Ma sono i pagliacci di Bersani”, dice il senatur dal palco, come se fosse in una Pontida qualsiasi invece che al centro di quello che era l’ultimo avamposto della sinistra, piazza Maggiore, appunto, Bologna.


“Ridiamo Bologna ai bolognesi” è il leit motiv della serata leghista. La piazza è circondata dalla polizia per l’occasione, soprattutto per il timore di proteste e contestazioni.


Bossi prima di trasformarsi in tribuno parla coi giornalisti. “Vinceremo al primo turno, il segreto è crederci ed essere costanti”. A chi gli domanda se il suo passaggio in città porterà 80 mila voti in più, come aveva detto due giorni fa Roberto Maroni, il senatur risponde schietto: “Io non ho purtroppo quelle capacità. Mi ricordo però l’ultima volta che venni qui, i centri sociali mi tirarono bottiglie di vetro piene d’acqua. Questo lo so bene, speriamo non accada questa volta”. Ne è passato di tempo dal 1994, diciassette anni, ma le contestazioni restano: “Tutta invidia, è cambiato il Paese grazie alla Lega”. “Il mondo cambia – continua – il problema è non cambiare di colpo, ma piano piano si può fare, come con il federalismo”.


Torna sul suo candidato, Manes Bernardini. “Dai dati che abbiamo Bernardini riuscirà a vincere, la sensazione è quella. Manes è un bravo ragazzo, quello che conta di più è avere a che fare con brave persone, con le quali la gente si può identificare. Lui può mantenere quello che dice è questa la forza della Lega Nord. La Lega è al governo e questo può essere utile per avere dei mezzi per portare avanti un progetto”. Impossibile espugnare la Rossa Bologna? “Non c’è niente che dura per sempre, a un certo punto bisogna cambiare”. E il ministro è convinto che sia questo il momento giusto, per “far tornare la politica del fare a Bologna”.


Se si guarda alla politica nazionale, invece, Bossi ha parole di stima per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un gentiluomo dice il senatur, che proprio oggi ha detto “no alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma”. E il leader del Carroccio appoggia le parole di Napolitano: “Se non difendi la legalità ti impantani. Non riesci più a capire dove vai. La legalità è fondamentale”. E poi, “dobbiamo anche ringraziare lui, il vecchio (riferito a Napolitano ancora ndr) se il Federalismo l’abbiamo conquistato”. Sulle parole di fuoco lanciate ieri dal premier Berlusconi nei confronti dei magistrati, afferma: “Se i magistrati sono un cancro da estirpare bisogna chiederlo a lui (Berlusconi, ndr). Io non penso quella roba lì. Penso che ogni tanto c’è qualcuno che rompe le scatole, ma non sono tutti uguali”.


È l’ora di salire sul palco. Le bandiere della Lega si alzano tra i tremila presenti, mosse anche da un vento che si abbatte improvvisamente sulla piazza. Tutti sul palco quindi: Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Rosi Mauro, Anna Maria Bernini, Giuliano Cazzola, Angelo Alessandri e Filippo Berselli che, da buon ex missino, intona Fratelli d’Italia a squarcia gola, mentre gli altri tacciono. Sul palco anche il governato del Veneto in trasferta, Luca Zaia.


Tocca a Tremonti, e il ministro ci va giù pesante: “Merola è un cognome del sud, e se continua così, a Bologna, il prossimo sindaco si chiamerà Alì. E i Baba’ se li porter à via Merola. Quando ho sentito parlare di primarie e mi hanno detto che aveva vinto un certo Merola pensavo di essere a Napoli, non a Bologna”.


“Manes sindaco di Bologna. Dopo 14 anni Bossi a Bologna, perchè la città deve tornare ai bolognesi”, debutta Rosi Mauro. Parte l’inno, sì, ma quello nazionale, fra i mugugni dei leghisti presenti: “Per come è messa l’Italia oggi mi vergogno di questo inno e di questo Paese”. Nessuno lo canta. Ma terminato l’Inno di Mameli il Va pensiero, per la gioia dei leghisti, suona in Piazza Maggiore. Mano sul cuore questa volta e fiato alle trombe per il senatur.


Appena la musica finisce prende parola, dopo 17 anni davanti ai bolognesi, Umberto Bossi. Non fa in tempo a parlare che già in sottofondo si sentono i fischi dei 300 contestatori tenuti a distanza dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Non oltrepasseranno le transenne, la serata finisce con una leggera carica per disperderli. Bossi la sua personalissima sfida con Bologna la rossa l’ha vinta, più difficile sarà il compito di Bernardini.

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Scozia indipendente, Gb: "Londra non impedirà che ci sia un referendum"

Scozia indipendente, Gb: "Londra non impedirà che ci sia un referendum": "

Dopo la vittoria degli indipendentisti scozzesi il Sottosegretario Michael Moore ha escluso ogni ricorso costituzionale in materia e sottolineato che la decisione su ogni vincolo legato al quorum è di competenza dell’elettorato scozzese"

Le Scozie d’Europa : Braveheart alla riscossa torna l'indipendentismo

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La vittoria dello Scottish National Party alle elezioni di Edimburgo rilancia politicamente gli eredi del "Braveheart". Un modello che fa sempre più proseliti"

2011-05-08 SINGAPORE, UNA SVOLTA DAL WEB? 8/5/11 - Singapore

2011-05-08 SINGAPORE, UNA SVOLTA DAL WEB? 8/5/11 - Singapore: "2011-05-08"

Il nuovo Grande gioco: da Bin Laden alla Cina

Il nuovo Grande gioco: da Bin Laden alla Cina: "di Marco D’Eramo, il manifesto, 4 maggio 2011In quel che è stato chiamato il Grande Gioco, non c’è dubbio che - finché era vivo - Osama bin Laden rappresentava una carta pesante in mano agli Stati uniti. Per anni agitare il suo fantasma (o persino il simulacro del fantasma) bastava a giustificare nuove invasioni, guerre [...]"

Scilipoti: "Il governo? Ma no, ho la mia canzone"

Scilipoti: "Il governo? Ma no, ho la mia canzone": "

Il grande escluso dal rimpasto: "Fiero di non avere poltrone, le prese in giro non mi toccano Quando il mio ex leader Di Pietro mi vede, scappa: per lui conta solo l’antiberlusconismo""

Napoli, “una munnezza di miracolo”

Napoli, “una munnezza di miracolo”: "

Clicca qui per vedere il video incorporato.


Nel capoluogo campano ci sono 3800 tonnellate di rifiuti a terra che ingombrano strade, parchi e panchine. Anche negli ‘ecopunti’, le aree per la raccolta di prodotti derivanti dal petrolio, si accumulano decine di sacchetti di ogni tipo. “Anche la spazzatura di quei cittadini che fanno la raccolta differenziata nei giorni prestabiliti – spiega Tommaso Sodano, consigliere provinciale di Napoli – finirà in discarica”. Non l’incuria dei napoletani quindi, ma l’inefficienza dei suoi amministratori porta al collasso il sistema delle discariche. Il presidente del Consiglio ha mandato di nuovo l’esercito per affrontare quella che continua a essere chiamata “emergenza” anche se dura da anni. Una mossa che serve più a salvare la faccia al candidato sindaco del Pdl, Gianni Lettieri, che a salvare la città. Video di Lorenzo Galeazzi

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Dossieraggio contro Bianca Berlinguer "Diffamata da anonimi con i vertici Rai"

Dossieraggio contro Bianca Berlinguer "Diffamata da anonimi con i vertici Rai": "In una nota il direttore del Tg3 parla di un documento che un giornalista del Tg1 ha inviato a dirigenti, delegati sindacali e operatori dell'informazione...

Crescent, quella coincidenza di date nei carteggi tra sindaco e sopraintendente

Crescent, quella coincidenza di date nei carteggi tra sindaco e sopraintendente: "

Il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (Pd)


Salerno – Ci sono curiose coincidenze di date dietro la contorta procedura di approvazione per silenzio-assenso del Crescent, il progetto di edificio alto più di 25 metri ed esteso circa 300 a firma dell’architetto spagnolo Ricardo Bofill. Una ‘mezza luna’ di cemento di fronte al mare di Salerno, una nuova Punta Perotti in salsa campana secondo i detrattori, che dovrebbe caratterizzare e delimitare la costruenda ‘Piazza della Libertà’ di fronte al mare e alla spiaggia di Santa Teresa. Un palazzone da destinare quasi interamente ai privati per appartamenti, negozi, aree di sosta. Per questa vicenda sono indagate tre persone, tra cui il sindaco Pd Vincenzo De Luca e l’ex soprintendente Giuseppe Zampino (Leggi l’articolo). Le coincidenze, per l’appunto. Il 10 dicembre 2008, data in cui il Comune di Salerno inoltra il progetto definitivo alla Soprintentenza di Salerno ed Avellino, è lo stesso giorno in cui Zampino trasmette alla stessa amministrazione comunale di organizzare un convegno e di allestire un archivio dell’architettura contemporanea. Il 2 marzo 2009, De Luca accoglie la richiesta e mette per iscritto che c’è una delibera di giunta con più di 500.000 euro pronti all’uopo. Proprio lo stesso giorno in cui Zampino dà il via libera definitivo al Crescent comunicando che le integrazioni richieste al progetto “sono arrivate”. “E’ normale – commentarono gli esponenti del Comitato No Crescent, il cui esposto ha avviato l’inchiesta della Procura di Salerno – che il soprintendente giudichi il progetto e intanto riceva i finanziamenti dal Comune”?


Forse sì, forse no. Comunque sono diverse le anomalie sulle quali gli inquirenti stanno lavorando. I pm Rocco Alfano e Guglielmo Valenti hanno in mano due informative della Compagnia dei Carabinieri, l’ultima risale al 22 febbraio scorso. Ma gli accertamenti proseguono e puntano anche a chiarire le dichiarazioni dell’organo regionale della Soprintendenza, secondo la quale, scrive il Comitato No Crescent, “solo le difficoltà operative proprie del periodo estivo avevano impedito l’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica comunale da parte della Soprintendenza locale”. La pratica, insomma, sarebbe spuntata fuori nel periodo meno adatto per essere esaminata, quando gli uffici erano vuoti per ferie.


Ma è l’intero iter che lascia più di un dubbio e il sospetto che un progetto di simile portata, che vede in ballo investimenti da decine di milioni di euro all’interno di un’area di 27.500 metri nel cuore della città, avrebbe meritato un’analisi più attenta e non un’approvazione per ‘silenzio-assenso’.


Febbraio 2008. La giunta De Luca approva il progetto della piazza e invia gli atti alla Soprintendenza territoriale competente. La quale deve esprimersi entro due mesi. Ma non lo fa. Perché mancano sia una relazione sulla tipologia architettonica scelta che i rendering, ovvero i modelli fotografici realistici.


Aprile 2008. L’amministrazione comunale invia la relazione ma non i rendering. La Soprintendenza a giugno invia tutto a un comitato tecnico scientifico del ministero. E’ in pratica il silenzio-assenso: bisognerebbe decidere entro due mesi, il comitato di solito ne impiega molti di più, e peraltro non produrrà alcun parere sul caso.


Dicembre 2008. Il Comune di Salerno approva il progetto definitivo di Bofill. Nuovo viaggio delle carte in Soprintendenza. E anche stavolta mancano i rendering, sostituiti da qualche foto di un plastico. La Soprintendenza si accontenta e dice sì nel marzo 2009.


Luglio 2009. Il neonato Comitato No Crescent fa ricorso alla giustizia amministrativa. In seguito proporrà ricorso anche Italia Nostra.


Novembre 2009. La Provincia di Salerno, guidata dal Pdl Edmondo Cirielli, si schiera contro il progetto del Comune e affianca il Comitato No Crescent nel ricorso al Tar.


2010. Il Comune di Salerno mette a gara il primo lotto funzionale del Crescent. La gara il 9 giugno è vinta dalla Co.Ge.Fer. spa di Ferrara con un’offerta pari ad € 15.015.000,00. Sconfitta l’ATI NewCo (Kla, Rcm costruzioni Rainone, Ritonnaro costruzioni srl e Favellato) che aveva offerto € 14.700.000,00. Ma il Comune nei mesi successivi non stende la convenzione per l’esecuzione dei lavori, poi assegnati all’Ati in un primo momento sconfitta.


2011. In un putiferio di ricorsi e controricorsi, sono 5 le liti giudiziari pendenti sull’operazione Crescent. Al Tar di Salerno ci sono i due ricorsi di Italia Nostra, quello del No Crescent e quello della Cogefer. Al Tribunale Civile di Salerno inoltre giace la citazione della Sist srl, la società milanese proprietaria dell’ex Jolly Hotel che andrebbe demolito per dare il via ai lavori. La Sist chiede 13 milioni di euro di danni al Comune per la mancata previsione nel bando del diritto di prelazione a favore dei soggetti privati presenti nel sub comparto relativo alla costruzione del Crescent.


Un gomitolo inestricabile. Ed ora l’inchiesta della Procura che, va specificato, al momento riguarda solo fatti commessi fino a tutto il 2008.

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Salerno, indagato il sindaco De Luca Al centro l’inchiesta sull’ecomostro marino

Salerno, indagato il sindaco De Luca Al centro l’inchiesta sull’ecomostro marino: "

SALERNO – C’è chi ne canta le lodi per la modernità e perché trasformerà la città in una delle capitali europee dell’urbanistica d’avanguardia. Chi invece lo definisce senza mezzi termini ‘ecomostro’ in fieri. E’ il Crescent. Il progetto di edificio a mezzaluna alto 28 metri ed esteso per circa 300 firmato dall’archistar catalano Ricardo Bofill, che in un prossimo futuro dovrebbe delimitare Piazza della Libertà a Salerno, in quella che sarà la piazza di mare più grande d’Europa. Ma la Procura di Salerno ha aperto un fascicolo su una vicenda assai controversa che ha spaccato in due la città e gli esperti. E’ notizia di queste ore che risulta indagato il sindaco Vincenzo De Luca, che in questi giorni è in campagna elettorale alla ricerca del secondo mandato consecutivo, il quarto negli ultimi 18 anni. Il primo cittadino, esponente del Pd, è sotto inchiesta insieme all’ex soprintendente di Salerno, l’architetto Giuseppe Zampino, e al direttore del settore opere pubbliche del Comune di Salerno, l’ingegnere Lorenzo Criscuolo. L’ipotesi di reato per i tre è concorso in abuso d’ufficio. Il Gip Elisabetta Boccassini ha accolto la richiesta dei pm Rocco Alfano di una proroga delle indagini, che proseguiranno almeno fino ad ottobre. Il procedimento penale è nato dalla denuncia del Comitato No Crescent presentata il 12 ottobre 2010, successivamente accompagnata da numerose osservazioni.


Gli esponenti del comitato nato per ostacolare la realizzazione del progetto puntano il dito sulla tempistica del silenzio-assenso fatto formare dalla Soprintendenza, sull’assenza di validi foto-inserimenti, sulle perplessità in merito alla soluzione progettuale mostrate dalla Direzione Regionale dell’ente di tutela. “L’organo regionale della Soprintendenza – afferma il Comitato No Crescent in una nota – aveva sottolineato come soltanto le difficoltà operative proprie del periodo estivo avevano impedito l’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica comunale da parte della Soprintendenza locale”. Mentre anche l’attuale soprintendente, Miccio, avrebbe espresso dubbi sull’opera.


La denuncia riguarda anche profili di ordine urbanistico, come l’assenza di un accordo di programma con la Regione Campania, una presunta carenza della Valutazione d’Impatto Ambientale, l’incompleta sdemanializzazione dell’area. “Abbiamo fiducia nella Giustizia sia penale che amministrativa”, è il commento dei legali del Comitato. “Stiamo battendo tutte le possibili strade giudiziarie per evitare la costruzione dell’ecomostro. A breve il tribunale amministrativo fisserà l’udienza nella quale avremo l’opportunità di discutere le molteplici illegittimità le quali, a nostro avviso, inficiano l’intera procedura”.


di Vincenzo Iurillo e Ferruccio Sansa

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Il Fatto insulta Wojtyla con una vignetta blasfema Ma i lettori si arrabbiano

Il Fatto insulta Wojtyla con unhttp://www.blogger.com/img/blank.gifa vignetta blasfema Ma i lettori si arrabbiano

Nel giorno della beatificazione, l'inserto satirico pubblica una vignetta di Manara in cui Wojtyla è ritratto in mezzo a donne nude. I lettori: "Indecente". Ma la redazione non si scusa

Santoro "deride" Vespa: "Vale un decimo di noi" E non lo lascia intervenire

Santoro "deride" Vespa: "Vale un decimo di noi" E non lo lascia intervenire: "

Il conduttore di Annozero : "Trucchiamo l'Auditel? Guardiamo i dati su internet. Noi siamo a 80mila. Porta a Porta? Diamogli 8mila se no si deprimono". Vespa: "Il sito è aperto da un mese e non è pubblicizzato""

Nel mondo, un’Era d’Oro e 9 ninja. E noi?

Nel mondo, un’Era d’Oro e 9 ninja. E noi?: "

Abbiamo eliminato Osama e le commodities da aprile scendono di prezzo, dopo mesi di segno contrario. Negli Usa l’economia cresce meno del 2%, poco per riassorbire i disoccupati. L’Europa continua a interrogarsi sull’eurodebito da ristrutturare e sul ruolo delle banche che scommettono sui CDS e così alzano gli spreads dei titoli pubblici. Nel mondo avanzato, le opinioni pubbliche continuano a rispondere con pessimismo ai sondaggi: non ritengono finita la crisi. Molti continuano a incolpare la globalizzazione. Ecco perché è salutare, che studiosi seri con metodica analisi sgombrino molti dei fumi che aleggiano. Nel mondo, non solo non c’è crisi ma si afferma un’Epoca d’Oro. Durerà decenni. Non ne siamo noi i protagonisti, ma impegnandoci ne saremo beneficiari eccome.


E’ il merito dell’ultima ricerca sui global growth generators nei prossimi decenni di Willem Buiter, il brillante olandese che, dopo anni di insegnamento alla London School, Cambridge Uk e a Yale, e uno dei più noti blogger di economia quando non era di moda, l’anno scorso è inopinatamente diventato capo del servizio studi di Citigroup, dopo un 2009 passato a dire tutto il male possibile delle grandi banche generatrici impunite della crisi. Lo studio di Buiter è elaborato con criteri rigorosi, sulla base di un data set di 58 Paesi che oggi realizzano l’85% del GDP mondiale. In base a sei classi di maggiori elementi da considerare per la crescita – investimenti fissi lordi, risparmio lordo, capitale umano e demografia, qualità delle istituzioni, apertura al commercio, reddito procapite di partenza – Buiter individua 9 Paesi come 3G, grandi generatori di crescita.


Sono, in ordine alfabetico: Bangladesh, Cina, Egitto, Filippine, India, Indonesia, Iraq, Mongolia, Nigeria, Sri Lanka e Vietnam. Tutti avranno di qui al 2040 tassi di crescita media di Pil procapite superiori al 5% annuo (le cifre sono elaborate a PPP, depurandole dal fattore cambio). Per la spallata di lungo periodo di questi 9 Paesi, la crescita mondiale annuale sarà del 4,6% di qui al 2030, e di un 3,8% nel ventennio successivo. Il GDP globale, dai 78 trilioni di dollari del 2010, salirà a 180 nel 2030, a 380 nel 2050.


Tutte le 9 locomotive sono in Asia. Si sommano Russia e Brasile ma con un contributo minore dovuto a minor capacità di formazione di capitale interno, al fatto che hanno già alzato di parecchio in questi anni il reddito procapite, e a una peggiore stima di miglioramento delle proprie istituzioni e mercato. Dei 9 ninja, 4 sono ricchi di materie prime e oggi molto poveri – Nigeria. Indonesia, Mongolia e Iraq – per questo hanno spettacolari possibilità di migliorare. Ma in realtà tutti e 9 sono poveri, oggi, visto che è la Cina ad avere il reddito procapite più elevato. Tutti hanno una demografia futura favorevole, tranne la Cina la cui popolazione in età di lavoro dopo il picco attuale comincia a scendere dal 2030: la Cina sarà prima vecchia che ricca. Se il suo Gdp supererà quello USA nel 2020 (col criterio PPP depurato del tasso di cambio, a tassi di mercato serviranno 8 o 9 anni in più ma il dato è fuorviante ai fini della capacità d’acquisto di beni analoghi). Anche dopo 40 anni di crescita molto sostenuta il prodotto procapite cinese sarà nel 2050 a malapena il 50% di quello medio americano. C’è una categoria aggiuntiva di “sorprese possibili”, che potrebbero venire da Paesi che hanno enormi possibilità di crescita partendo da livelli bassissimi di reddito, se solo le loro politiche avessero discontinuità forti e aperture al mercato: dalla Corea del Nord a Cuba, dall’Iran a Myanmar (ma anche Venezuela e Argentina).


Naturalmente, le previsioni sono corredate di una serie lunga di caveat: a cominciare dall’intensità energetica che non può essere quella del mondo avanzato attuale, serve un’economia più verde; continuando coi prezzi delle derrate agricole; e coi rischi che si verifichino crisi di sostenibilità finanziaria estera e sbilanci eccessivi nelle partire correnti, come avvenne nel 97-2000 per alcuni Paesi asiatici e Russia. Ma la tendenza di fondo è chiara. Una bella serie di Paesi oggi poveri e giovani, aperti al commercio e agli invesvtimenti mondiali, con una ragionevole stabilità e almeno un approssimativo libero mercato, a forte boom di risparmio e d’investimenti, con un capitale umano in forte miglioramento e buona capacità di generare infrastrutture, se non sono toccati dal cigno nero garantiscono al mondo una crescita più lunga e e incredibilmente maggiore di quella dei Paesi avanzati tra il 1953 e il 1975. Scusate se è poco. Cifre che danno torto ai nemici della globalizzazione. Cifre che danno ragion a chi pensa che o noi europei e italiani siamo capaci di correre, oppure è chiaro chi ci farà assaggiare la polvere.

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Wojtyla fu davvero un santo?

Wojtyla fu davvero un santo?: "Abbandonò al suo destino il vescovo Romero, abbracciò il carnefice Pinochet e difese il potere opulento dei Legionari di Cristo. Ma soprattutto il suo papato fu una crociata ininterrotta contro la modernità e l’Illuminismo.
di Paolo Flores d’Arcais, da L’Espresso
Karol Wojtyla è davvero un santo? Ha davvero praticato le quattro virtù cardinali e [...]"

La Chiesa intollerante di papa Wojtyla. Lettera di don Vitaliano Della Sala a Giovanni Paolo II

La Chiesa intollerante di papa Wojtyla. Lettera di don Vitaliano Della Sala a Giovanni Paolo II: "di don Vitaliano Della Sala
Avrei voluto scriverti quando eri in vita, ma ero sicuro che una mia lettera si sarebbe fermata tra le mani di qualche tuo solerte collaboratore. Oggi forse potrai finalmente leggermi: noi cristiani crediamo nella resurrezione dei morti, nella vita oltre la morte, e siamo certi che tu ora sei vivo, come [...]"

sabato 7 maggio 2011

“La Grecia uscirà dall’Euro” Atene smentisce le voci dello Spiegel

“La Grecia uscirà dall’Euro” Atene smentisce le voci dello Spiegel: "

Ci mancava solo Der Spiegel: il settimanale tedesco, che in questi mesi si è dimostrato sempre ben informato sugli sviluppi della crisi finanziaria europea, scrive che la Grecia è pronta a uscire dall’euro. E scoppia un comprensibile panico. Lo Spiegel parla di una riunione d’emergenza e segreta prevista in Lussemburgo tra Eurogruppo ed esponenti dell’Unione europea per discutere dell’intenzione del governo di Atene di uscire dall’area dell’euro e tornare all’originaria valuta del Paese, la dracma. Sul tavolo ci sarebbe anche il dossier su una possibile ristrutturazione del debito di Atene, che è un modo garbato per dire bancarotta. Il governo di Atene ha smentito subito: “Non ha senso, è impossibile”. Ma i mercati ci hanno creduto e l’euro è crollato subito dell’1 per cento sul dollaro.


Questa mattina sulle prime pagine dei giornali si sono riempite di smentite. Georgos Papaconstantinou, ministro delle Finanze greco, lo dice in una lunga intervista a La Stampa. Uscire dall’Eurozona e’ un evento impossibile, spiega, prima di tutto “perché non esiste il meccanismo per far uscire un paese dell’euro” e poi perché “le conseguenze sarebbero catastrofiche: il debito pubblico raddoppierebbe, il potere d’acquisto crollerebbe, le banche collasserebbero e precipiteremmo in una recessione da guerra. Non ha senso politicamente, socialmente, economicamente. Sarebbe un disastro che nessuno vuole davvero”.


La Grecia, aggiunge, si trova ora “nel mezzo del tunnel. E’ il momento piu’ complicato: troppo buio per ricordarsi dell’inizio, quando eravamo sull’orlo della bancarotta, ma anche per intravvedere l’uscita. Ma ci stiamo muovendo verso la luce”. Per raggiungere l’uscita non ci sono alternative “al piano di risanamento e alle privatizzazioni”. Se nel prossimo futuro non si centreranno gli obiettivi fissati e se i mercati non si saranno “tranquillizzati”, sottolinea, “c’è sempre una via d’uscita: la possibilità di chiedere che il Fondo europeo di salvetaggio Efsf compri i nostri titoli sul mercato primario. Quindi il problema dei 25 miliardi di euro di cui avremo bisogno nel 2012 potrebbe essere coperto dal Efsf. Noi ce la faremo. Ma altrimenti c’e’ un paracadute”."

Browser: giù IE e Firefox, su Chrome e Safari

Browser: giù IE e Firefox, su Chrome e Safari: "I dati Net Applications di aprile sull'utilizzo dei software di navigazione"

Linus Torvalds, l'intervista di LinuxFR

Linus Torvalds, l'intervista di LinuxFR: "



LinuxFR ha avuto l’occasione di intervistare Linus Torvalds e porgli alcune domande in vista del 20° compleanno della sua creatura.


Innanzitutto scopriamo che si diverte ancora molto a lavorare dietro al kernel e quando si arriva a parlare di GPL e dell’etica della licenza con il suo stile diretto come un treno si esprime chiaramente affermando che l’etica fa parte della dimensione privata e non intrinseca in una licenza. Arriva anche a dire che quando si utilizza questo motivo per obbligare una persona a fare in un certo modo si è certamente poco etici.


Ovviamente le sue parole esatte sono state molto dirette:


Whenever you use it as an argument for why somebody_else should do something, you’re no longer being ethical, you’re just being a sanctimonious dick-head.





Interessante anche la sua risposta relativa alla scarsa diffusione di Linux nel settore dei computer casalinghi. Infatti indica chiaramente che spesso il problema non è espressamente tecnologico quanto più sociale. Le persone vogliono qualcuno su cui poter contare in caso di problemi o anche semplicemente dei consigli.


Quando si arriva a parlare di systemd sembra essere interessato per il possibile miglioramento delle prestazioni, ma ha intenzione di vedere come si evolverà nel tempo il progetto. Qualche critica un po’ più velata viene lanciata al mondo della security che secondo Linus vede il mondo troppo bianco e nero mentre la realtà è differente perché ogni bug è pericoloso in determinate condizioni a prescindere da qualsiasi sistema sia implementato.


Una stoccata arriva anche per il progetto OpenBSD che secondo Linus è limitato per il suo approccio single-purpose che lo fa rimanere un sistema operativo di nicchia e quindi poco rilevante. Parole più calde sono destinate ad Android che, come un fork, ha avuto il merito di esporre alla luce alcuni problemi che ora dovrebbero essere stati corretti anche nel kernel principale.


Per concludere dopo quasi 20 anni il giudizio di Linus sui microkernel non è assolutamente cambiato e li considera solo come esercizi universitari che non possono avere successo nella prova pratica.


Via | LinuxFR



Linus Torvalds, l'intervista di LinuxFR é stato pubblicato su Ossblog.it alle 16:00 di mercoledì 04 maggio 2011."

La Russa: "Le donne elette con noi mai brutte come quelle della sinistra"

La Russa: "Le donne elette con noi mai brutte come quelle della sinistra": "La sortita del ministro a Milano durante una cena elettorale per la Moratti. Giorni fa il coordinatore lombardo del Pdl aveva ironizzato sulla Concia e la...

Libero e lo scoop bufala su Fini tanto amato da Belpietro

Libero e lo scoop bufala su Fini tanto amato da Belpietro: "

Emanuele Catino è un piccolo imprenditore di Andria, provincia triangolare – la famosa Barletta Andria Trani – a nord di Bari. Fino al 13 dicembre 2010 la sua vita è fatta di edilizia, olive e vino. Oltre a un’insana passione per la politica, con dichiarate simpatie berlusconiane.


In quei giorni di avvicinamento alle forche caudine della fiducia alla Camera, il bravo Catino vuole dare una mano a Silvio. Legge preoccupato i titoli dei giornali: governo in bilico e caduta del premier ormai possibile. Tutta propaganda e inutili allarmismi, si convince, decidendo di dimostrare all’Italia intera quanto sia facile manovrare i media per raggiungere un certo obiettivo. Ed ecco il piano: inventare una bufala colossale anti Berlusconi spacciandola a un giornale particolarmente reattivo.


La storia è da noir delle Murge, il destinatario un attento Maurizio Belpietro che ascolta prima al telefono e poi di persona la grande rivelazione: qualcuno sta organizzando un attentato contro Fini, da tenersi in caso di sfiducia alla Camera e prima delle – probabili – elezioni anticipate. Scopo ultimo dell’azione: far ricadere la colpa (e l’onta) su Berlusconi assicurando a Fini&nuovi alleati il successo alle urne.


La storia piace a Belpietro, che però non la pubblica subito. Il governo ottiene la fiducia, Catino pensa di aver fallito la missione, ma la sorpresa arriva il 27 dicembre quando Libero spara l’inghippo, associandolo a ‘strane notizie’ di frequentazioni di una maitresse modenese da parte del presidente della Camera. Quanto al fattaccio pugliese, l’editoriale di Belpietro aggiunge dettagli mai forniti dallo stesso inventore della favola: “Non avevo detto che l’attentato sarebbe stato organizzato ad Andria – ha spiegato l’altra sera Catino ad Annozero –. Ero stupefatto, mi sembrava impossibile che il direttore avesse pubblicato tutto fidandosi solo delle mie parole. Perché mi aveva chiesto un riscontro con la fonte, ma io gli avevo spiegato che la soffiata arrivava dalla moglie dell’attentatore, una mia amante. Che non avrebbe mai parlato”.


Insomma un feuilleton in piena regola, con puntata bis. Chiede Roberto Pozzan all’imprenditore: ma Belpietro l’ha più risentito dopo la pubblicazione? Risposta: “Certo, e mi sono inventato pure che questa donna era stata picchiata dal marito, che era successo un macello. E lui, anche lì, non ha battuto ciglio. Tanto che a me la storia cominciava a sembrare perfino vera”.


Un tocco di realismo ce l’hanno messo i procuratori di Bari, Milano e Trani, che si sono concentrati sull’episodio. Bari, raccolto il fascicolo di Trani, ha deciso di archiviare, mentre a Milano, il pm Armando Spataro, ha chiesto una condanna per procurato allarme . Forse anche l’Ordine dei Giornalisti vorrà dire qualcosa sui doveri di verifica delle polpette avvelenate, mentre Catino spera di uscire indenne dalla sua fantastica avventura: “Volevo solo dimostrare quanto sia facile montare un caso giornalistico e ingenerare nell’opinione pubblica diffidenza, sconcerto e alle volte anche odio nei confronti di Berlusconi” ha spiegato il malcapitato.

Certo, per Belpietro, proprio un periodo sfortunato con gli attentatori d’accatto. Prima la guardia del corpo che organizza una finta sparatoria giusto davanti al portone di casa sua. Poi l’amico sconosciuto di Silvio che si rivolge proprio a lui per smascherare i tragici limiti del Libero arbitrio giornalistico. Un colpo che Belpietro ha subito rilanciato di sponda contro Fini: tiro da maestro, rimbalzo sul muso a parte.


Da Il Fatto Quotidiano del 7 maggio 2011

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Ci mancavano solo il trota e le aspiranti Miss Padania. Ora Bologna le ha viste tutte

Ci mancavano solo il trota e le aspiranti Miss Padania. Ora Bologna le ha viste tutte: "

Renzo Bossi è tornato a Bologna. In una settimana speciale per la Lega Nord, dopo l’arrivo del ministro Roberto Maroni e l’attesa per il ministro Tremonti e il leader del Carroccio Umberto Bossi, il Trota ha passato una serata di divertimento e allegria in una discoteca della città, dove si sono tenute le selezioni di Miss Padania.


Al Giostrà di via Mattei, infatti, erano tanti i leghisti presenti, sia per “ammirare le quattordici ragazze in gara”, ma soprattutto per sostenere il candidato a sindaco del centrodestra, il leghista Manes Bernardini.


A dire il vero all’interno del locale il colore leghista, il verde, e i simboli del partito, che solitamente campeggiano sui muri o nei taschini delle giacche, non erano tanti. Qualche camicia, poche cravatte, meno di dieci bandiere appese e un inno, il “Va, pensiero”, che non prende proprio tutti. Solo la metà delle persone a cena si alza ad omaggiare il coro di Giuseppe Verdi, i restanti invece continuano a mangiare o chiacchierare amabilmente.


Le quattordici ragazze, per lo più studentesse dai 17 ai 24 anni, sfilano sul palco, che si trova al centro di una specie di arena. Prima con un vestito interamente verde, in seguito con un abito elegante. Poi “casual”, e per finire in bikini. Insomma, quattro giri di passerella che permettono ai presidenti di giuria, tra cui Renzo Bossi, Angelo Alessandri, Rosi Mauro, Lucia Borgonzoni, Stefano Ruozzi e Alessandro Marzocchi, di poter scegliere Miss Padania Provincia di Bologna, che poi correrà per la finale nazionale.


Sono quattro le ragazze prime classificate a pari merito. Ma prima di scoprire la vincitrice è il turno di Renzo Bossi: “siamo qui perché supportiamo il nostro partigiano Manes. Vogliamo una nuova Bologna. La ricordo come la città della cultura e dell’Università e il nostro è un progetto di rinascita”. Poi cambiando argomento invoca “il rilancio per la cinematografia del Nord. Chi vuole fare televisione e cinema non deve per forza andare a Roma, ma può trovare lavoro anche a Bologna”. E infine il federalismo fiscale: “Soldi da gestire nel modo migliore, per la nostra gente e la nostra città”.


Dopo gli applausi al Trota prende il microfono la vicepresidente del Senato Rosy Mauro, che vuole “restituire Bologna ai bolognesi. Manes è giovane, bello e bravo, la persona giusta per questo compito”.


La parola poi passa al protagonista di queste giornate in salsa leghista, Manes Bernardini: “tra sette giorni giochiamo una partita fondamentale a Bologna. Per il futuro dei giovani, per una città più competitiva. Da una parte c’è Merola – attacca Bernardini – che ha amministrato per vent’anni. Dall’altro c’è un progetto innovativo. Da questo voto dipende il nostro futuro!”.


Finalmente la giuria riesce a scegliere la vincitrice del concorso Miss Padania, pescando fra le quattro prime classificate a pari merito la bionda Veronica Burgoni, sommersa dai flash dei fotografi in compagnia del Trota e di Bernardini.


Dopo Roberto Maroni e Renzo Bossi, il prossimo appuntamento sarà quello di domani sera, quando in piazza Maggiore alle 20.30 saliranno sul palco il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il leader del Carroccio Umberto Bossi.

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